Sono fondamentalmente due le conclusioni che denotano un’ancora imprecisa comprensione della geoingegneria clandestina:
• l’idea che le operazioni siano volte in primis al “governo” degli eventi atmosferici, nel quadro di tentativi di stabilizzare il clima terrestre;
• l’opinione che siano in corso dei conflitti tra vari stati, ostilità che prevedono l’impiego di armi meteorologiche e geofisiche.
L’interpretazione meramente climatica delle chemtrails, se non scivola in una giustificazione della geoingegneria, si impantana nelle solite elucubrazioni circa la gestione della radiazione solare (solar radiation management), a proposito degli interventi per mitigare il cosiddetto riscaldamento globale, ridurre le emissioni di CO2 etc. Si tende a confondere i termini del problema, ossia si pensa che gli sconvolgimenti atmosferici siano le conseguenze di manovre fallite volte a dominare i cicli naturali e non il risultato di una deliberata azione distruttiva. Ad esempio, il gelo polare negli Stati Uniti orientali, contrapposto alla spaventosa siccità di gran parte del Midwest e della costa occidentale NON è la ripercussione di azioni fuori controllo, ma una situazione creata ad hoc, in un quadro strategico ed economico perfettamente congegnato.
Alcuni ricercatori ritengono che le catastrofi cui assistiamo da alcuni anni (uragani artificiali, sismi indotti, distruzione di raccolti, aridità…) siano l'esito di una guerra che le superpotenze combattono tra loro: così la siccità californiana sarebbe causata dai Russi e lo scioglimento del permafrost in Siberia sarebbe la ritorsione degli Stati Uniti contro il loro tradizionale nemico. Se così fosse, i capi di stato rinfaccerebbero al nemico l’impiego di un arsenale climatico, il che è avvenuto solo in sporadiche occasioni: si vede che ciascun governo ha i suoi scheletri nell’armadio.
Ora, senza escludere scontri fra i vari stati e ricordando che, nei decenni passati, gli attacchi meteo erano sovente sferrati da un paese contro un altro (si pensi all’”operazione Popeye”), bisogna riconoscere che oggigiorno la geoingegneria illegale è per lo più coordinata e gestita da poteri sovranazionali, attuata per mezzo di un’aviazione civile che non conosce confini. I vari stati, quando non sono registi delle operazioni, subiscono il Diktat di apparati mondialisti per i quali la sovranità nazionale non ha alcun valore.
La “guerra climatica” è dunque una guerra? Non è un conflitto tra diversi paesi, ma un’aggressione non dichiarata, un attacco scatenato da un potere globale contro la Terra e tutti i suoi abitanti.
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