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La guerra dei sassi di N. Losito

Creato il 09 settembre 2013 da Nictrecinque42 @LositoNicola

e va bene, ci provo a tenere in vita il blog di Giacomo…

inchino

Ricomincio con un cordiale saluto e un vivo ringraziamento a tutti gli amici che hanno commentato il mio ultimo post di due mesi fa e che mi hanno spinto a soprassedere alla chiusura del blog. Grazie di cuore e spero di non deludere proprio chi ha  insistito perché io riprendessi le mie periodiche chiacchierate via Internet.

Bene, interessa a qualcuno sapere come ho speso il mio tempo quest’estate?

No?

Vabbè, io ve lo dico lo stesso. Sono stato in guerra. E lo sono tuttora. Non in Afghanistan, non in Libano, non in Egitto e nemmeno in Siria. La località dove ho combattuto (e sto ancora combattendo) è Brignano Gera d’Adda a pochi chilometri da Bergamo, esattamente nella mia casa di campagna. A dichiarare l’inizio delle ostilità, con parole molto ma molto offensive, è stato il mio prato. Un prato che, detto inter nos, mi è costato un occhio della testa e a cui non potevo certo dargliela vinta senza combattere.

A voi, immagino, verrà da ridere pensando che la mia sia una guerra sbagliata, inutile come tutte le guerre che avvengono nel resto del mondo. Però, se mi prestate un po’ di attenzione, vi renderete conto che c’è ben poco da ridere e che le buone ragioni sono tutte dalla mia parte. Per un momento, mettetevi nei miei panni. Sin da bambino – come cantava Gianni Morandi – sognavo un grande prato verde, (un vero prato all’inglese, per intenderci) dove scorrazzare, giocare a pallone, rotolarmi addosso alle ragazze più belle del vicinato o addormentarmi all’ombra di alberi frondosi disposti strategicamente attorno a me. Bene, per mille e una ragione, quel sogno ho potuto realizzarlo (escludendo purtroppo le ragazze…) solo adesso, alla tenera età di 71 anni e con pochissimo futuro davanti (scusate, ma mi sto toccando le palle…) per godermi il mio bel prato. Ovvio che non potevo permettere che il prato tanto agognato fosse al di sotto delle mie aspettative infantili. Per questa ragione ho fatto fare il progetto a una ditta specializzata in giardini e in sistemi di irrigazione e ho contattato il miglior floricultore della zona, affidando alle sue cure un terreno di circa mille metri quadri prospiciente la mia casa e, soprattutto, non ho badato a spese.

Il risultato? Eccolo qui sotto:

DSCN2176

A prima vista il prato sembra davvero un grande spettacolo della natura e avrebbe potuto soddisfare chiunque, invece, guardandolo criticamente più da vicino, purtroppo mi sono accorto che qualcosa non andava. Nascosto tra i fili d’erba, in un punto che ricordo benissimo, c’era un sassolino. Chinatomi per raccoglierlo, incontrai una resistenza incredibile e, se proprio volete saperla tutta, insistendo nel tentativo di strapparlo dal terreno, alle mie orecchie arrivò una risata agghiacciante mista a queste dure parole:  “Lasciami stare, stupido vecchio, o te ne pentirai…”. Uno come me che è uno sperticato ammiratore di Murakami Haruki, non poteva certo meravigliarsi o lasciarsi intimorire da quella misteriosa voce che sembrava uscire dal sottosuolo. Il grande scrittore giapponese di cui ho appena finito di leggere tutta la produzione letteraria, ha raccontato e fatto passare per vere delle situazioni ben più strane di quella che stavo vivendo io (tipo vedere due lune in cielo, cfr. 1Q89 Libri  1, 2, 3). 

Dunque quella voce mi stava prendendo sonoramente in giro e mi sfidava a lasciare il famoso sassolino nel punto in cui si trovava. Io sono un tipo pacifico, ma quando qualcuno mi offende divento una belva e reagisco in un modo che dire esagerato è dire poco. Corsi subito nella casetta prefabbricata in legno dove tengo tutti gli attrezzi e presi in mano la classica zappetta biforcuta a due funzioni tipica del giardiniere fai da te, e con quella mi accinsi a estirpare dal terreno il succitato sassolino. Che poi non era un sassolino ma la punta emergente di un’enorme pietra affondata per parecchi centimetri sottoterra. Mentre stavo eseguendo quell’operazione, udii distintamente la voce di prima che diceva: “E allora guerra sia!” .

Ahimè, il prato mi aveva dichiarato guerra…

Da quel momento in poi, non so come né perché, in ogni centimetro quadrato del prato spuntarono dei sassi e ogni sasso opponeva una grande resistenza a essere estirpato. Insomma, per farla breve, tra me e il prato scoppiò una guerra senza quartiere della quale, a tutt’oggi, non vedo la fine.

Immagino che qualcuno di voi si stia chiedendo come io stia conducendo la mia battaglia e come reagisca il mio nemico. Ve lo spiego subito. Sveglia alle 8.30 del mattino, doccia calda corroborante, una ricca colazione poi, armato della mia zappetta, di un poggia-ginocchia in plastica morbida e di un capiente cesto, segno con dei rametti un quadrato di due metri di lato sul campo di battaglia e lì inizio la mia giornaliera opera di estirpazione di sassi. All’una in punto, seguendo un tacito patto tra me e il prato (il sole e il caldo danno fastidio a entrambi) sospendiamo le ostilità giornaliere. Dopo avere portato il cesto colmo di morti e feriti in una zona franca e scaricato lì l’orrido contenuto, ritorno a  casa per rifocillarmi alla mensa tenuta da mia moglie che è una cuoca eccezionale. Un giusto riposo per il vecchio guerriero segue e conclude la giornata.

Ah, dimenticavo, in caso di pioggia, naturalmente c’è tregua.

Quali sono le contromosse del mio infido contendente? Tutti sanno che la tela di Penelope di notte veniva disfatta affinché la fedele moglie di Ulisse potesse ricominciarla il giorno dopo, il mio prato, al contrario, di notte, complice l’irrigazione, sua infame alleata, fa salire in superficie nuovi sassi, ottenendo così che la guerra tra noi continui all’infinito. In più, costringendomi a stare inchinato per ore, l’umidità del terreno oltrepassa le modeste difese del poggia-ginocchia e arriva alle mie povere gambe, agendo malamente sull’artrite galoppante che da cinque anni tormenta la mia deambulazione.

Sono ormai tre mesi che questo conflitto va avanti così e, al mio attivo, ho parecchi successi, come si può vedere dalla foto qui sotto:

DSCN2173
 

Ma questo non significa che sto vincendo la guerra: la mezza tonnellata di sassi di già caduta nelle mie grinfie è il modesto risultato di scaramucce che hanno coinvolto solo pochi metri quadri di prato. Perciò, sapendo che il campo di battaglia si aggira sui mille metri, è matematicamente sicuro che passeranno parecchi mesi (forse un anno o due) prima che io possa dichiarare vittoria.

A meno che qualche anima pia non prezzolata mi venga a dare una mano in questa guerra senza quartiere.

Si accettano volontari…

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Nicola

 


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