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La guerra fra stampa e penna

Creato il 29 settembre 2013 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

canstockphoto0069903La guerra fra stampa e penna sta diventando una vera lotta fratricida. Sempre più spesso mi giungono le voci (ormai sono diventate grida) di come gli autori si scaglino contro gli editori e di come gli editori accusino gli autori di essere degli arroganti e spocchiosi imbrattacarte, totalmente incapaci di mettere insieme due o tre frasi che abbiano un senso compiuto o di comporre un testo che non sia dozzinale e scritto così come si compila la lista della spesa. Gli autori, per contro, tacciano gli editori di essere tutti dei disonesti approfittatori e di essere diventati ormai dei semplici tipografi, essendosi inventati un mestiere (fino al giorno prima del tutto sconosciuto) che non sanno gestire dal momento che non conoscono nemmeno la lingua italiana. Gli animi si accendono e si scaldano fino ad arrivare quasi agli insulti, ponendo da una parte l’autore di turno, nello scomodo ruolo di colui che vuole la “pappa pronta” e non accetta alcuna critica e dall’altra l’editore, facendogli assumere l’altrettanto scomodo ruolo dello squalo e dello schiavista. Ebbene, non potremmo abbassare tutti quanti un po’ il tono, in modo che ci possano giungere le parole dell’altro? Non è gridando che si ottengono le ragioni.  Se ognuno, da una parte e dall’altra, si facesse un esame di coscienza e si rendesse conto che tutti abbiamo contribuito a  creare un sistema perverso in cui il livello della “melma” non ha fatto altro che salire, minacciando di sommergerci tutti, non sarebbe forse meglio? Ogni parte ha delle ragioni da vendere e ogni parte sbaglia nel fare di tutta l’erba un fascio. Esistono Case Editrici oneste e serie che, proprio a causa del sistema creatosi, sono comunque costrette a chiedere un contributo all’autore. Lo trovate disdicevole e umiliante? Io no. Trovo disdicevole e umiliante la pretesa di  quelli che mi chiedono cifre spropositate per compiere un lavoro che non può essere identificato con la cifra richiesta (un lavoro che tanto poi non fanno) e questo vale per qualsiasi attività e campo, che sia l’idraulico, il geometra o l’editore. Esistono Case Editrici in cui gli editor si consumano realmente gli occhi, arrivando a sera sfiniti dall’immenso cumulo di schifezze che noi autori riusciamo a sfornare, pensando di aver scritto l’opera del secolo. Esistono Case Editrici in cui viene effettuata una revisione seria del testo, un editing compiuto con tutti i dettami della lingua italiana e un lavoro di grafica che rende ancora più appetibile il prodotto finale. Ed esistono autori ITALIANI che sanno scrivere e non solo nel senso che sono in grado di curare la sintassi e la punteggiatura, ma che sanno dare vita a un testo in cui la trama diventa il respiro stesso dei fogli sui quali è scritto. Autori in grado di raccontare delle realtà (vere o di fantasia che siano) che lasciano il segno e che ci fanno comprendere che non siamo solo un popolo capace di leggere la Gazzetta dello Sport e i numeri della Lotteria. Autori validi e poco conosciuti, purtroppo. E poi esistono anche Case Editrici predisposte solo a raggirare qualche esordiente speranzoso, oppure che promettono mari e monti e poi non sono nemmeno in grado di fornire uno spillo. E autori che protestano sonoramente al primo rifiuto, diventando realmente maleducati e spocchiosi, oppure che si lanciano sulle auto pubblicazioni perché temono il confronto e la critica, oppure si sono visti rifiutare il proprio capolavoro. Per essere assolutamente chiara, non ho nulla contro le auto pubblicazioni, anzi. Tuttavia non si può negare l’evidenza del fatto che se da una parte il self publishing ha aperto le porte a molti scrittori in grado di regalare autentiche emozioni, dall’altra, l’assoluta mancanza di un controllo e la totale anarchia ha fatto sì che sul mercato venisse riversata una notevole quantità di testi inadeguati. E il povero lettore, secondo voi, come si dovrebbe regolare? Vogliamo pretendere che spenda il suo denaro a prescindere, gettandosi su un qualcosa che non offre alcuna garanzia? Voi lo fareste? Dubito. Tuttavia ognuno di noi penserà: “ma il mio libro è bello…” Già, lo pensano tutti gli autori che ne abbiano scritto uno, nessuno oserà mai dire della propria opera: “scusate, ma è una schifezza… ” E non sarebbe nemmeno giusto, dal momento che l’esigenza di scrivere è diventata tale da non poter fare a meno di metterla nero su bianco, perché allora non pensare di renderla pubblica?

Dunque per tornare a quanto scritto prima, siamo tutti vittime dello stesso sistema e ognuno, a modo suo, ha contribuito a rendere la nostra editoria un vero mercato delle pulci. Una fiera dell’est in cui, rovistando fra la spazzatura degli uni e degli altri, si può trovare il vero affare, oppure il tesoro nascosto… il resto è cianfrusaglia inutile. Quindi non è né colpa degli editori e nemmeno degli autori, ma la responsabilità spetta a ciascuno in egual misura.


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