"Fin qui tutto bene, il problema non è la caduta, è l'atterraggio".
Indubbiamente uno dei film più interessanti e crudi degli anni '90, una perla underground da vedere e ammirare. Mathieu Kassovitz dirige questo capolavoro del cinema indipendente, in B/N, ritratto socio-culturale notevolissimo. Lo spettatore è trascinato insieme ai protagonisti in un inarrestabile spirale d'odio e rancore che pian piano porterà all'inevitabile triste finale. Kassovitz prende per mano lo spettatore e lo conduce nel cuore della periferia più degradata, quella in cui la magica utopia dell'integrazione razziale ha fallito, quella in cui a regnare è l'odio, e per farlo non ha alcun timore nel citare a chiare lettere i propri maestri: lo Scorsese di Mean Streets e Taxi Driver, Hawks - De palma con Scarface e Cimino con Il cacciatore. I protagonisti sono completamente permeati nel tessuto sociale cui appartengono: c'è Weinz, un ebreo irascibile che passa l'intera giornata oggetto del film nel desiderio di uccidere un poliziotto salvo poi rivelare le proprie debolezze (plauso speciale per un Vincent Cassel in stato di grazia); Hubert, un aspirante pugile nero ragionevole ma ormai perduto; Said, arabo fanfarone e senza personalità.
Tre amici dalle vite segnate dall'odio, che finiranno per essere vittime dello stesso.L'Odio spacca il culo.Mathieu Kassovitz