Nel servizio, si vedevano alcuni complici andare in giro, mettendo in evidenza il proprio portafogli, nei mezzi pubblici del capoluogo partenopeo. L’intento era ,verosimilmente, quello di dimostrare il luogo comune secondo cui a Napoli il borseggio è un’arte diffusa.
Ed invece, con sommo sgomento, dopo alcune ore, gli unici borseggiatori ad abboccare all’amo della Iena sono stati degli stranieri. Borseggiatori non napoletani, diciamo.
Dopo le proteste di molti internauti, la iena in questione, sul suo profilo Facebook, propone una giustificazione che, tra le altre cose, finisce per avvalorare ancora di più il pregiudizio che ha animato il servizio mandato in onda.
Ecco un estratto: Quando sono entrate in vigore le cinture di sicurezza i napoletani, e non intendo ovviamente riferirmi a tutta la Campania, hanno inventato le magliette con raffigurate le cinture di sicurezza, ve le ricordate o no?
Questo ho voluto dire, che l’immaginazione e l’arte del sapersi arrangiare a certe persone non manca.
Ho trattato questo servizio in maniera assolutamente pulita, in buona fede.
Ho raccontato uno spaccato della società italiana, come ho fatto altre volte parlando di camorra, mafia e ‘ndrangheta, anche se ovviamente il reato commesso dalle persone che avete visto, non è neanche da paragonare.
Ecco, appunto. Quello delle magliette con la cintura di sicurezza, infatti, altro non è che un esperimento il cui scopo era quello di studiare la diffusione di una voce messa in circuito e la sua velocità di trasmissione (o più prosaicamente, una leggenda metropolitana); nonostante il suo “creatore” abbia più volte sottolineato che si trattava di un esperimento, sono tutt’oggi molti che considerano il fatto reale. L’esperimento della maglietta di sicurezza convalida l’idea che ad alimentare le leggende urbane è la tendenza a valorizzare ciò che è in linea con le nostre aspettative sociali e con il nostro sistema di credenze e pregiudizi.
Così l’autore dell’esperimento, Claudio Ciravoli, descrive il fenomeno:
La storia delle magliette con una cintura disegnata sopra, che i napoletani avrebbero inventato per ingannare il vigile, è la prima leggenda metropolitana nata in laboratorio; un esperimento del primo legendmaker della storia della comunicazione che non solo ha permesso di studiare i meccanismi di diffusione e la velocità di propagazione a breve e lungo termine, ma anche di convalidare l’ipotesi di leggende realizzate da abili comunicatori (al sevizio di aziende) a scopi vantaggiosi o per arrecare danno ai concorrenti. E’ stato inoltre molto utile nella comprensione delle dinamiche della smentita. Benchè la notizia che si trattasse di una storia falsa abbia occupato grandi spazi su tutti i media del mondo, è ancora oggi, una delle leggende più raccontate.Perfino sulle pagine de L’Espresso in un articolo di un grande giornalista e scrittore come Giorgio Bocca viene (gennaio 2008)considerata un storia vera.(l’articolo completo http://www.ciaravolo.it/maglietta.html)
E’ più facile rompere un atomo che un pregiudizio…