di Michele Marsonet. Si sa che, nel Medio Oriente, il Libano è sempre stato il classico vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro. Un tempo cosmopolita e molto tollerante dal punto di vista religioso, e con una forte presenza cristiana, il Paese venne poi fatto letteralmente a pezzi durante la sanguinosa guerra civile tra musulmani (allora sunniti e sciiti combattevano insieme) e cristiano-maroniti. Il conflitto ebbe termine solo con l’intervento diretto della Siria che, del resto, da sempre considera il piccolo Stato come una sua “provincia”. Chi scrive lo ha visitato circa 15 anni fa grazie a un invito dell’Università di Beirut. A Damasco era al potere Hafez al-Assad, padre dell’attuale presidente Bashar Assad. Le truppe siriane, onnipresenti, controllavano il traffico in città, ed era ancora ben visibile la celebre “linea verde” che separava i quartieri maroniti da quelli musulmani. Finora il Libano era stato coinvolto solo indirettamente nell’attuale caos siriano. Qualche attentato, per lo più contro gli sciiti, in varie parti del Paese e, soprattutto, il massiccio intervento militare di Hezbollah in Siria in appoggio all’esercito di Assad. Intervento indubbiamente efficace perché ha contribuito in molti casi a cambiare il corso del conflitto.
Ora giunge una notizia sorprendente e forse destinata a mutare in modo radicale un quadro già estremamente confuso. Nella cittadina di Arpal, situata nelle montagne che confinano con la Siria a circa 150 km da Beirut, si sta svolgendo una vera e propria battaglia tra l’esercito regolare libanese e milizie jihadiste provenienti dal territorio siriano. Non è ancora chiaro di quali milizie si tratti. E’ sicura la partecipazione dei qaedisti di al-Nusra, ma alcune fonti segnalano pure la presenza di forze dell’ISIS. Sembra contraddittorio poiché i due gruppi si combattono aspramente, con una lunga serie di crocifissioni e di mozzamenti di teste dall’una e dall’altra parte.
Tuttavia in Medio Oriente nulla è mai scontato. Se si avesse conferma di tale presenza abbinata, si potrebbe verificare una saldatura tra le due fazioni jihadiste rivali in funzione anti-Assad. In ogni caso la battaglia è davvero pesante. Si parla finora di decine di soldati libanesi morti o presi in ostaggio dai miliziani, e di molti jihadisti uccisi. Contrastanti pure le notizie sull’esito dello scontro. Il governo di Beirut afferma che Arpal è stata liberata, mentre gli avversari replicano di avere tuttora il controllo dell’abitato.
Non sembra che gli Hezbollah siano intervenuti nello scontro, ma non si può certo escludere che ciò accada ben presto. Il movimento sciita libanese è molto più potente e meglio armato delle truppe governative, e potrebbe affiancarle se non riusciranno a sconfiggere le milizie sunnite fondamentaliste.
Dicevo prima di un quadro terribilmente complicato. Hezbollah è impegnato con forze consistenti in Siria a supporto di Assad e potrebbe trovarsi in difficoltà qualora dovesse aprirsi un secondo fronte. L’esercito regolare di Beirut, già piuttosto debole strutturalmente, è formato da sciiti, sunniti e cristiani, il che significa che potrebbe subire defezioni se la componente sunnita sentisse il “richiamo” dei correligionari. E infine, l’eventuale – e per ora solo ipotetica – saldatura tra al-Nusra e ISIS causerebbe enormi problemi non solo al governo di Beirut, ma pure allo stesso Assad.
Né si deve dimenticare che Israele è vicinissimo all’area dei combattimenti. Lo Stato ebraico rischia dunque di dover affrontare Hamas da un lato e le milizie jihadiste dall’altro. Una situazione davvero esplosiva, simile a un tragico puzzle del quale è impossibile rintracciare e ricomporre i pezzi.
Featured image, cedri del Libano sotto la neve, source Wikipedia.