Gli storici sono divisi sulle motivazioni per cui questo popolo si è isolato in un luogo di foreste. Secondo alcuni sfuggivano dalle repressioni dei Merina (popolo che regnò sul Madagascar fino all'arrivo dei coloni francesi), per altri si rifugiarono nella foresta per impedirne la deforestazione.
Questo popolo, che aveva un rapporto simbiotico con la foresta, nel suo isolamento imparò a lavorare il legno in ogni sua forma, rendendo il legno di palissandro (uno dei principali alberi di quella foresta, assieme ad altri legni pregiati) la materia prima di ogni cosa. Dalle abitazioni agli arredi, dagli strumenti musicali all'arte.
Naturalmente con il passare del tempo, in cui le produzioni dei Zafimaniry, vendute ai vicini prima, al mercato del turismo poi, hanno garantito loro la vita, oggi si assiste al pericolo che le foreste siano completamente distrutte. Un paradosso per un popolo, che secondo una tradizione, si era isolato nella foresta per proteggerla, e che oggi si vede imputato della distruzione della stessa foresta. Su questo vi segnalo questo resoconto di viaggio nella loro terra, frammenti di un rapporto complesso con la natura.
In realtà, a incidere sulla deforestazione è anche il commercio illegale del legname (vedi questo post di Sancara), di cui certo i Zafimaniry non sono solo semplici osservatori. E' altrettanto vero che molti artigiani si sono impegnati (è in questo vi sono anche i progetti dell'UNESCO per la conservazione della loro arte) ad usare altre tipologie di legno, meno preziosi, e che ricrescono con maggior velocità.
Vi invito a vedere, dal suo sito, le stupende foto del fotografo francese, di origini ucraine, Youry Bilak. Il suo è un magnifico viaggio tra questo popolo e al tempo stesso una straordinaria panoramica sull'arte della lavorazione del legno.
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