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LA LEBBRA di Iannozzi Giuseppe – Cap. XIX

Creato il 03 aprile 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Cap. XIX

LA LEBBRA di Iannozzi Giuseppe – Cap. XIX
“Che cos’è l’amore? E vino in un bicchiere”, ripeteva Lino disteso nel suo letto d’ospedale. A breve non ce l’avrebbe più avuto un letto, sarebbe tornato al suo materasso di pulci e piscio in San Salvario; e nemmeno avrebbe più avuto puntuale la sbobba del ricovero. Non aveva affatto voglia di sloggiare, ma non c’era modo di restare, Dalla Chiesa era stato chiaro, fin troppo. Lino pensò a molte cose nel frangente d’un secondo o poco più e con uguale velocità se le lasciò passar sopra. Era scampato alla morte e non aveva voglia di preoccuparsi della sorte e degli sgambetti che ancora gli avrebbe fatto.
L’aveva conosciuta per caso, per via del suicidio d’un paziente, un certo Raffaele malato di cancro. Stava rientrando in camera sua quando lei lo aveva chiamato. Lo aveva chiamato, aveva chiamato proprio lui, non c’erano dubbi. Lui non la conosceva né sapeva che pensare. Se la trovò davanti e poco ci mancò che il respiro già debole per la malattia gli morisse in gola per sempre. Era una giovane musulmana. Senza il maledetto burqa, ma pur sempre una nemica.
Tentò di trarsi indietro rischiando di rovinare a terra. Un subitaneo sudore freddo gli si spalmò sul corpo, come una colla. Raggelato Lino balbettò mozziconi di parole senza significato, mentre la giovane cercava di calmarlo sorridendogli in una maniera piuttosto imbarazzata.
A ripensarci adesso, con un po’ di lucidità, si scoprì incazzato, incazzato con sé stesso; aveva ceduto troppo facilmente alle avances di quella nemica, si era lasciato abbindolare… quel sorriso l’aveva stregato. Lei era bella, gli aveva detto pure il suo nome, che ora non ricordava più anche se non avrebbe mai ammesso d’aver bisogno di ripetere il nome di lei piano, con dolcezza. Voleva risentire quel nome straniero e nemico. Nel suo animo una confusione babelica lo fece scivolare nella depressione, quella che solo prova un uomo di fronte all’amore che si profuma di donna.

Tossì. Nervoso, nel suo letto ci stava ma con impazienza. No, non lo avrebbe ammesso mai, però desiderava rivederla. Ci pensò sù, non poche volte. Alla fine si decise. Doveva cercarla. Doveva fare delle domande in giro. Doveva sapere se lei… Con una punta d’isteria scoppiò in una risata, era in trappola proprio come in una malsana sceneggiatura d’un qualche filmaccio di serie B.
Lungo i corridoi del reparto s’imbatté in Dalla Chiesa. Gli diede la mano, con una affabilità che si sarebbe detta affettata. Lino gliela strinse abbozzando un sorriso.
“Allora come va? Questione di giorni e la dimettiamo. Tornerà alla sua vita, è contento?”
“Non proprio”, gli confessò. “Non ho una casa, una famiglia…”
“Proprio nessuno?”, disse il primario inarcando un sopracciglio.
“Nessuno. No.”
“Non fa bene stare da soli. Dovrebbe costruirsi una famiglia.”
“Come?”
Dalla Chiesa lo inondò con il suo sorriso più splendido: “Come fanno tutti gli uomini, con una donna. Non è difficile.”
“Forse per gli altri. Per me è impossibile.”
“Perché mai?”
“Non ho un futuro, non ho soldi, non ho un lavoro. Tutto quello che ho sono io. Nessuna si metterebbe mai con un fallito, perché è questo che io sono”, vomitò tutto d’un fiato, augurandosi che il primario potesse almeno regalargli una consolazione da due soldi bucati, due parole buone.
“Non dica così. Lo sa che ci sono almeno sette donne libere per ogni uomo?”
“E’ vecchia questa”, sbuffò Lino.
“Non si butti giù. Avessi io la sua età non esiterei un solo istante, starei incollato a tutte le gonne che…” S’interruppe. Riprese poi a parlare, con un tono più basso, quasi di confidenza: “Eppure io so che qualcuno s’interessa a lei!”
“No, si sbaglia. Le ho già detto che non ho anima viva…”
Il primario gli posò una mano sulle spalle, con fare fraterno e complice: “Io so che non è così.”
Lino fissò negl’occhi, per un singolo istante, il primario ed osò ma balbettando: “Che…. ?”
“Una giovane la segue. Credo abbia un debole per lei. Le infermiere qui in reparto non parlano d’altro. Solo lei non se ne è accorto.”
Balbettò non sapendo che dire. Fu Dalla Chiesa a parlare per lui: “Eccola.”
Era lei, la giovane che…

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