La Lega ha vinto, Romano è salvo
Creato il 29 settembre 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Per il solo fatto che il cognome di Francesco Saverio è “Romano”, la Lega di una volta lo avrebbe mandato dritto in galera. Quella di oggi si fa meno scrupoli e salva presunti delinquenti e presunti mafiosi a ogni piè sospinto, basta governare un altro po’. Proviamo a metterci per una volta nei panni di uno di quelli che si veste da vichingo e va a Pontida. Perché lo fa? La ragione principale sta tutta nell’odio per la vecchia politica dei partiti all’italiana, tanto che Roma è la città-simbolo del malaffare da distruggere con il napalm. Lo fa perché tutte le mattine si alza alle cinque per mandare avanti la sua fabbrichetta o il suo allevamento quando loro, al Sud, alle cinque vanno a letto. Lo fa perché i terun puzzano, depredano lo Stato, non fanno un cazzo, delinquono, tifano mafia e camorra, sfruttano il suo lavoro e quello dei cittadini irreprensibili come lui. Lo sa perfettamente, il vichingo, che la Padania è una puttanata, però gli hanno fatto capire che ventilare lo spettro di una scissione a volte può incutere paura, far acquisire potere politico contrattuale. Non avrebbe mai lontanamente immaginato, il vichingo, che quando si sarebbe trattato di far arrestare un corruttore i suoi rappresentanti avrebbero votato contro né, perversione delle perversioni, addirittura un accusato di collusione con la mafia. Aveva pensato che il suo partito fosse tornato quello della “Roma ladrona” quando Alfonso Papa era finito a Poggioreale, ma non si era reso conto che evidentemente era la faccia di Papa a stare sulle palle a Bossi e non i reati che aveva compiuto. A questo punto, più che di esprimere la nostra umana solidarietà al Alfonsino Settetasche, sinceramente non possiamo fare ma sappia, Papa, che gode della nostra totale comprensione. La Lega è la vera, grande delusione di questo momento politico e non capiamo come possa un suo elettore, alla prossima scadenza, recarsi in “gabina” e votarla ancora. E vabbé che i leghisti sono tutti seguaci di Odino, ma la nostra casalinga di Abbiategrasso che ogni domenica va a messa, si confessa, fa la comunione e dona un obolo alla parrocchia, come ha preso l’ultima uscita di Bossi sull’intervento dei vescovi? “I vescovi? – ha detto Umberto – pensino a pregare”, che a fregare ci pensa lui e poi Bossi non vorrebbe mai che si creasse una fila di depredatori delle casse dell’erario visto che, per il momento, la situazione è sotto controllo. Il fatto è che Umberto, rozzo com’è, va d’accordo solo con i preti che fanno votare Lega e indossano la camicia verde sotto la tonaca, gli altri, da Carlo Maria Martini a Dionigi Tettamanzi e, ultimamente, il ravveduto cardinale Bagnasco, sono solo dei poveri cristi che farebbero bene a pensare a mandare avanti la loro chiesa e a curare le anime. Però, come dar torto a Bossi quando invita i vescovi a farsi i cazzi loro? Hanno permesso a questo governo, e a questa maggioranza, di fare quello che hanno voluto. Hanno perdonato tutti i crimini commessi e contestualizzato ogni peccato dando a ognuno di essi un valore economico: una bestemmia? Un milione di euro. Una scopatina con una minorenne? Esenzione Ici confermata sui beni non di culto della chiesa. Il bunga-bunga contro natura? Il testamento biologico non deve passare. Ogni peccato si è portato appresso l’assoluzione, a suon di trenta denari, ma l’assoluzione. E poi il traditore era Giuda che, alla fine, si è pure impiccato, povero fesso, tale e quale ad Alfonso Papa. In questi giorni di assenza forzata dal nostro blog avevamo pensato di riprendere almeno con la notizia dell’autorizzazione all’arresto di Francesco Saverio Romano, invece lo facciamo dopo la condanna (apparentemente senza appello perché secondo noi basta monetizzare il perdono e l’affare si risolve), della Chiesa del berlusconismo. Il Vaticano ha impiegato 17 anni a capirlo, pochissimi se pensiamo che per dire la prima parola seria contro la pedofilia ci ha messo più di un secolo. La Chiesa è notoriamente un’entità lenta, la fregatura è che l’Italia in questo momento, non può più aspettare, men che meno che Bagnasco e Bertone, pentiti, si ravvedano.
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