Le dimissioni di Renzo Bossi da consigliere regionale sono l’immagine di un Partito forte che sa dare dimostrazione di “diversita’”.
Come dice il saggio: sotto casa di Lusi non ci sono andati 200 militanti indignati. Sotto casa del Trota si’. Ecco…sara’ anche po’ colpa nostra, no?
Non basta rinunciare ad incarichi, ma ci si deve dimettere dalla poltrona stessa quando si sbaglia. In questo dobbiamo imparare dalla Lega che somiglia a quei partiti di una volta in questo. Se si sbaglia si paga e fino in fondo. Non a meta’. Strategicamente e’ un’ottima mossa che andrebbe sventolata sotto il naso di tutti noi abituati ad espellere dal partito, a sospendere o a vedere gli inquisiti farsi da parte dal partito ma restare a ricoprire incarichi pubblici.
Per un leghista esiste solo la Lega, non esiste il gruppo misto o passare altrove. E’ vero, Renzi e’ il figlio del capo. E come tale deve pagare più degli altri, nell’esatta proporzione con cui ne ha giovato. Eccolo, l’ultimo partito del secolo scorso, guardatelo ed impariamone almeno le dinamiche estreme. Quelle della fedelta’ agli elettori, fino in fondo.
Se fossimo tutti cosi’ saremmo migliori. Si puo’ sbagliare, accade ovunque, in tutti i Paesi civili. Ma si paga, questa e’ la vera differenza tra il resto del mondo e il nostro Paese di gattopardi.
P.s. C’e’ il rischio (ovvio) che Renzo venga ripescato per il prossimo parlamento o risistemato. Vedremo.