I legaioli nostrani, abbandonata la secessione e smarrito il federalismo, prima di annegare nelle sacre acque del Dio Po, hanno abbassato il tiro. Stavolta puntano tutto su una nuova crociata, detta della “Tassa la Vacca”.
Infatti anche il Carroccio dell’Emilia Romagna, per combattere la crisi e rilanciare l’occupazione, copia la proposta della Lega lombarda di tassare la prostituzione. L'offerta sessuale a pagamento, sostengono i nostri ex celoduristi, deve essere considerata a pieno titolo una prestazione di servizi retribuita che rientra nelle normali attività economiche e pertanto va tassata.
Il Borghezio e il Calderoli, al comando delle ronde padane, vagheranno per viali a marcare le lucciole col sole delle alpi che saranno poi tassate.
L’idea, dopo tutte le puttanate che ci hanno raccontato e le porcate che hanno fatto in tutti questi anni, è forse quella più sensata. Tuttavia, come sempre casca l’asino, non solo perchè pretendono che il 75% delle prostitute rimangano al Nord, ma non si sono nemmeno accorti dopo dieci anni di governo, che la tassa sulla la prostituzione esiste già.
”Prima di spiegare, sgombriamo il campo da un equivoco. La prostituzione in Italia è un'attività lecita. La Legge Merlin (75/1958) ha infatti soltanto vietato le cosiddette case di tolleranza e introdotto una serie di reati attinenti alla prostituzione, come lo sfruttamento (economico) o il favoreggiamento (non economico), senza tuttavia vietare la prostituzione in sé e per sé.
E ora la questione fiscale. La Cassazione, con la sentenza n. 10578/2011, ha chiarito che in Italia (decreto legge 223/2006, art. 36 c. 34bis) è stato introdotto un principio generale di tassazione delle attività per il fatto stesso che esistono, comprese perfino quelle illecite. Nella stessa sentenza la Cassazione va oltre e inquadra l'attività di prostituzione, qualora esercitata in forma autonoma, come soggetta ad Iva, rientrando nella definizione dell'esercizio di arti e professioni”.
D’ altronde da chi non conosce manco la Costituzione, pretendere che sia al corrente delle leggi della Repubblica italiana forse è chiedere troppo.
Amici legaioli lasciate perdere, l’ultima volta che vi siete occupati di vacche, pantalone ci ha rimesso oltre 4 miliardi di euro. GPS
Magazine Società
I legaioli nostrani, abbandonata la secessione e smarrito il federalismo, prima di annegare nelle sacre acque del Dio Po, hanno abbassato il tiro. Stavolta puntano tutto su una nuova crociata, detta della “Tassa la Vacca”.
Infatti anche il Carroccio dell’Emilia Romagna, per combattere la crisi e rilanciare l’occupazione, copia la proposta della Lega lombarda di tassare la prostituzione. L'offerta sessuale a pagamento, sostengono i nostri ex celoduristi, deve essere considerata a pieno titolo una prestazione di servizi retribuita che rientra nelle normali attività economiche e pertanto va tassata.
Il Borghezio e il Calderoli, al comando delle ronde padane, vagheranno per viali a marcare le lucciole col sole delle alpi che saranno poi tassate.
L’idea, dopo tutte le puttanate che ci hanno raccontato e le porcate che hanno fatto in tutti questi anni, è forse quella più sensata. Tuttavia, come sempre casca l’asino, non solo perchè pretendono che il 75% delle prostitute rimangano al Nord, ma non si sono nemmeno accorti dopo dieci anni di governo, che la tassa sulla la prostituzione esiste già.
”Prima di spiegare, sgombriamo il campo da un equivoco. La prostituzione in Italia è un'attività lecita. La Legge Merlin (75/1958) ha infatti soltanto vietato le cosiddette case di tolleranza e introdotto una serie di reati attinenti alla prostituzione, come lo sfruttamento (economico) o il favoreggiamento (non economico), senza tuttavia vietare la prostituzione in sé e per sé.
E ora la questione fiscale. La Cassazione, con la sentenza n. 10578/2011, ha chiarito che in Italia (decreto legge 223/2006, art. 36 c. 34bis) è stato introdotto un principio generale di tassazione delle attività per il fatto stesso che esistono, comprese perfino quelle illecite. Nella stessa sentenza la Cassazione va oltre e inquadra l'attività di prostituzione, qualora esercitata in forma autonoma, come soggetta ad Iva, rientrando nella definizione dell'esercizio di arti e professioni”.
D’ altronde da chi non conosce manco la Costituzione, pretendere che sia al corrente delle leggi della Repubblica italiana forse è chiedere troppo.
Amici legaioli lasciate perdere, l’ultima volta che vi siete occupati di vacche, pantalone ci ha rimesso oltre 4 miliardi di euro. GPS
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