E per continuare il discorso iniziato ieri sulla mentalità livornese e il degrado della nostra città, voglio aggiungere che, mentre andavo al mercato, sono passata per piazza Grande, con l’intento, sebbene non sia credente, di fare una “capatina” in Duomo per vedere il presepe. L’accesso alla chiesa era ostruito da due energumeni distesi sugli scalini, e il sagrato impercorribile per i “bozzi” di urina che spiccavano gialli e disgustosi sul bianco del marmo. Per non metterci i piedi dentro, me ne sono andata.
Lo stesso dicasi per la mia strada, Via San Carlo. Laddove le deiezioni canine sono quasi sparite grazie alla buona volontà dei padroni, ora ci troviamo ammorbati dai rivoli del piscio di chi prende il marciapiede per un orinale, dal vomito degli ubriachi che escono dai locali, e dalle siringhe di chi si droga nei portoni.
È così che vogliamo vivere? È questa la nostra città?
Ci va bene un’amministrazione che non ha bisogno d’impegnarsi perché tanto si sa che Livorno vota sempre dalla stessa parte?
È giusto scambiare l’illegalità per accoglienza e l’inciviltà per tolleranza? È questo il nostro spirito anarchico e libertario?
O non è piuttosto la legge del Menga, che chi l’ha in culo se lo tenga?