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La leggenda del bambino incastrato e altre storie…

Da Acomealice @Acomealice

La leggenda del bambino incastrato e altre storie…

La mia infanzia a Milano :

Non ho avuto un infanzia felice. Le decine e decine di immagini come questa lo testimoniano. Ma come cacchio si fa a vestire una bambina in questo modo dico io… Fosse stato anche Carnevale… Ora capisco la poesia di fotografarmi davanti al cancello ” sgarruppato ” simil-pollaio per render l’idea, ma questo vestito straccio di cartone e pannolenci, mia madre dove è andata a pescarlo ? Quello che mi auguro è che non abbia spero una lira ( allora si usavano ) per comprarlo…Speriamo che non l’abbia fatto lei. Mamma l’hai mica fatto tu ? In tal caso è bellissimo, solo che in foto non rende.

Comunque dicevamo, non ho avuto un infanzia particolarmente allegra, sarà perchè abitavo il grigiume ( espressione inventata in questo momento dalla sottoscritta in riferimento anche alla giornata odierna

:getlost:
) di una Città come Cologno Monzese, dove l’attrazione più bella, era la mastodontica antenna Mediaset che campeggiava sopra i tetti dei palazzi e che prima, per prima intendo circa trent’anni fà, recava la scritta FININVEST. Noi bambini eravamo contenti, andavamo a scuola proprio lì vicino e non avevamo bisogno del gel…I capelli stavano dritti da soli !!!

Ah ! Che meraviglia il mio palazzo, aveva ancora la portineria all’ingresso, quella con il custode pancione che ti dice Buongiorno e ti legge la corrispondenza… Oh davvero ! Quello te la leggeva veramente…

” Buongiono Signora, bella giornata oggi è ? Si ricordi di pagare il gas che è scaduto ! ”

E sti caz…! Faceva quasiasi cosa e lo faceva male ma soprattutto si faceva i cacchi degli altri e rompeva i cojoni a tutti.

Per lui, dicevamo, il classico tuttofare, con tanto di appartamento all’ingresso del palazzo e svariati compiti che vanno dalla custodia del palazzo ( da qui il nome, oh ma guarda che fantasia ! ) alle pulizie dei locali comuni, come le scale e gli ascensori e la manutenzione del giardino, era tutto un divieto. Aveva affisso cartelli dappertutto :

VIETATO GIOCARE A PALLA NEL CORTILE – VIETATO L’USO DELLE BICICLETTE IN GIARDINO – VIETATO DARE DA MANGIARE AGLI ANIMALI

 e il mio preferito, quello che infrangevo di proposito per fargli dispetto perchè non lo potevo vedere, per via del divieto sugli animali ( voi sapete che Milano e dintorni sono pieni di gatti randagi vero ? ) era questo :

VIETATO PASSARE QUANDO LA SCALA E’ BAGNATA

Goduria immensa se poi aveva piovuto, perchè potevo correre a ” pucciare ” le suole delle scarpe da ginnastica sulla terra dei giardinetti e camminare in su e in giù sui gradini attenta a non farmi beccare, ancor meglio se avevo con me Tobia, il mio barboncino !

Allora erano ancora in uso, credo che adesso siano stati smantellati praticamente dappertutto ( forse per via dei pantegani che avevano preso residenza ai numeri civici proprio di fianco ai tuoi ) quei simpatici sportellini a muro, posti ad ogni piano dei palazzi condominiali, sopra a ” deliziosi ” balconcini di un metro per un metro, dove le persone gettavano l’immondizia. Ricordo questo custode-orco che si arrabbiava tantissimo perchè la gente buttava sacchi troppo grossi che si incastravano nel condotto e a lui toccava il simpaticissimo compito di stapparlo con lunghi bastoni snodati. Credo lo facessero apposta perchè era particolarmente antipatico. Mi ricordo ancora,tutte le volte che l’ho sognato, di notte, incubi orrendi che mi facevano svegliare di soprassalto :  lui che mentre stappava un condotto con il suo bastone snodato, veniva investito da un’onda di immondizia che gli piombava in testa dall’alto perchè un sacco era esploso nella manovra…Allora non c’èra la differenziata e quindi vi lascio immaginare nel cuore del palazzo le grida di quest’uomo un Frankenstein che prendeva vita !

Io, e sono passati la bellezza di vent’anni da allora, quell’uomo grasso e grosso me lo ricordo ancora. Forse perchè tra i bambini dei palazzi dove abitavo, girava una strana leggenda ed era quella del bambino che gettando la pattumiera era rimasto attaccato

:blink:
al sacco ed era volato giù nel condotto e si narrava ( chi poi lo narrava, mah ! E chi lo sa ? ) che lo strano custode l’avesse “stappato ” con il suo bastone e che quel bastone gli fosse rimasto per così dire… Incastrato da qualche parte e non fossero mai riusciti a toglierglielo nemmeno al pronto soccorso ! Vebbè leggende da bambini…Noi però ne eravamo spaventatissimi e affascinati allo stesso tempo da quello stretto condotto e da quella storiella assurda che si raccontava…  

Tornando al mio palazzo, si trovava nella zona più bella del quartiere ( quella nord ) perchè se stavi in quella sud ti ammazzavano a randellate se giravi per strada dopo le sette di sera, ed era alto undici piani, pensate che ero una delle poche fortunate della classe che aveva il giardino. Un giardino bellissimo e curato, con zone pedonali e aree verdi nelle quali crescevano alberi, pinetti e palme. Noi bambini ovviamente ci limitavamo a guardare dai balconi perchè non potevamo avere accesso. Era come avere un’enorme parco giochi, curato e ricco di verde a portata di mano e non poterlo raggiungere.

C’erano quattro condomini, scala A, scala B, scala C e scala D ( il resto dell’alfabeto era sparso in giro per Cologno… ) ed erano disposti tutt’intorno a questo giardinetto, che l’ho rivisto qualche tempo fa e per poco non mi metto a ridere ( da piccola mi sembrava enorme… ). Verso le quattro del pomeriggio noi ” gagni ” ( altra espressione tipicamente piemontese acquisita, che vuol dire bambini ) ci attaccavamo alle sbarre dei balconi come animali in gabbia a guardare di sotto o a parlare  gridare tra un balcone e l’altro…Alle volte scendevamo di sotto con la scusa di buttare la pattumiera ( quanto i sacchi erano troppo grossi per usare i mini-condotti sui balconi ) oppure ci inventavamo astuzie inimmaginabili come lasciar cadere le mollette dello stendibiancheria di sotto, per essere mandati giù a prenderle. 

” Mà ! Son cadute le mollette ! ”

” Si, si va a prenderle ! ” rispondeva una voce dalla cucina, ormai fin troppo consapevole.

” Mamma, mammaaaaaaa! Posso scendere che mi si è incastrato il Ken tra i rami ? ”

Si, bhè questa è un’altra storia…Questi erano giochi che mi inventavo… E dai che l’avete fatto anche voi…No ? Ecco perchè vado dallo strizzacervelli… Legavo una Barbie o suo marito per un braccio allo spago da cucina e lo facevo andare in giardino. Era il mio modo di far andare nel verde almeno lei/lui. Oppure mi sedevo tra le sbarre del balcone a far ciondolare le gambe nel vuoto…In ciabatte…

” Mamma, mammaaaaaa! Mammaaaaaaaa!!!! ”

“ Eh ! Che c’è ! ”

” Posso andare di sotto che mi è caduta una ciabatta sul pino

:wink:
? !”

 


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