La leggenda del pianista sull’oceano.

Da Marta


Di questo straordinario film avevo precedentemente già letto il libro , che ovviamente consiglio proprio come lo stesso film.
Mi ero subito stupita di come da ben sole 62 pagine , qualcuno fosse riuscito a tirarne fuori uno spettacolo teatrale. Immaginate il mio stupore quando sono venuta a conoscenza dell’esistenza di questo film , o meglio della sua esistenza ne ero già a conoscenza , quello che non sapevo era che fosse stato ripreso proprio da quello stesso libro che a me tanto aveva affascinato. E devo dire che a differenza di come accade di solito stavolta non sono rimasta delusa dal confronto libro-film.
Alessandro Baricco tutt’ora mi fa ritornare in mente il suo capolavoro grazie a una delle frasi finali che nel film di Tornatore è opportunamente inserita , e che qui nel mio blog mi fa molto piacere riprendere. Di seguito vi lascio uno dei discorsi finali fatti dal protagonista Danny Boodman T.D Lemons Novecento al suo migliore amico di sempre Max Tooney.
Spero vivamente di invogliare chi questo film ancora non l’ha visto a vederlo , merita è dire poco.

«Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine…
La fine , per cortesia , si potrebbe vedere la fine?
Era tutto molto bello , su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto , facevo il mio figurone , e non avevo dubbi che sarei sceso , non c’era problema.
Non è quello che vidi che mi fermò , Max.
È quello che non vidi.
Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine.
C’era tutto.
Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti , loro. Tu sei infinito , e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita.
Questo a me piace. In questo posso vivere. Ma se tu.
Ma se io salgo su quella scaletta , e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti , milioni e miliardi di tasti , che non finiscono mai , e questa è la verità , che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita.
Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Ti sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
Cristo , ma le vedevi le strade?
Anche soltanto le strade , ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo , come fate voi laggiù a sceglierne una.
A scegliere una donna.
Una casa , una terra che sia la vostra , un paesaggio da guardare , un modo di morire.
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce , e quanto ce n’è.
Non avete mai paura , voi , di finire in mille pezzi solo a pensarla , quell’enormità , solo a pensarla? A viverla…
Io ci sono nato su questa nave. E vedi , anche qui il mondo passava , ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano , ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave , tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato a vivere in questo modo.
La terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Non scenderò dalla nave.
Al massimo , posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, io non esisto nemmeno.»


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