Da qualche tempo sui miei social network utilizzo – a rotazione con altre – l’avatar che raffigura un personaggio storico italiano quasi completamente dimenticato, Giovanni dalle Bande Nere, pseudonimo di Giovanni de Medici, figlio di Giovanni di Pierfrancesco de Medici e di Caterina Sforza.
Era un capitano di ventura e nel XVI secolo combatteva per lo Stato Pontificio, quando l’Italia era sconvolta da una serie di guerre intestine che vedevano coinvolti alcuni soggetti dagli obiettivi più o meno simili: ottenere potere e ricchezze, e al contempo sopravvivere all’annullamento perpetrato dalle grandi potenze.
Da una parte c’era la Lega di Cognac, che vedeva stretti in alleanza i francesi, la monarchia inglese, la Repubblica di Venezia e il Papato, nuovo membro di questo patto politico-militare. Contro di loro era schierato il potentissimo Carlo V, Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero. Quando la Lega iniziò a infastidire l’Imperatore, questi spedì in Italia un’armata di lanzichenecchi di religione luterana, comandata dal condottiero Georg von Frundsberg, con l’obiettivo di saccheggiare e devastare Roma per punire Papa Clemente VII, reo di aver voltato le spalle proprio a Carlo V.
Il Von Frundsberg era noto tanto per le qualità di condottiero quanto per la crudeltà mostrata sul campo. A lui, tra l’altro, si opponevano le fiacche e disorganizzate truppe delle Lega di Cognac, mai troppo decise nell’affrontare con coraggio i nemici provenienti da nord, forti di 14.000 soldati. Dopo una serie ininterrotta di vittorie i lanzichenecchi trovarono un valente oppositore in Giovanni dalle Bande Nere, che tentò una resistenza lungo da linea del Po.
Giovanni sfruttò lo svantaggio numerico a suo favore, adottando una tattica di guerriglia che mirava a ritardare l’avanzata dei tedeschi, tagliando le loro vie di comunicazione (soprattutto nei punti in cui era necessario guadare il fiume con le barche) e attaccando i carri di approvvigionamento.
Le Bande Nere e i lanzichenecchi.
Nonostante i tanti tradimenti dei signorotti locali, che temendo le tremende punizioni del crudele Von Frundsberg voltarono le spalle a Giovanni, i suoi uomini riuscirono a opporsi con valore ai lanzichenecchi. I militi delle Bande Nere, la compagnia di ventura comandata dal giovane condottiero, rappresentavano l’élite guerriera italiana, l’unica a pareggiare in preparazione, armamento e determinazione i nemici dell’Impero. Per questo rappresentavano l’unica speranza per Clemente VII, tra l’altro mai sfigurando, a dispetto delle infelici condizioni in cui vennero costantemente a trovarsi.
I due comandanti, Giovanni e il Von Frundsberg, arrivarono al confronto diretto il 25 novembre del 1526, nei pressi di Governolo (Mantova). I due avversari si guardarono finalmente negli occhi, si scambiarono un saluto, ligi al codice di guerra vigente all’epoca, ma poi il Von Frundsberg crollò a terra, colto da un malore, che in seguito si scoprì essere un infarto. Del resto il tedesco era anziato e già malato.
Gli scontri proseguirono per ore, coi lanzichenecchi che resistettero per ben otto assalti. A fare la differenza furono però dei falconetti (dei pezzi d’artiglieria), venduti dal Duca di Ferrara, l’ennesimo traditore della Lega di Cognac. Proprio un colpo sparato da questi cannoncini, relativamente nuovi nell’arte della guerra dell’epoca, ferì Giovanni de Medici, costringendolo a riparare a Mantova, a farsi amputare la gamba che andava rapidamente in cancrena, per poi morire comunque nella notte tra il 29 e il 30 novembre.
La morte del condottiero papalino aprì la strada alla vittoria lanzichenecca, che qualche mese dopo entrarono a Roma, provocando un massacro senza precedenti: tre giorni di saccheggio e devastazione senza alcun rispetto per l’onore, la sacralità della città e la vita umana. San Pietro venne trasformata in una stalla, preti e suore vennero uccisi e stuprate per 72, lunghissime ore.
Un falconetto.
La storia e il coraggio di Giovanni dalle Bande Nere è stata rievocata nel film di Ermanno Olmi, Il Mestiere delle Armi, del 2001.
In questa pellicola il condottiero viene rappresentato nel suo valore, ma anche nella sofferenza provocata dalla ferita del falconetto, che l’ha portato poi alla morte. E’ un film, ma è anche un documentario, con poche concezioni allo spettacolo in stile hollywoodiano. Scelta che lo tenne lontano dal successo commerciale, rendendolo però prezioso agli appassionati di storia.
Giovanni viene dipinto come un comandante non piegato alla politica, bensì votato a una causa in cui credeva, anche se era quella perdente. Da qui il titolo del film di Olmi, ma non solo. Si sottolinea anche il momento in cui la guerra finiva di essere un confronto tra uomini d’arme, per trasformarsi in uno scambio di scariche di archibugi e di di cannonate. Il valore lasciava dunque spazio alla ricchezza di chi si poteva permettere le migliori artiglierie e alle capacità tecniche di chi le costruiva.
Un ritratto di Giovanni dalle Bande Nere, dipinto da Gian Paolo Pace è conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. Il dipinto fu regalato da Pietro Aretino a Cosimo I de’ Medici, figlio di Giovanni, ed era stato, in un primo tempo, commissionato a Tiziano, che però non poté realizzare il ritratto per altri impegni.
Sulla sua spada è riportato il motto Non mi snudare senza ragione. Non mi impugnare senza valore.
Forse fu uno dei pochi condottieri a seguirlo davvero.
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