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La lentezza della giustizia che non dà giustizia. Aboliamo le ferie giudiziali e riformiamo l’ordine della magistratura

Creato il 16 aprile 2012 da Iljester

La lentezza della giustizia che non dà giustizia. Aboliamo le ferie giudiziali e riformiamo l’ordine della magistratura

In questi giorni sono accaduti tre fatti che sono — diciamo — passati quasi inosservati. Un po’ perché in Italia si tende a nascondere certe pecche sotto il tappetto della marea di informazioni inutili, e un po’ perché, come sempre accade, questi fatti toccano da vicino le caste e i poteri istituzionali.

Qualche giorno fa, l’Europa ci ha bacchettato, e fortemente, perché la nostra giustizia fa schifo. Addirittura, tanto per farvi rendere conto di quel che dico, l’Europa ha detto che l’Italia è cronicamente in ritardo persino nel risarcire i danni da lentezza giudiziaria! Non è un paradosso? L’Italia celebra i processi nel giro di anni. Il cittadino ricorre davanti il Tribunale Europeo per i diritti dell’Uomo, questi condanna l’Italia a risarcire il danno per lentezza nel riconoscere o dare giustizia ai suoi cittadini, e l’Italia che fa? Fa passare mesi, se non anni, prima di applicare la sentenza che riconosce questo risarcimento.

Ciò detto, passiamo alla strage di Brescia, in piazza della Loggia. Non voglio spendermi in teorie sull’innocenza o la colpevolezza degli imputati, ora assolti, ma sul fatto che ci sono voluti ben 38 anni per arrivare alla sentenza di secondo grado, visto che siamo ancora in appello (infatti, i PM hanno già fatto sapere che se ci sono i presupposti ricorreranno in Cassazione, la quale potrebbe anche annullare la sentenza con rinvio al giudice di merito per ricelebrare il processo). Roba che va oltre l’umana comprensione.

Il terzo fatto riguarda l’esasperante lentezza nel celebrare un processo per stupro di gruppo. La vittima, una ragazza di tredici anni, Carmela Frassanito, si è tolta la vita nel 2007, perché nessuno credeva che fosse stata violentata. Poi i colpevoli sono stati individuati e sono stati portati a processo. Ebbene, ancora oggi — a distanza di cinque anni — siamo ancora in primo grado per i maggiorenni (appena quattro udienze), mentre per quanto riguarda i due minorenni coinvolti, questi hanno evitato la pena con la “messa alla prova” (prevista dalla legge).

Questi tre fatti, per farvi capire che la giustizia italiana non può andare avanti così. Spesso in questo blog ho rimarcato le mie idee in proposito. E qui le ribadisco, aggiungendo pure una nuova proposta: abolire le ferie giudiziarie, quei 45 giorni di totale relax per i giudici, a cavallo tra il 1 agosto e il 15 settembre, dove non si celebrano processi, salvo alcune eccezioni di legge. Non sarebbe affatto male eliminare questo stop legale che, sinceramente, non ha un grande senso, visto che i magistrati possono tranquillamente andare in ferie a turni come qualsiasi altro lavoratore dello Stato e non. E in effetti accade già così. Lo stop per le ferie giudiziarie è un retaggio del passato, ma con l’emergenza giudiziaria attuale è un lusso che ormai non ci possiamo più permettere e che sinceramente è persino inutile.

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Perciò, ribadendo, riforma integrale della giustizia, con la separazione delle carriere e delle funzioni tra pubblico ministero e giudice. Due ordini distinti con concorsi pubblici per l’accesso differenziati e incompatibili (cosiché il pubblico ministero che vuole diventare giudice deve fare il concorso pubblico come qualsiasi altro cristiano). Magari entrambi soggetti solo alla legge, ma non confusi né posti sullo stesso piano (art. 111 cost.).

Contingentamento dei tempi processuali. Non è accettabile che un processo duri anni e che le agende giudiziarie siano così dilatate nel tempo. È necessario che la macchina della giustizia abbia tempi contingentati che garantiscano al cittadino una giustizia celere ed efficiente. Il che comporterebbe anche decadenze per i giudici (e non solo per gli avvocati e per i pm) con correlate sanzioni disciplinari automatiche a loro carico, quando non rispettano i tempi per loro colpa o dolo.

Responsabilità civile dei magistrati (PM e Giudici). I magistrati devono rispondere direttamente e personalmente dei loro errori, quando questi sono commessi con dolo e colpa. Non è accettabile che debba pagare lo Stato (cioè noi) per loro e poi questi possa (non debba) esercitare il diritto di rivalsa. Il giudice come il pubblico ministero deve essere direttamente responsabilizzato quando commette violazioni del diritto per incapacità o con coscienza e volontà nel compiere il danno al cittadino. Sarei persino d’accordo nell’applicare al magistrato la normativa sui dirigenti dello Stato, che sul punto è piuttosto severa.

Infine, relativizzazione dell’obbligo dell’azione penale. In parole povere, l’obbligo per il pubblico ministero di esercitare l’azione penale contro taluni reati di grave allarme sociale o comunque che prevedono pene superiori nel minimo ai 5 anni di reclusione o ergastolo, e una facoltà di procedere per i reati di minore gravità o che prevedono pene — nel minimo — inferiori ai 5 anni di reclusione, con obbligo per il pubblico ministero di motivare la decisione di archiviare il reato e la possibilità per gli interessati di ricorrere contro il provvedimento solo ed esclusivamente per vizi di legittimità in Cassazione.

Queste e altre riforme minori (come la riorganizzazione degli uffici giudiziari e una maggiore informatizzazione del servizio), potrebbero migliorare (e non di poco) la qualità della nostra giustizia. Ma come sempre accade in Italia, le resistenze di casta purtroppo prevalgono sugli interessi della generalità dei cittadini.

di Martino © 2012 Il Jester 


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