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La lettrice puo' giudicare?

Creato il 10 gennaio 2014 da Junerossblog

LA LETTRICE PUO' GIUDICARE?Sono una consumatrice di libri da tanto, oramai; inconsapevole prima, ma, da qualche tempo, tre o quattro anni, più cosciente della sostanza di ciò che leggo. In special modo da quando sono entrata a far parte del mondo variegato di Internet, dei suoi blog di lettura e di Facebook.Mi sono dilettata anche nello scrivere e ho capito che non ho e, credo, mai potrò essere invasa, dal “sacro foco” che anima gli scrittori veri. A essere sincera, non sento di averne neppure le basi. Perciò, gioite mie ipotetiche lettrici, sono e resterò sempre l’utente finale del prodotto “libro” o “ebook” che dir si voglia.Come lettrice, quindi, sono autorizzata a “criticare” un romanzo o un racconto? Me lo posso permettere o non ne ho la qualifica?Innanzitutto, questo strano oggetto me lo sono acquistato e se, a mio parere, ho preso una sòla perché reputo il testo scritto male, ho il sacrosanto diritto di poterlo dire.E sul "criticare" o "recensire", nascono alcune considerazioni.
IL GUSTO. Ciascuna lettrice ha i suoi gusti, per esempio, a me piacciono le storie passionali erotiche al limite del porno, personaggi caratterialmente forti, con un protagonista Alpha coraggioso, testardo, impetuoso, una protagonista volitiva e non melensa, o, comunque, con una sua evoluzione, possibilmente progressiva.Il gusto è soggettivo e non può MAI essere una critica a un’opera. Posso decidere se comprare o no, leggere o no, un libro, ma se è scritto bene, non posso giudicarlo negativamente perché non ha incontrato le mie preferenze.
ERRORI NEL TESTO. Qui, il discorso si fa difficile. Non sempre, una lettrice, è in grado di cogliere ciò che le fa dire: questa storia non mi è piaciuta. Fatto sta che, da “usufruitrice inconsapevole” alcune letture, mi annoiavano, in alcune parti perdevo il senso del testo, dovevo tornare indietro, frastornata perché non riuscivo a capire chi, in quel momento, stesse “parlando”. Era il mio gusto? NO!Nel momento in cui ho iniziato a scrivere un raccontino ino ino, ho cominciato a studiare qualche prontuario e a capire le motivazioni dietro al non gradimento di una storia. Diamo per scontato che il romanzo abbia l’idea vincente, ma al di là di questo, della trama e dello sviluppo, vi sono delle regole “oggettive” che, se non seguite, possono determinare l'insuccesso o l'illeggibilità dello stesso.
Tra tante cose ne cito alcune, per me 
importanti:
PUNTO DI VISTA. Una bestiaccia difficilissima da comprendere e da usare: è il modo in cui il lettore si immedesima. I principali sono: prima persona singolare, terza persona singolare e narratore universale. Non voglio insegnare niente a nessuno, ma se utilizzato in maniera errata confonderà chi legge e non gli permetterà di proseguire in maniera scorrevole.
INFODUMP. Fornire, a profusione, informazioni al lettore, tutte e subito: sul momento storico, sull'ambiente, sulla vita dei personaggi, ecc. ecc. Sbagliatissimo se utilizzato nei dialoghi tra conoscenti. Annoia a morte.
ERRORI STORICI. Qui non c'è nulla da dire, un poco di storia ce la siamo studiata tutti. Cavolo, non si può mica prendere in giro la lettrice! Al limite, visto che i Romance sono storie di fantasia, ce se ne può discostare, ma per cortesia, care scrittrici, mettete un appuntino a fine libro, altrimenti, noi lettrici, potremmo pensare che siete somare (senza offesa per nessuno).
PAROLE RIPETUTE. Che nervoso! A volte le  troviamo nella stessa frase più volte, ma danno fastidio anche ripetute nell'intero capitolo. Quel giorno Lullibi chiese a quella strega della Ross, che cosa fosse quella strana cosa in quel di Vattelappesca.

In più, cosa che io aborro, perciò gusto personale, l’uso eccessivo del “misunderstanding”, equivoci a profusione, silenzi tra protagonisti, pensieri mai espressi, io dico rosso tu intendi giallo...LINK

In sintesi, il succo del discorso è: la lettrice spesso non conosce il meccanismo che sta dietro un libro, ma se la storia non le è piaciuta e non sa spiegare il perché, può darsi che non sia solo questione di gusto, ma, forse perché, nella stessa, vi sono delle falle.

Lullibi

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