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La libertà scolastica ai tempi di Renzi

Creato il 08 maggio 2015 da Alessandro Zorco @alessandrozorco
La libertà scolastica ai tempi di Renzi

In questo blog parlo spesso della scuola paritaria. Ma non perché io sia contro la scuola statale. Tutt'altro. Ho quasi sempre frequentato scuole statali e a queste sono legati i ricordi più belli della mia gioventù. Il discorso è un altro. Secondo me una scuola per dirsi buona ha necessità di superare la classica dicotomia e le barricate ideologiche che vedono sterilmente contrapposte scuola pubblica e scuola privata. Cosa che peraltro è già avvenuta in gran parte dell'Europa.

Partiamo dalla cronaca: nei giorni scorsi gli insegnanti italiani hanno scioperato contro la riforma della Buona Scuola del Governo Renzi. Una riforma che pare sia riuscita nel difficile compito di scontentare tutto il mondo dell'istruzione, sia statale che paritaria.

Ma cosa significa scuola paritaria? In Italia la legge parifica la scuola pubblica a quella privata, nel senso che a determinate condizioni e standard attribuisce anche alle scuole private una funzione pubblica. Con molti obblighi(che questi siano sempre adempiuti o meno è un altro discorso) nella scelta degli insegnanti e nella formulazione dei programmi. La ratio di questa legge, così dicono i giuristi, è quella di consentire a chi lo ritiene opportuno di dare ai propri figli una educazione alternativa a quella proposta dallo stato a patto che abbia dei precisi requisiti.

Il punto centrale della questione è questo: la Costituzione italiana prevede che le scuole private non debbano comportare oneri aggiuntivi per lo Stato. Per questo motivo lo Stato italiano ha sempre concesso pochi finanziamenti alle scuole paritarie e per giunta soltanto a quelle per l'infanzia. Tali finanziamenti sono spesso contestati dai detrattori della scuola "privata".

Se però vogliamo guardare la questione con obiettività non possiamo non considerare che l'assenza di oneri per lo Stato prevista dalla Costituzionale si traduce in un doppio esborso: infatti chi opta per la paritaria, oltre alle onerose rette alla scuola, deve ovviamente pagare come tutti i cittadini le tasse per contribuire al sostentamento della scuola pubblica.

La libertà di una scuola senza steccati

Invece di parificare la scuola statale e quella paritaria amplificando la funzione pubblica di quest'ultima, il Governo sta facendo il contrario. Come? Con una sorta di privatizzazione delle scuole pubbliche, in cui, similmente ad una qualunque impresa privata, ai dirigenti scolastici sarà attribuito il potere di scegliere gli insegnanti e licenziarli con molta discrezionalità.

La riforma di Renzi rischia di penalizzare la libertà di scelta degli insegnanti pubblici pena il licenziamento. E' giusto dunque scendere in piazza per difendere questa libertà.

La libertà scolastica ai tempi di Renzi

Ma per costruire una scuola veramente libera bisognerebbe unire le forze e smettere di considerare la scuola statale e quella paritaria come due entità separate, ma vederle come due facce della stessa identica medaglia: il sistema scolastico italiano che deve mettere al centro di ogni intervento gli studenti, i futuri cittadini che rappresentano la nostra speranza. Un sistema scolastico che deve riuscire ad esaltare il grande patrimonio di ottimi insegnanti, presenti nella scuola pubblica come un quella paritaria. Un sistema che infine deve garantire il pluralismo dell'offerta formativa e dare alle famiglie una ampia possibilità di scelta sull'educazione da dare ai propri figli.

Qualche giorno fa due mamme, Maria Chiara Parola e Felicita Fenaroli, hanno inviato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, un'altra petizione in cui si chiede il pieno rispetto della legge e della libertà di scelta scolastica dei genitori.

L'Italia e la Grecia sono infatti gli unici Paesi europei in cui questa libertà di scelta scolastica, garantita in tutta Europa, non viene attivamente promossa. Eppure, lo dicono degli studi ufficiali, un alunno delle scuole statali costa circa 8mila euro all'anno mentre la retta media di uno studente delle scuole paritarie è mediamente pari alla metà.

Lo Stato italiano continua a non capire che incentivare la frequenza delle scuole paritarie non toglie soldi alla scuola statale, ne libera delle altre. Lo hanno capito anche nei paesi ex sovietici dove oggi gli Stati stanno restituendo alle istituzioni ecclesiastiche gli immobili che erano stati confiscati durante la vigenza del regime. Ma non perché si siano convertiti sulla via di Damasco. Semplicemente perché delegando l'istruzione al privato hanno capito che risparmiano una marea di soldi.

Ecco perché, ben lungi dal creare altre divisioni e barricate, la petizione promossa delle due mamme chiede al presidente Renzi e al ministro Giannini:

    1. Da subito: che nel Decreto sulla "Buona Scuola" sia sancita la possibilità per le famiglie che scelgono le scuole pubbliche paritarie di detrarre dalle tasse il costo annuo della retta scolastica. Si tratterebbe di una prima misura di equità verso quelle famiglie che al momento pagano due volte per la scuola dei propri figli, oltre che di un incentivo anche per le famiglie meno benestanti a sceglierla liberamente.
    2. Nei prossimi mesi: che si determini il costo standard per alunno e si utilizzi quel criterio per finanziare tutte le scuole pubbliche (statali, paritarie e degli enti locali) per mettere chiunque in condizione di scegliere la migliore scuola pubblica per i propri figli, tra statale, paritaria o degli enti locali.
    3. Che lo Stato provveda ad un intelligente piano di valutazione, affinché tutte le scuole pubbliche, paritarie e statali, siano buone scuole. E chiuda o faccia rinnovare radicalmente le scuole pessime, statali, paritarie o degli enti locali che siano. Se tutte le scuole hanno funzione pubblica, tutte le scuole devono raggiungere standard qualitativi determinati. E lo Stato deve farsi carico di quest'onere, proprio perché, ancora una volta, tutte le scuole hanno un'utilità pubblica.

In questi giorni di discussione del Decreto legge sulla buona scuola, voluto del governo Renzi, per far sentire la nostra voce e dire al Presidente del Consiglio che una buona scuola rispetta la libertà di scelta scolastica dei genitori e che una buona scuola valorizza tutti gli istituti scolastici italiani nella loro preziosa funzione educativa, siano essi statali o meno si può firmare la petizione a questo link: Libertà di scegliere la buona scuola pubblica: paritaria o statale.


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