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La Libia post Gheddafi: vessillo monarchico e sharia

Creato il 24 ottobre 2011 da Yellowflate @yellowflate

La Libia post Gheddafi: vessillo monarchico e shariaLa Libia è libera, il  mondo esulta, la “guerra umanitaria” contro la dittatura di Gheddafi ha dato il suo esito, il Rais è morto. Un appello alla riconciliazione è stato lanciato ieri dal presidente del Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt) Mustafa Abdel Jalil, durante la cerimonia in cui il Paese è stato proclamato libero da Gheddafi. “Esorto tutti al perdono, alla tolleranza e alla riconciliazione. Le nostre anime devono liberarsi dall’odio e dall’invidia. E’ necessario per il successo della rivoluzione e del nostro futuro”.

“Chiedo a tutti i libici di ricorrere allo stato di diritto e a nient’altro che alla legge e di non conquistare diritti con l’uso della forza. Stiamo cercando di organizzare una sicurezza e un esercito nazionale per proteggere i nostri confini e la nostra nazione”. Una cerimonia iniziata con la lettura di un passo del Corano e l’inno nazionale con decine di migliaia di persone sventolavano la “nuova”bandiera della Libia in piazza della  Kish, già piazza Vittoria,  a Bengasi. Fra una settimana la Nato dovrebbe lasciare il Paese e a giugno 2012 si dovrebbero tenere le prime elezioni libere in terra di Libia. Intanto Seif al Islam, delfino di Muammar Gheddafi, torna a farsi vivo dopo l’uccisione del padre ed esorta i fedelissimi a continuare la lotta contro “ratti” (gli insorti) e la Nato. Seif che era stato dato per catturato ha lanciato il suo audiomessaggio dove dichara: “Io vi dico, andate all’inferno, voi e la Nato dietro di voi. Questo è il nostro Paese, noi ci viviamo, ci moriamo e stiamo continuando a combattere”. Intanto oltre 7000 prigionieri vivono in condizioni disumane, vittime di torture ed abusi.

Cosa cambia nella Libia post Gheddafi? A pochi giorni dall’uccisione del Rais, si può osservare qualcosa che fa pensare, innanzitutto la bandiera, dismessa quella a campo verde, torna alla ribalta un vessillo vecchio, infatti il CNT  ha  adottato una bandiera identica a quella del Regno di Libia composta da tre bande orizzontali: rossa, nera e verde (la banda centrale è grande il doppio delle altre due), che simboleggiano le regioni Tripolitania, Cirenaica e Fezzan. Nella banda centrale sono raffigurate una mezzaluna e una stella bianche. Bisogna ricordare che il  Regno di Libia è quello  stato africano a regime monarchico esistito dal 1951 al 1969, caduto dopo il golpe militare guidato da Gheddafi. Il Regno di Libia, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, era una monarchia di carattere ereditario dove esisteva un Parlamento con poche libertà decisionali, inoltre i membri erano tutti scelti dal sovrano di turno.

A qualche osservatore internazionale, si legge nel web la strana scelta di quel vessillo fa temere che da dittatura si passi ad altra forma di controllo della popolazione. Così come lugubre pare la dichiarazione di Mustafa Abdel Jalil,  “essendo una nazione musulmana, la sharia è per noi la fonte del diritto, ogni norma che contraddica i principi dell’islam non avrà valore”.


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