Il nostro ministro dell’interno, da quando sono cominciate le rivolte in Africa non è più lui.
Era convinto di aver sistemato tutto con la legge sull’immigrazione clandestina, facendo finta d’ignorare che vi erano problemi per le popolazioni sotto le varie dittature e che il problema di asili non esistesse.
Ora che la bomba gli è scoppiata nelle mani, mentre affannosamente cercava di confinare gli esiliati politici dai vari centri di accoglienza sparsi in Italia nel villaggio siciliano di Mineo, in modo da non poter più legare al nord la loro gestione, si ritrova invaso da migliaia di progughi e non sa da che parte girarsi per il rifiuto dei paese europei di condividere il fenomeno.
E allora che fa?
Se la prende con l’America.
Dice minacciosamente ad Obama di stare calmo e guai a parlare di sconfinamenti nei cieli o di missioni militari, per evitare il genocidio. E non si rende conto di sfiorare il ridicolo.
A lui interessa la lega ed è già tanto che si sia spostato al sud, per vedere la situazione nei luoghi sensibili, per dovere d’immagine e la notte non dorme al pensiero che l’orda magrebina possa invadere la padania compromettendo la campagna elettorale di Bossi con la conquista del federalismo fiscale. Chi può fronteggiare questa massa umana? Quasi quasi è meglio che vinca il raìs.
No sa letteralmente che pesci prendere anche perché il ministro degli esteri esterna concetti opposti ai suoi caldeggiando interventi in favore dei ribelli.
Un bel pastrocchio governativo, non c’è che dire.
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