Magazine Cultura

La linotype e la monotype

Creato il 30 agosto 2011 da Mauser @Mauser89

Espressione purissima della stampa della fine dell'Ottocento e di due terzi del Novecento, la linotype fu l'invenzione creata per far fronte alla sempre maggiore velocità di stampa e, di conseguenza, alla necessità di accelerare anche la composizione dei testi tipografici per la stampa destinati principalmente ai giornali e alle testate, per i quasi si impiegava moltissimo tempo dovendo scegliere i caratteri minuscoli uno ad uno.
tipografici per la stampa destinati principalmente ai giornali e alle testate.

La linotype e la monotype

Una linotype dell'Ottocento

L'inventore della linotype fu Ottmar Mergenthaler, un tedesco emigrato negli Stati Uniti, la data di realizzazione il 1886, una svolta decisiva perchè la stampa si caratterizzi sempre di più con l'idea moderna di trasmissione delle informazioni in maniere sempre più estesa. Siamo prossimi alla fine del XIX secolo.
Il primo giornale a testare e a dotarsi di una linotype fu il New York Tribune, che ne fece quasi il suo marchio di fabbrica, fu infatti il direttore del quotidiano a darle il nome con cui è conosciuta, poichè la macchina metteva in riga (in inglese line) un carattere (type) dopo l'altro: la chiamò linotype.
L'impiego della macchina era per la composizione dei testi che sarebbero stati utilizzati nella stampa di libri e quotidiani, dove occorrevano matrici sempre diverse ad ogni nuova uscita, impensabile produrle a mano, specialmente con la frequenza con cui i giornali cominciavano ad uscire e, soprattutto, con le moderne stampatrici con le quali le copie richieste da stampare venivano preparate in un tempo brevissimo (ricordiamo la stampatrice Martinoni che produceva 20.000 copie all'ora!).
La linotype era dotata di una tastiera di fronte alla quale sedeva il linotipista, questa era dotata di caratteri alfanumerici come quelli di una tastiera che potevano aumentare fino a raggiungere una cifra sui 90 a causa di segni, accentature e caratteri speciali. Al tempo delle prime linotype i caratteri erano impressi in bassorilievo sui tasti, così che anche in condizioni di scarsa luminosità il linotipista con una discreta esperienza e manualità potesse facilmente destreggiarsi nel lavoro senza bisogno dei fari moderni piantati sulla zucca.

La linotype e la monotype

Linotipista e linotype, primi del Novecento

...e qui un po' di polemica non posso esimermi dal farla, non tanto alla linotype, ma alla produzione moderna, impersonale, asettica, spigolosa.
In passato, si sa, a causa dei costi altissimi degli oggetti e dei macchinari, questi erano realizzati veramente bene, le stampatrici e le linotype, oltre che mostri di meccanica erano anche esteticamente gradevoli, con rifiniture e impressioni che al giorno d'oggi, secolo dell'usa-e-getta, non sappiamo neanche cosa siano, per questo nelle città industriali è nata la cosiddetta archeologia industriale per il recupero di presse per l'acciaio, piuttosto che cartiere o edifici fatiscenti: ai nostri occhi sembrano capolavori d'artigianato la cui realizzazione richiedeva una cura per i particolari segno evidente della raffinatezza e dell'attenzione di cui era destinataria la produzione, basti pensare alla rotativa Marinoni che sopra aveva una grossa scritta in metallo con il nome del produttore, così come le avevano le stampatrici Miller in voga in America negli anni del dopoguerra americano e anche le macchine da cucire, tutti noi abbiamo visto una Singer, nella nostra vita, con il caratteristico marchio archiato e in ferro disposto sotto il tavolino, nell'intelaiatura della macchina.

La linotype e la monotype

Monotipista seduto alla sua monotype

Il funzionamento del macchinario era molto complicato e prevedeva un corredo di ruote dentate, cavi, tubi, dadi, viti e bulloni impressionanti, oltre che una batteria di pistoni in funzione che potevano far concorrenza ai pozzi di estrazione. Cercherò di spiegare meglio che posso il procedimento.
Il linotipista, seduto alla sua postazione di fronte alla tastiera, premendo il tasto corrispondente alla lettera, innescava un complesso meccanismo di ingranaggi che andava a liberare dal magazzino la lettera prescelta; il magazzino della macchina era costituito da dozzine di piastrine con lettera in rilievo, perfettamente selezionate nella loro postazione, alla cui variazione bisognava riassettare la macchina. Tramite apposite condotte la lettera prelevata dal magazzino veniva posizionata sulla riga di battitura, ciè sul testo che si andava a comporre e che era situato proprio all'altezza degli occhi del linotiposta, il quale, essendo operatore esperto, poteva accorgersi di eventuali errori a occhi, ribattere la lettera corretta e sostiturila a mano a quella errata, dopotutto si trattava solamente di blocchetti...
Una volta completata la riga, la parola o la frase, composta anche da spazi, caratteri speciali e segni di interpunzione, tramite una leva o un tasto speciale veniva dato il comando di "a capo" che costituiva anche l'ordine di fusione.
Le lettere in sequenza, infatti, andavano a fare da matrice per una miscela di piombo che si imprimeva sulle parole, creando la sequenza perfetta di ciò che era stato scritto, questa, una volta raffreddata, veniva espulsa dalla macchina in un blocchetto lungo e sottile, tanti blocchetti così creati andavano a comporre un testo e imbastiti insieme tramite apposite cornici d'impaginazione (per dare dimensioni, spaziature, margini e quant'altro) si preparava la tavola finale, la quale veniva a sua volta utilizzata come master, cioè il sorgente per le stampe, da inserire in apposite stampatrici come la Marinoni che abbiamo visto in precedenza nel post dedicato alla rotativa. Talvolta dalla produzione della pagina all'inserimento nella stampatrice venivano fatte altre due copie (positivo/negativo) per avere un sorgente in un unico blocco.
Riassumiamo il procedimento in pochi semplici punti

  • Il linotipista batte la lettera sulla tastiera
  • Questa viene prelevata e disposta in riga, in coda a quelle già presenti
  • Con il comando di "a capo" si dà alla fusione la parola appena creata
  • Si genera il blocchetto di piombo fuso che si accoda a quelli già creati.
  • Più blocchetti si accumulano e si forma la pagina
  • Terminato il testo della pagina, l'impaginatore prende il blocco dei blocchetti e lo impagina in appositi riquadri con altri blocchi di spazio.
  • L'intera struttura viene sigillata tramite apposite chiavi e usata per le stampatrici o per farne copie

La linotype è una macchina enorme, un mastodonte affascinante che ancora oggi suscita sentimenti di attaccamento verso questa tecnologia ormai obsoleta dopo l'introduzione dell'impaginazione a freddo o fotoimpaginazione (anni Settanta XX secolo), cioè quella fatta tramite l'ausilio di computer e monitor dove il testo viene prima visualizzato a video e solo successivamente stampato.
Se io stessa, informatica e programmatrice convinta, nutro un amore viscerale verso la macchina da scrivere, una utentico residuato bellico, in disuso, comprendo bene cosa può suscitare una linotype.
Ho trovato particolarmente commovente il video realizzato da Bill Malley che ha realizzato un cortometraggio su di sé e sulla sua linotype, intitolato The linotype tells the story of one man's relationship with obsolete technology. Final version.
Vi lascio il video così che possiate guardarlo tutti

Ecco un video in inglese dove un tecnico spiega come funziona la linotype in sua dotazione

Consorella della linotype era la monotype, un'analoga macchina gigantesca specializzata nella composizione di testi lunghi e complessi, per esempio romanzi, oppure di tabelle e orari.
La monotype funzionava con procedimento diverso e molto più "novecentesco", impiegando infatti un sistema che sarebbe poi stato ripreso nei primi calcolatori: quello della perforatura di nastri.

La linotype e la monotype

Monotipista alla monotype e macchina compositrice per ricostruire il testo dal nastro di carta perforato

Il monotipista, infatti, digitava sull tastiera le lettere del testo che, al posto che comporre la singola riga, andavano a perforare con una certa sequenza convenzionata una lunga bobina di carta posta sopra la macchina, come il rocchetto della macchina da cucire.
Una volta concluso il proprio lavoro il monotipista smontava la bobina dalla sua sistemazione e la riposizionava su un apparato analogo posto accanto che riproduceva la battitura, preparando i testi come avrebbe fatto un linotipista, ma a differenza dell'altro caso, dove le righe erano un blocco unico, qui tutte le lettere erano realizzate separatamente le une dalle altre.
Questo metodo era molto vantaggioso, specialmente per avere copia dell'originale e infiniti master di stampa del testo, che poteva essere ricreato in qualsiasi momento.

La linotype e la monotype

Donna seduta alla monotype, come le segretarie, linotipisti e monotipisti lavoravano in batteria, ce n'erano un grande numero in tutte le redazioni e le case editrici.

Sulla linotype e sulla monotype è stato girato un piccolo documentario americano, di cui vi lascio il trailer, poichè il progetto di realizzazione è molto costoso e i realizzatori dei semplici appassionati, chi volesse interessarsi troverà al seguente link il sito dedicato e la possibilità, se lo desidera, di fare una donazione
Linotype: the film
Considerazioni
Purtroppo, arrivati a questo punto dello sviluppo tecnologico dove non si stampa quasi più (ebook, web 2.0, ecc) le considerazioni vanno fatte: aprendo un qualsiasi libro più vecchio degli anni Settanta, senza necessariamente finire tra quelli ricopiati dagli amanuensi, non troverete un singolo refuso o errore di battitura, oggi invece, aprendo certi volumi, viene il raccapriccio nel trovarsi errori, caratteri mancanti e battitura scorretta, per non parlare dell'italiano sgrammaticato e senza senso!
Sì, sto parlando di un caso specifico: Soulless, ma come ho avuto modo di constatare, questa sembra la linea di condotta adottata da molte case editrici, sacrificare la qualità del prodotto in favore di un'economizzazione del processo. Tanto ci si arriva per senso... sembra essere il comun denominatore dietro cui trincerano i responsabili ed è sbagliato.  Come avranno fatto in passato, quando si leggeva tanto quanto oggi, ma si impiegava il quadruplo del personale? E non venitemi a raccontare la storia della crisi, né quella economica né quella dell'editoria, il Novecento ne ha viste tre di crisi globali e solo perchè adesso ci si dà maggiore importanza a causa del carattere prettamente drammatico dei giornalisti, non significa che sia peggiore delle altre. La crisi dell'editoria, poi, è la bufala del secolo.

La linotype e la monotype

Monotipista all'opera

Una volta un autore che decideva di dare alle stampe il proprio manoscritto aveva di fronte a sé almeno tre o quattro persone che controllavano e correggevano il suo scritto, l'editor, per esempio, che revisionava le sue bozze, il linotipista o monotipista che le ricopiava e il proto, un impiego ormai inesistente, che si preoccupava di controllare che a stampa avvenuta non ci fossero errori e lo faceva due volte, sia con la prima bozza che con quella ormai impaginata, quale spreco di tempo in nome di un po' di italiano!
Dite addio a tutti, ormai o l'autore è abbastanza smart da saper leggere, scrivere e correggere se stesso, oppure si vedono orrori letterari che circolano impunemente nelle librerie perchè sono state mandate alle stampe direttamente le bozze (ormai elettroniche) dell'autore; questi esempi di inaccuratezza nel proprio lavoro andrebbero VIVAMENTE STRONCATI dai lettori e dalla critica, che invece, di solito, decidono di passare oltre perchè così che fanno tutti. Il ritornello mi appare vecchio.
Quello che vi lascio è un reperto rintracciato su YouTube in italiano, quindi una vera rarità, che mostra come era realizzato un libro negli anni Sessanta: buona visione (io ne sono innamorata)
Sperando di poter vedere presto una linotype dal vivo e interagire con essa, vi saluto tutti,
baci

La linotype e la monotype

Mauser


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog