di: Marcello Foa - www.ilgiornale.it -
Per una volta le ragioni qualificate dell’opinione pubblica hanno prevalso. Summers ha un curriculum impressionante – è stato minsitro del Tesoro, presidente di Harvard, superconsigliere di Obama – ma molte ombre nel suo passato. E’ uno dei massimi esponenti di quell’élite, così ben descritta da Janine Wedel, che entra ed esce in continuazione dal settore bancario privato allo Stato, perseguendo innanzitutto interessi privati e/o di casta. Un’élite a chi appartengono anche personaggi del calibro di Rubin e Geithner.
Furono Summers e Rubin ad abolire alla fine degli Novanta il Glass Steagle Act, la legge che separava le banche commerciali da quelle private e ad aprire la strada alla balorda deregulation che ha portato al grande crash del 2008. Sono stati Summers e Geithner poi a pilotare l’Amministrazione Obama, affinché le banche responsabile della crisi dei subprime fossero dapprima salvate e poi messe nelle condizioni di beneficiare degli stessi privilegi del passato. Fu Summers, all’inizio degli Anni Novanta, a proteggere gli artefici di uno dei più grandi scandali degli ultimi 30 anni, quello degli aiuti pubblici americani stanziati alla Russia per incentivare le “privatizzazioni” dopo il crollo dell’Urss, costato all’Università Harvard un’imbarazzante condanna in Tribunale, corredata dal pagamento di una multa oltre 20 milioni di dollari. Nel frattempo Summers è stato consulente di Citigroup, di alcuni Hedge funds e conferenziere, lautamente retribuito, di JPMorgan Chase, Merrill Lynch, Goldman Sachs.
Insomma Summers era un intoccabile, destinato a vette sempre più alte. Ma per una volta, ed è un miracolo, uno del Suo Rango, non ce l’ha fatta. E’ un’ottima notizia per la democrazia e per la credibilità dei mercati; è una segnale di speranza, quanto mai benvenuto, per l’America.