Ci sono lettere ossequiose, lettere gentili e poi ci sono quelle che nel gergo popolare vengono definite vere e proprie marchette. Io, prudentemente, preferisco usare il termine spot. Mi sto riferendo alla lettera sulla Stampa a firma di una certa Elena Brezzi Rossetti a cui si aggiunge una generica Università di Torino, giusto per sottolineare la competenza di chi scrive. (Ah ah ah). La competente-generica scrive di una Porta Pretoria liberata dagli strati del tempo che la stavano consumando: sono certa che il tempo sarà molto meno generoso con lei e che il Monumento sarà ancora lì, magari liberato dall’idiozia che attualmente lo governa, quando lei e i suoi pronipoti e ancora, non saranno che vaganti granelli di polvere. Eggià, questa menata dell’intervento salvifico urgentissimo, ma contraddetto da altre dichiarazioni che affermano uno stato di eccellente conservazione, nonché dalla descrizione che ne fanno i diversi dépliant turistici e lo stesso sito del Comune di Aosta, dovrebbe tappare la bocca di chi competente non è. Zittire le polemiche con una presunta saccenza. Ma il buon senso e la buona vista non hanno bisogno di una laurea, semmai è il contrario. L’effetto torsolo deformava appena un arco laterale e di certo non ne comprometteva la stabilità. Giusto però intervenire, ma per favore non scarichiamo la responsabilità dello scempio sulla necessità di garantire la sopravvivenza del monumento romano che non era affatto compromessa! La generica-competente scrive di un rapporto spaziale prospettico recuperato dallo scavo in grado di riportare la struttura all’aspetto scenografico di epoca romana. L’unica prospettiva nuova è quella che si sviluppa dall’alto in basso ed è compromessa dal reticolo ferroso delle passerelle. Era quella la scenografia romana? Dal Decumano la fruizione rimane, per quanto riguarda l’altezza originale, quasi la stessa, ma disturbata dalle inevitabili recinzioni che ingabbiano l’intera Porta. Non dice la competente-generica che con questa difficile e delicata operazione è stata stravolta completamente la vivibilità dell’area e che il cortile d’arme è diventato solo un mero e triste passaggio. Su questo tace. Preferisce accusare con garbo: “Non tutti sono in grado di cogliere le potenzialità di un simile intervento“. Preferisce giustificare: “Frutto di ponderati studi sulla salvaguardia e di lunghe discussioni fra esperti”. Caspita! Lunghe discussioni per scegliere ringhiere che vengono abitualmente usate nei centri commerciali? Accurati studi di esperti per decidere una tipologia di piastrelle poi subito sostituita? La generica-competente preferisce elogiare la Soprintendenza: “… non c’è bisogno di entrare nel merito del cantiere per comprendere che le passerelle sono una buona soluzione.”. Fa sue le parole di altri: “Va notato che si tratta comunque di un’operazione non conclusa che si potrà giudicare solo alla fine, ma che ha già il valore di uno sforzo mirato a garantire la conservazione e la corretta lettura della Porta Praetoria…”. Si prospetta una copertura, ma nessuno ci ha mai presentato un progetto per capire come si intende effettuarla. E poi cosa c’entrerebbe con l’originale? Da una parte si scava per ridare al Monumento la corretta lettura e dall’altra lo si imbastardisce con un tetto? C’è una logica in tutto questo? Sì, una logica c’è e la conoscete anche voi. (Firmate la petizione, grazie).
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