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La lontananza sai è come il vento

Creato il 14 gennaio 2013 da Storiediritratti @GianmariaSbetta
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Ai, carattere cinese dell’Amore

La lontananza sai, è come il vento: spegne i fuochi piccoli ma accende quelli grandi. E’ da giorni che la frase di questa memorabile canzone di Modugno accompagna le mie giornate appollaiandosi sorniona nella mia memoria. Strano se si considera che non l’avevo mai ascoltata prima d’ora.. E’ bastato sentire di sfuggita questo ritornello dalla bocca di un presentatore radiofonico per ricordare alcune emozioni passate ed imprigionate chissà dove.

Ricordo che stavo pranzando con una mia amica in un ristorante caratteristico di Shanghai. Era novembre già da tanti giorni e fuori inspiegabilmente sbuffava tanta aria calda.
Mangiavamo, l’uno di fronte all’altro. Sguardi e occhi così diversi si incrociavano.
Lei mi fissa attentamente mentre porto un pezzo di pesce alla bocca e poi mi domanda: “come mai tieni le bacchette in quel modo?”
“In che senso? So di non seguire il galateo cinese e so di essere decisamente goffo…a volte capita che il cibo mi cada prima ancora che riesca a mangiarlo.”.
“Ahaha”
“D’altronde nessuno mi ha mai insegnato ad usarle…ho imparato da solo per fame e disperazione” rispondo io.
“No, non è questo il fatto” puntualizza lei.
“Le tieni discretamente bene. . ma hai una presa strana…le impugni nella parte alta…in questo modo le tue dita sono estremamente lontane dal fondo delle bacchette e quindi dal piatto che hai davanti…sai che significa?
“No”
Significa che per carattere sei più propenso a lasciare presto la tua casa e vivere lontano dai tuoi affetti per tanto tempo.. Mi hai raccontato la tua storia e quindi penso che questo non sia poi così sbagliato..”
“Già…sai, ci ho fatto l’abitudine ormai”
“Capisco, ti piace questa cosa? Intendo dire, ti piace vivere così?”
“E’ una bella domanda” – penso io.. una di quelle domande che meritano almeno una ventina di secondi di riflessione prima di ricevere un’adeguata risposta.
Guardo il piatto che sto mangiando ..addento un altro boccone di pesce, assaporo intensamente il suo gusto esotico e rispondo:
“Beh sai, il pesce che mi hai consigliato, il pesce che sto mangiando oggi, dalle mie parti non esiste…nessun paese che usa le forchette ce l’ha.. mi sento un privilegiato a mangiarlo qui con te e quindi voglio dare il giusto valore alla cosa afferrandolo con le bacchette. Se non avessi questa “presa” particolare non sarei neanche qui a fare questo tipo di discorso con te così lontano da casa.. e credimi ..sarebbe un peccato”.
“Capisco, però dove abiti avrai delle persone che per te sono VERAMENTE importanti: papà, mamma, parenti, amici soprattutto…”
“Aspetta, non ho finito. Come ti ho detto prima, dopo un po’di tempo d’improvviso un giorno arriva il momento in cui il cibo, ignaro della mia presa da “uomo avventuriero e solitario” mi scappa dalle bacchette e non c’è proprio verso di afferrarlo. A quel punto penso che la forchetta sarebbe estremamente utile. Sai mi dà sicurezza, la forchetta…mi fa sentire forte e ben voluto.
A volte abbiamo bisogno di provare l’ebbrezza dell’ignoto. Altre volte invece desideriamo il calore di una certezza.. qualcosa o qualcuno che non è destinato a scomparire, anzi si ravviva come un gran fuoco acceso dal vento: una famiglia, un amore, gli amici..
“Ho capito Luoxuan (il mio nome cinese), posso farti un’ultima domanda?
“Naturalmente Xiao Xue”
“Adesso di cosa hai bisogno: ebbrezza o calore?”
“Guarda, è già da un po’ che provo ad afferrare questo ultimo pezzo…non ci riesco proprio..
Penso che sia l’ora di tornare a casa.”


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