Come sempre in Italia facciamo le cose a metà”. Milena Gabanelli, giornalista conduttrice di Report che della lotta all’evasione ha fatto un cavallo di battaglia, accoglie con favore la norma che impone a tutti di munirsi di Pos, ma non le sfugge la contraddizione di una norma che stabilisce un obbligo, ma non la sanzione corrispondente.
Due anni fa lei ha lanciato una campagna per scoraggiare l’uso del contante. Questa misura va in questa direzione?
È la migliore forma di contrasto all’economia sommersa. L’obbligo di Pos è cruciale, ma per essere determinante nella lotta all’evasione occorre anche “incoraggiare” il cliente a preferire i pagamenti tracciabili, per esempio consentendo la detrazione di alcune spese.
La nuova legge prevede l’obbligo di munirsi di Pos, ma nessuna sanzione per chi non ottempera. Non è un controsenso?
È nostra abitudine fare le cose a metà. Quando negli anni 70 è stato reso obbligatorio il registratore di cassa, pena pesanti sanzioni, ci fu la sollevazione degli esercenti, ma si andò dritti, e non è morto nessuno. È comunque un buon segnale, certo che non basta. Bisogna fare di più per l’emersione del sommerso, credo che il governo lo sappia. Vorrei sapere qual è il piano per la lotta alla grande evasione e se intendono tirarla ancora per le lunghe con l'introduzione del reato di autoriciclaggio..
Ricorda l’ultima volta in cui ha chiesto di pagare con bancomat si è vista opporre un rifiuto?
Due ore fa, dal ciclista che le biciclette le vende pure. Mi ha sostituito il sellino, ma accetta solo contanti. Sabato scorso l’estetista. Ho tirato fuori il bancomat per pagare cento euro e mi ha detto: “Qui all’angolo c’è lo sportello di banca, vada a prelevare e poi torni perché noi preferiamo non avere tutti quegli impicci”.
La media di Pos installati in Italia è già più alta della media Ue, il problema è che si usano poco: secondo Banca d’Italia i pagamenti elettronici pro capite sono 74 l’anno contro i 194 di media dell’Eurozona. Inoltre, il 69% degli italiani non vuole cambiare le abitudini di pagamento. Non crede che in Italia esercenti e consumatori tendano a sentirsi complici nell’eludere il fisco?
Le abitudini si cambiano in fretta se c’è una buona motivazione. Si dice che noi italiani, siccome siamo un popolo di anziani, facciamo fatica ad avere dimestichezza con “le carte”. Vorrei ricordare che quando Tremonti introdusse la social card di 40 euro, furono più di 1 milione gli over 65 disagiati a mettersi in fila per avere la famosa carta. Il punto non è questo, ma la solita storia: paghi in contanti e ti faccio lo sconto. Bisognerebbe far capire che quel 10% che risparmi nell’immediato ti viene ripreso con un servizio in meno o con un aumento del ticket sanitario, o dell’Iva.
La Cgia di Mestre stima i costi per l’installazione di un bancomat tra i 1.183 e i 1.240 euro l’anno. In molti vedono in questa manovra un ennesimo regalo alle banche. Che ne pensa?
Le banche fanno il loro mestiere, che in Italia è quello dell’usuraio. Ricordo che Monti voleva ridurre con decreto le commissioni bancarie per l’utilizzo delle carte di credito, ma poi non se ne fece nulla. Occorrerà ripensarci e magari agire senza discuterne troppo. Il punto è questo: il 20% della nostra economia è sommersa, e si nutre di contanti. Far emergere una buona parte di questo sommerso significa poter avere le risorse per abbassare le tasse, quindi alla fine ne beneficiano tutti: cittadini, commercianti, professionisti e il mercato perché si ripristina una concorrenza leale.
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