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La lunga notte calabrese…

Da Suddegenere

La lunga notte calabrese…

La lunga notte calabrese, ovvero: “io che non vivo in Islanda”, e neppure in Emilia Romagna se è per questo…

In una regione nella quale le donne non contano se non in negativo, ovvero in una regione nella quale a pesare non è la “presenza”, ma la assenza (tasso di disoccupazione eccezionale-il doppio di quella dell’Emilia Romagna. Donne elette alle ultime elezioni regionali: NESSUNA. Gli alti vertici dirigenziali, lasciamo stare. Il “mito” romantico dei figli, accantoniamolo, le donne del nord, a quanto pare, da un paio di anni a questa parte ne fanno di piu’. Emigriamo, emigriamo,a partire dall’università e non torniamo piu’….). Ecco, dicevo…in una regione nella quale “a prendere la parola”, e non solo, sono gli uomini, io preferisco “ascoltare” due donne….

L’estate è finita e il freddo irrompe nella notte calabrese, di Fernanda Gigliotti

La lunga notte calabrese…
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” “E così accadde.
Il potere criminale alza il tiro.
C’è un salto di qualità nella strategia intimidatoria.
E mentre qualcuno si preparava a deflagrare la speranza nella notte reggina di fine agosto, abbiamo visto politici e politicanti locali e regionali affannarsi nella difesa delle personali rendite di posizione in giunta comunale e regionale, improbabili assessori comunali all’immagine di una città che è violentemente nuda davanti al mondo, gruppi consiliari che si moltiplicano come i pani ed i pesci non perchè divisi su proposte politiche, ma perchè solo così ognuno può invocare l’autonomia finanziaria del gruppo, assumere il doppio dei portarborse e creare nuove strutture speciali, spesso ricettacolo di uomini e donne senza talento, ma solo proni agli atti di fede.

Nel mentre qualcuno stava confezionando l’ordigno, abbiamo osservato una classe dirigente sfruttatrice e parassitaria usare la Calabria e le sue risorse come un bancomat senza fondo.

E intanto le minacce ai giornalisti, ai sindaci, ai presidenti. E poi gli assassini di spiaggia, a Soverato, culla del notabilato calabro.

Poi la bomba esplode stanotte contro la Calabria di Di Landro e di Pignatone, contro coloro che stanno scoperchiando il fiume carsico degli affari criminali e le aderenze tra cosche, politica, borghesia border line.

La bomba di stanotte è la conseguenza del vuoto civile, è una voragine nel nulla della politica.

Se il senso di responsabilità di una classe dirigente politica e civile arretra ancora di un millimetro, tra noi e la ‘ndranghetà non ci sarà più differenza e saremo complici e mandanti insieme a loro.

La lunga notte calabrese…

La Calabria risponda, quindi, a questa nuova chiamata alla responsabilità e noi calabresi facciamocene interpreti praticando in prima persona la legalità e non invocando aiuti o accampando alibi e scuse storiche per giustificare il nostro degrado morale, civile e politico.

Noi stiamo con la Procura di Reggio Calabria, con Pignatone e con Di Landro. 26/08/2010″ “

Bomba o non bomba…di Celeste Costantino

La lunga notte calabrese…
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” “Abbiamo vissuto un agosto sconcertante, così incredibile che qualsiasi aggettivo non può descriverlo adeguatamente. Il Governo nazionale entra in crisi e, in mezzo a minacce, colpi bassi e protagonismi dell’ultima ora, si va verso un accordo che ha come vittima principale il Sud. Berlusconi infatti ricompatta la sua maggioranza su cinque punti e qualcuno riesce anche a tirare un sospiro di sollievo davanti a un federalismo che vedrà il Mezzogiorno in ginocchio in una situazione sempre più disastrosa e disperata soprattutto in merito alla sanità pubblica (e in Calabria nel 2010 piangiamo la morte di una come vittima ragazza per un parto cesareo).Ma c’è tanto di più in questo intensa e pazzesca estate. Abbiamo assistito a un ottuso rilancio dei lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto, davanti all’ennesimo progetto di riforma della giustizia che non fa altro che prestare il fianco alla criminalità organizzata. E poi, davanti all’invocazione di maggiore sicurezza e tolleranza zero nei confronti dei migranti, vediamo arrivare in Calabria i nuovi sbarchi di centinaia e centinaia di disperati non su gommoni ma questa volta su yacht o addirittura su un veliero, una barca da 250 mila euro che sputa un ragazzo morto in mare e ne trasporta 51 verso false speranze. Intanto mentre leggiamo di case a Montecarlo e di donne utilizzate di volta in volta per nascondere il marciume della politica ed esaltare la moralità “fai da te”, va in scena la pornografia di Marchionne e della Fiat.A volte c’è la sensazione di vivere in un Paese narcotizzato che non riesce a stare dalla parte di questi tre lavoratori non solo davanti ad una sentenza inequivocabile, cioè dalla parte della giustizia, ma neanche ricorrendo a un elemento di dignità umana riesce ad esprimere normali sentimenti di solidarietà sociale. La Chiesa, in questo momento, si schiera in maniera aperta al fianco dei migranti e dei lavoratori, eppure neanche la Cei riesce a scalfire un sentimento che si annida in gran parte del corpo dei suoi fedeli. Fa male infatti, al di là delle differenze politiche, vedere l’ovazione dei giovani al meeting di comunione e liberazione a Rimini per Marchionne, Tremonti, Maroni coloro che in questo momento rappresentano gli artefici maggiori di questo disastro sociale.La Calabria e Reggio Calabria non sono da meno. Non c’è traccia del dibattito nazionale – che pure ha effetti diretti e pesanti sul destino del nostro territorio – ma ogni mattina siamo costretti a leggere sui giornali i contorni di una crisi politica grave, pesante. E surreale. Da quando Giuseppe Scopelliti ha lasciato il posto di sindaco della città per rivestire il ruolo di presidente della regione, al Comune si è aperta una partita all’ultimo sangue. Lo scontro è tra chi, la stragrande maggioranza, vuole continuare a fare gli interessi dell’ex sindaco e chi sta tentando di preparasi il terreno per far diventare questa parentesi da sindaco facente funzioni una condizione permanente. Ma non sono né l’atteggiamento naif di indicare Irene Pivetti come assessore all’Immagine né le argomentazioni grevi usate per bocciare l’ex presidente della Camera la cosa peggiore in questo momento di crisi.Quello che conta è il clima preoccupante – fatto anche di lettere minatorie – e lo scontro al quale sono costretti i cittadini di Reggio fatto di scambi di accuse, minacce a mezzo stampa, insinuazioni e la guerra di posizionamento che stanno combattendo i gruppi di potere della città che si preparano alle elezioni. E di fronte a questa situazione trovo semplicemente assurdo che l’opposizione invece di rimettersi in moto, invece di richiamare la cittadinanza ad aprire gli occhi attraverso iniziative in cui informare e partecipare, è capace soltanto di “approfittare” dello scontro per spalleggiare il competitor di turno di Scopelliti sperando nel miracolo. E il miracolo non ci sarà.A questo si aggiunga la bomba al procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro, ennesimo atto di intimidazione contro questo magistrato, al quale va la mia solidarietà, ed ennesima intimidazione alle toghe reggine che evidentemente stanno facendo un ottimo lavoro. Se tutto questo è vero fa sorridere amaro questo governo che dichiara di aver sconfitto la ‘ndrangheta in Calabria sventolando come proprio il lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati reggini. La catena di intimidazioni, un omicidio cinematografico fatto in mezzo alla spiaggia di Soverato, lo sfruttamento e l’occultamento dei migranti nella Piana di Gioia Tauro, i nuovi sbarchi di cittadini afgani, il caso clamoroso di Corigliano Calabro sono solo alcuni dei fatti che ci consegna questo agosto nel fragoroso silenzio della politica e della società civile. Ecco allora la necessità di chiedere alla politica e alle istituzioni di fare la propria parte fino in fondo. A partire dalla compilazione delle liste elettorali nelle prossime elezioni amministrative, dalla selezione dei gruppi dirigenti, dalla trasparenza quanto mai necessaria nella gestione del consenso da parte delle istituzioni. Fino ai cittadini che devono esercitare fino in fondo il diritto-dovere del voto.Da qui, con onestà intellettuale,Abbiamo vissuto un agosto sconcertante, così incredibile che qualsiasi aggettivo non può descriverlo adeguatamente. Il Governo nazionale entra in crisi e, in mezzo a minacce, colpi bassi e protagonismi dell’ultima ora, si va verso un accordo che ha come vittima principale il Sud. Berlusconi infatti ricompatta la sua maggioranza su cinque punti e qualcuno riesce anche a tirare un sospiro di sollievo davanti a un federalismo che vedrà il Mezzogiorno in ginocchio in una situazione sempre più disastrosa e disperata soprattutto in merito alla sanità pubblica (e in Calabria nel 2010 piangiamo la morte di una come vittima ragazza per un parto cesareo).Ma c’è tanto di più in questo intensa e pazzesca estate. Abbiamo assistito a un ottuso rilancio dei lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto, davanti all’ennesimo progetto di riforma della giustizia che non fa altro che prestare il fianco alla criminalità organizzata. E poi, davanti all’invocazione di maggiore sicurezza e tolleranza zero nei confronti dei migranti, vediamo arrivare in Calabria i nuovi sbarchi di centinaia e centinaia di disperati non su gommoni ma questa volta su yacht o addirittura su un veliero, una barca da 250 mila euro che sputa un ragazzo morto in mare e ne trasporta 51 verso false speranze. Intanto mentre leggiamo di case a Montecarlo e di donne utilizzate di volta in volta per nascondere il marciume della politica ed esaltare la moralità “fai da te”, va in scena la pornografia di Marchionne e della Fiat.A volte c’è la sensazione di vivere in un Paese narcotizzato che non riesce a stare dalla parte di questi tre lavoratori non solo davanti ad una sentenza inequivocabile, cioè dalla parte della giustizia, ma neanche ricorrendo a un elemento di dignità umana riesce ad esprimere normali sentimenti di solidarietà sociale. La Chiesa, in questo momento, si schiera in maniera aperta al fianco dei migranti e dei lavoratori, eppure neanche la Cei riesce a scalfire un sentimento che si annida in gran parte del corpo dei suoi fedeli. Fa male infatti, al di là delle differenze politiche, vedere l’ovazione dei giovani al meeting di comunione e liberazione a Rimini per Marchionne, Tremonti, Maroni coloro che in questo momento rappresentano gli artefici maggiori di questo disastro sociale.La Calabria e Reggio Calabria non sono da meno. Non c’è traccia del dibattito nazionale – che pure ha effetti diretti e pesanti sul destino del nostro territorio – ma ogni mattina siamo costretti a leggere sui giornali i contorni di una crisi politica grave, pesante. E surreale. Da quando Giuseppe Scopelliti ha lasciato il posto di sindaco della città per rivestire il ruolo di presidente della regione, al Comune si è aperta una partita all’ultimo sangue. Lo scontro è tra chi, la stragrande maggioranza, vuole continuare a fare gli interessi dell’ex sindaco e chi sta tentando di preparasi il terreno per far diventare questa parentesi da sindaco facente funzioni una condizione permanente. Ma non sono né l’atteggiamento naif di indicare Irene Pivetti come assessore all’Immagine né le argomentazioni grevi usate per bocciare l’ex presidente della Camera la cosa peggiore in questo momento di crisi.Quello che conta è il clima preoccupante – fatto anche di lettere minatorie – e lo scontro al quale sono costretti i cittadini di Reggio fatto di scambi di accuse, minacce a mezzo stampa, insinuazioni e la guerra di posizionamento che stanno combattendo i gruppi di potere della città che si preparano alle elezioni. E di fronte a questa situazione trovo semplicemente assurdo che l’opposizione invece di rimettersi in moto, invece di richiamare la cittadinanza ad aprire gli occhi attraverso iniziative in cui informare e partecipare, è capace soltanto di “approfittare” dello scontro per spalleggiare il competitor di turno di Scopelliti sperando nel miracolo. E il miracolo non ci sarà.A questo si aggiunga la bomba al procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro, ennesimo atto di intimidazione contro questo magistrato, al quale va la mia solidarietà, ed ennesima intimidazione alle toghe reggine che evidentemente stanno facendo un ottimo lavoro. Se tutto questo è vero fa sorridere amaro questo governo che dichiara di aver sconfitto la ‘ndrangheta in Calabria sventolando come proprio il lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati reggini. La catena di intimidazioni, un omicidio cinematografico fatto in mezzo alla spiaggia di Soverato, lo sfruttamento e l’occultamento dei migranti nella Piana di Gioia Tauro, i nuovi sbarchi di cittadini afgani, il caso clamoroso di Corigliano Calabro sono solo alcuni dei fatti che ci consegna questo agosto nel fragoroso silenzio della politica e della società civile. Ecco allora la necessità di chiedere alla politica e alle istituzioni di fare la propria parte fino in fondo. A partire dalla compilazione delle liste elettorali nelle prossime elezioni amministrative, dalla selezione dei gruppi dirigenti, dalla trasparenza quanto mai necessaria nella gestione del consenso da parte delle istituzioni. Fino ai cittadini che devono esercitare fino in fondo il diritto-dovere del voto.Da qui, con onestà intellettuale

La lunga notte calabrese…
, dobbiamo provare a ripartire. Se non vogliamo che l’assonanza sempre più forte tra la Reggio Calabria di oggi e la Palermo dei primi anni 90 diventi una tragica sovrapposizione.
dobbiamo provare a ripartire. Se non vogliamo che l’assonanza sempre più forte tra la Reggio Calabria di oggi e la Palermo dei primi anni 90 diventi una tragica sovrapposizione. 4/09/2010″”(p.s. entrambi i commenti sono stati sgraffignati dalle rispettive pagine fb di F.Gigliotti e C.Costantino, cosi’ come le due foto che le ritraggono.dall’alto:  foto “back to Brutia” di Paola Bottero, le altre due: foto di opere di Rosaria Iazzetta http://rosariaiazzetta.com/)


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