Dal 2007 sono stati ventisette i milioni di persone che l’hanno visitata, specialmente cinesi attirati nella penisola dai casinò e dai tanti svaghi disimpegnati, ci riferiamo a Macao, luogo balzato da poco agli onori della cronaca. A renderla meta prediletta per vacanze leggere e senza pensieri proprio la sua nuova veste di luogo del divertimento, dedicato soprattutto al tanto in voga gioco d’azzardo. La Las Vegas asiatica, con questo appellativo è nota ai più l’ex colonia portoghese, da poco entrata a far parte della grande Cina. Non sorprende dunque scoprire che qui sono tanti gli hotel extra-lusso di nuova generazione, che ben poco centrano col contesto in cui si trovano, è che il ristorante più buono, il migliore di tutta l’Asia secondo la Miele Guida, è Robuchon au Dome del casinò Grand Lisboa. In lizza c’erano ancora il “Robouchon au Dome” di Hong Kong e il “Waku Ghin” di Singapore, niente insomma di veramente legato alla cultura del luogo.
Eppure Macao alla storia mondiale ha preso parte attivamente per molti secoli, e dietro ogni angolo (nei posti non turistici e di nuova edificazione) è possibile scorgere la grande tradizione dei suoi luoghi, crocevia di culture e di incontri inaspettati tra l’Occidente e l’Oriente, tra il buddismo e il cattolicesimo. Tutto all’interno di una cornice paesistica da mozzare il fiato, una natura ancora incontaminata, sebbene il boom turistico ne mini costantemente la conservazione. In questi luoghi è davvero pensabile apprendere la storia coloniale dell’Europa Cinque e Seicentesca, in particolare del colonialismo religioso attuato dai gesuiti attraverso la dominazione portoghese. I portoghesi a Macao arrivarono nel 1556, rendendola tappa fondamentale nelle rotte per gli scambi commerciali tra Asia ed Europa, almeno fino a quando il posto non le fu rubato dall’inglese Hong Kong.
Sorprende, ma forse non dovrebbe essere così, che i principali monumenti di Macao parlino un linguaggio ben noto ai visitatori europei, che vi ritrovano quell’esplosivo baracco romano che tanto ebbe successo proprio grazie ai gesuiti. Questi ultimi ne diffusero nel mondo lo stile, costruendo ogni complesso monastico ispirandosi alla casa madre, la Chiesa del Gesù di Roma, capolavoro del’architetto Jacopo Vignola e del pittore Giovan Battista Gaulli. A emulazione di questa, Carlo Spinola progettò a Macao un complesso monastico di grande valore, quella della Chiesa di San Paolo, dove aveva sede una delle biblioteche più fornite di tutto l’estremo oriente. Dell’edificio oggi non si conserva che la suggestiva facciata, con la scalinata di ingresso, note come Ruinas du Sao Paolo. La struttura bruciò nel 1835, a causa di un incendio divampato in seguito ad un tifone.
Ma le Ruinas sono solo una delle 22 strutture e delle 8 piazze che formano il centro storico della penisola, inserito dall’Unesco tra i siti patrimonio dell’Umanità da tutelare e proteggere per i posteri. Per gli amanti delle arti avrà dunque davvero senso in città una visita alla bellissima “Chiesa di San Lorenzo”, depositaria di una splendida raccolta di arte sacra. Rimanendo su Largo del Senado si trova poi la Galleria IACM, una delle istituzioni più attive dedicate alla contemporaneità; tante le mostre dedicate agli artisti più in voga a Macao o in oriente. A pochi massi, alle spalle della Galleria, c’è invece il Palazzo del Municipio, con la sua bellissima “Biblioteca del Senato”.
Immancabile, per compiere un giro completo, una passeggiata che ripercorra le mura della Forteleza do Monte, anche questa costruita dai gesuiti tra il 1617 e il 1626. Ottantamila i metri quadrati di questa rocca che per secoli ha difeso i portoghesi dagli attacchi di inglesi, olandesi e pirati interessati a conquistare Macao. Mura alte nove metri e spesse quattro, attorno alle quali è ancora possibile vedere alcuni dei cannoni utilizzati per la difesa, ed oggi invece “sparati” a festa in alcune ricorrenze.