Dopo sei mesi di pausa, prolungata, riprendo timidamente l’attività del blog. Ma con un tema che per quanto possa sembrare lontano da me, dalla Puglia e dalla mia città Fasano, è tanto vicino a noi, all’Italia, tutta, più di quanto si possa immaginare.
Una parola, ormai ben oltre l’immaginario collettivo, che già di per sé ha una portata bel al disotto della realtà: mafia. Basti pensare ai nostri territori, a come sono cambiati negli ultimi vent’anni. E lo stesso vale per le nostre città. Non servono statistiche, ne censimenti. Basta osservare. Lo può fare chiunque.
La mafia? Non è in Sicilia. E’ li dove si consuma suolo, dove si distrugge il paesaggio per far spazio al cemento; li dove si sacrifica il patrimonio storico, artistico e archeologico, dove le radici culturali ed essenziali di un territorio e delle popolazioni, sono sottomesse alle logiche speculatorie del potere. E’ così che il primo obbiettivo della mafia è recidere l’identità. Laddove la mafia non è più quella con la lupara e spesso porta il colletto bianco.