La mafia uccide solo d'estate E' difficile raccontare att...

Creato il 31 dicembre 2013 da Scoop
La mafia uccide solo d'estate
E' difficile raccontare attraverso una macchina da presa eventi drammatici, sia personali che storici, senza scadere nella banalità o nel patetico (come oggi, al contrario, si usa fare perchè non ci sono poi tanti contenuti da trasmettere, sia nel cinema che in TV); così facendo regista e pubblico finirebbero per non vedere l'evento con sguardo critico, ma rimarrebbero avvolti da un'iniqua coltre di sentimentalismo che non li aiuterebbe a comprendere, paradossalmente, nemmeno i sentimenti di chi davvero li ha vissuti.
Ecco che il primo film di Pif riesce a superare tale ostacolo, come molti prima di lui: La scelta di Sophie (Pakula), La vita è bella (Benigni), Gomorra (Garrone), Il caso Mattei (Rosi) e tanti altri. C'è chi racconta la tragedia sotto forma di documentario, come Garrone o Rosi, chi tramite un film drammatico ma mai patetico (Pakula) e chi preferisce la commedia, come Benigni e Pif.L'inizio e la fine del film sono riprese documentate tramite una telecamera manovrata dal protagonista in persona, sullo stesso stile su cui Pif ha imbastito il suo programma televisivo Il Testimone, delle puntate basate su interviste e sopralluoghi effettutati in prima persona con una semplice telecamera a mano.
Il corpo del film, invece, è girato ordinariamente con l'efficace intermezzo di filmati veri dell'epoca che contribuiscono a rendere ancora più realistica l'ambientazione della storia di Arturo in una Palermo che, insieme al percorso di crescita del suo protagonista, è contrassegnata da continui attentati mafiosi tra gli anni '80 e '90L'idea di immaginare come un bambino potesse avere vissuto tutto il suo percorso di formazione in quegli anni bui della storia italiana, rende il film originale e imperniato di vero realismo; come un novello Rosso Malpelo verghiano, anche Arturo dovrà confrontarsi con i suoi eroi e i suoi antieroi, con la mentalità degli adulti, imparando a cambiare ideali e sperimentando in prima persona l'ipocrisia e la poca limpidezza che contrassegnano il mondo dei "grandi".
E' un racconto di formazione dentro la storia e la cultura palermitana. La storia d'amore con Flora è abbastanza scontata e quindi può essere catalogata come unica pecca del film, tuttavia l'originalità sta nella trasposizione di immagini storiche con il percorso di Arturo.

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