Chi crede nel Natale comincia a percepirla molti giorni prima; anche buona parte degli insofferenti al calendario subisce di buon grado l’atmosfera natalizia; non fosse altro che per i ricordi dell’infanzia, della notte di Natale, quando anche l’aria profumava di pace e armonia.
Altri il Natale proprio non lo sopportano, aborrono l’ipocrisia di chi vorrebbe tutti felici e contenti, quando tre quarti di umanità soffre e fa la fame. Non ho mai fatto mistero di sentirmi solidale con questi ultimi.
Eppure…
Che lo si ami o lo si detesti, non si può negare che il Natale eserciti una sorta di magia sulle menti e sui sentimenti di tutti noi. Perché? Dipende solo dall’imprinting culturale?
Certe domande agiscono su di me come i suoni di un piffero magico: devo sintonizzare i neuroni sulla musichetta e andare in cerca di risposte, fino a quando riuscirò a liberarmi dalle spire dell’interrogativo categorico (passatemi lo struscio con Immanuel). So di possedere la risposta che cerco, se non la conosco è perché frammentata in diverse informazioni non ancora relazionate con la magia del Natale.
Il marketing vorrebbe farci credere ai jingle pubblicitari, alle canzoni natalizie cantate negli ospizi, nei centri commerciali; a dargli retta, la questione la si potrebbe chiudere con qualche abbraccio pro bono e un po’ di santo shopping; ma a chi del marketing se ne fotte bisogna offrire una risposta sensata, o perlomeno provarci.
Bene, assemblando informazioni raccolte qua e là prende forma un’ipotesi che reputo interessante: il Natale, come qualunque altro simbolo capace di allineare il pensiero e i sentimenti di molti esseri viventi, genera una perturbazione in quella sorta di Psicosfera che Jung ha rappresentato con l’inconscio collettivo. In termini fipsici, si potrebbe assimilare la Psicosfera allo strato di atmosfera nel quale respirano, pensano e percepiscono gli esseri viventi. Ricordo di aver letto che questa dimensione è assimilabile alla Noosfera, la “sfera del pensiero umano”: un termine composto dalla parola greca νους (nous, mente), e dal significato di “sfera”, così come lo usiamo per definire l’idea di atmosfera, biosfera…
E non è tutto, perché qualche correlazione da interpolare creativamente la troviamo anche nella fisica classica.
Che il cervello produca attività elettrica è un dato di fatto, come lo è pure la presenza di ferro e altri metalli nel corpo degli esseri viventi; dunque, ne consegue l’emissione di onde elettromagnetiche.
E cosa accade quando migliaia, milioni, miliardi di esseri viventi si sintonizzano sulla stessa simbolica frequenza e trasmettono all’unisono le magiche melodie del Natale?
L’intuito mi suggerisce che la musica cresca e si propaghi come una perturbazione, tanto più intensa quanto numerose le trasmittenti che la alimentano, il numero di chi, per partecipazione attiva o per risonanza emetterà lo stesso pacchetto discreto di onde psichiche. Come avviene nelle perturbazioni meteorologiche, là dove più alta è l’emissione si crea una forza tale da generare correnti di colmamento verso le aree di bassa pressione, fino a raggiungere le più remote periferie dell’empatia sociale; dalle mie parti, mi verrebbe da dire.
Mi torna, spiega il mio turbamento natalizio, quadra, mi assolve da me stesso, mi piace: la magia del Natale altro non è che una perturbazione della Psicosfera, e come ogni altra perturbazione, passerà…
P.S.
Prego, non fatemi gli auguri evocando una favola finita in tragedia: non è carino.
Arvales presenta un nuovo intervento: La magia del Natale