"...Oggi, a più di quarant’anni di distanza da quei giorni felici, dove stavano le fiorenti attività delle Sorelle D’Alessandro resta solo uno stabile disabitato. Ironia della sorte, è stato restaurato da poco. E restano pure due saracinesche ossidate. Si vede bene che da allora nessuno le ha più sollevate. Tuttavia se, passando da quelle parti, mi fermo un momento, chiudo gli occhi, e mi concentro per bene, ancora riesco a sentire gli odori che annusavo nell’aria quando avevo dieci anni. E se quello che dico vi sembra strano - tanto strano da faticare a credermi - se vi capitasse di passare di là, provate a fare lo stesso anche voi. Fiutate nell’aria. Se avrete un po’ di fortuna, anche voi riuscirete a sentire l’odore del pane caldo, appena sfornato che, quelle donne hanno messo fuori - a raffreddare sui vecchi graticci di canne."
(Quello che avete letto, se lo avete letto, è l'excipit del racconto: "Piccola storia n.2 - Le sorelle D'Alessandro, tratto dalla mia raccolta di racconti paesologici: "Le stagioni della lattaia" - "Il racconto breve della donna che mesceva il latte con altre sette piccole storie")