Magazine Cultura
Costretta fin dalla nascita a stare su una sedia a rotelle, la giovane Nica ha da poco perso la madre. Per il funerale della donna, Nica si troverà costretta a vivere con Barb, sua sorella maggiore, donna attraversata da interessi famelici e perversioni inconfessate. Insieme alla donna abiteranno temporaneamente con lei Jan, marito di Barb, Jill, la babysitter di Alice, 5 anni, figlia di Barb e Jan. Il gruppetto familiare sarà ben presto coinvolto in una serie di "sfortunati eventi" che sembrano tutti rimandare a Chucky, una bambola che è stata appena recapitata da un corriere espresso presso la casa di Nica..."La Maledizione di Chucky", titolo italiano dell'originale "Curse of Chucky" di Don Mancini, è un film debolissimo, scritto malissimo, girato con banalità e superficialità estreme e che non riceve supporto da nessun dei comparti produttivi che lo compongono: fotografia (scialbissima ed inutilmente cupa in alcuni punti), musiche (pompose e assordanti a commentare sequenze che non procurano la benché minima inquietudine), effetti speciali (ridicoli e totalmente irrealistici), sono tutti elementi che al contrario aiutano a mandare velocemente al macero una pellicola che si propone come il sesto capitolo della saga di "Cucky la bambola assassina", nata da un'idea dello stesso Don Mancini nei lontani, lontanissimi anni anni '80, e di cui ricordiamo qui di seguito la cronologia per motivi di filologia storica: "La bambola assassina" (1988), di Tom Holland; "La bambola assassina 2" (1990), di John Lafia; "La bambola assassina 3" (1991), di Jack Bender; "La sposa di Chucky" (1998), di Ronny Yu; "Il figlio di Chucky" (2004), di Don Mancini. Rispetto ai citati precedenti non c'è in realtà molto da dire su questo film, che parte malissimo con l'introduzione di questo quadretto familiare americano, del tutto inverosimile, finto come un prodotto di supermercato di serie B, privo di qualsiasi spessore introspettivo-psicologico, e con la tragica aggiunta, molto trendy, della scenetta lesbo tra Barb e Jill, forse volta a sedurre qualche adolescente-ultimo-dei-mohicani che ancora non conosce le delizie seduttive di internet (ma quando mai?). Don Mancini la tira in lungo (per circa 40 minuti, non so se mi spiego) con i parenti di Nica, concludendo il prologo infinito con la sequenza della cena che è quanto di più insipido e incolore abbia mai visto in un film cosiddetto "perturbante". Come insipidi e incolori sono tutti gli attori del cast, a partire dal sacerdote, personaggio plastificato e superfluo quant'altri mai. Passi pure il sacerdote, che morrà rapidamente decapitato com'è d'uopo, ma che dire della protagonista, Nica? Una Fiona Dourif in carrozzina che forse avrebbe bisogno di tornare a studiare un pochetto recitazione in una scuola a sua scelta, considerata una performance che produce un effetto molto più intenso di un sonnifero, e dovrebbe quindi essere suggerita come sponsor di qualche casa farmaceutica, oppure indicata come presidio medico ai medici di base. L'azione soporifera della Dourif si diffonde a tutto il resto del cast, e si muove entro una sceneggiatura che sembra costruita apposta per attori che appunto in costante crisi narcolettica invece di lavorare, almeno cercando di iniettare qualche seppur minima dose di adrenalina nelle vene dello spettatore. La sceneggiatura, giustappunto: una storia ondivaga e improbabile, senza nessuna spina dorsale, tutta orchestrata su espedienti creativi che mio figlio di 8 anni avrebbe saputo immaginarsi molto meglio, vedansi gli esempi ridicolissimi della videoconferenza di Barb e Jill dalle rispettive camere da letto, oppure la sequenza in cui Jan si mette i tappi nelle orecchie per dormire e in questo modo non sente gli urli di sua moglie mentre viene uccisa da Chucky, in soffitta. Neppure il ricorso al gore assume una qualche funzione bene in questo film, nemmeno la sequenza dell'enucleazione di Barb riesce ad essere girata con una qualche tonalità davvero horror, per tacere della sequenza in cui Nica afferra per la lama il coltello di Chucky mentre si trova chiusa nell'ascensore. Deve essere proprio scema se desidera tagliarsi a fette le mani da sola, la povera, sfortunata ragazza. Utilizzo, come vedete, un tono volutamente ironico poichè "La maledizione di Chucky" in fondo fa solo tenerezza per la futilità e vacuità estetica totale con cui è pensato, scritto e girato. Sorprende che un regista come Mancini, ispiratore del primo film sulla bambola assassina, e quindi un mito vivente per molti fan della saga, non abbia sentito fortemente la responsabilità di essere dietro la macchina da presa nel girare nel 2013 un altro episodio di una serie così famosa e importante per il genere. Problemi di budget, di longa manus della produzione? Può darsi benissimo, tuttavia la mia impressione è che si tratti solo di assenza di neuroni, cioè di pensiero. Punto e basta. Due parole, per concludere queste mie considerazioni, sul bambolotto infernale, al cui interno alberga l'animo malvagio del famoso serial killer che risponde al nome di Charles Lee Ray. Personalmente a me non ha mai fatto nessun effetto particolare, anzi l'ho sempre trovato insulso e poco perturbante, a parte il primo film, naturalmente, con la sequenza della sparatoria finale in cui Ray cade nel negozio sulle scatole di bambole (sequenza con un certo suo carattere suggestivo e che tutti ricordiamo). In quest'ultimo film di Mancini il bambolotto è semplicemente grottesco e non muove nessuna angoscia, tanto meno lo possiamo ascrivere ad una qualche area della categoria del "Perturbante". Torniamo a leggerci Freud, piuttosto, quando ci parla dell'inquietante racconto di E.T. Hoffmann, "Il mago sabbiolino". Forse proprio Freud dovrebbe leggere Mancini prima di rimettersi all'opera, altrimenti occorre inventare una nuova categoria o un nuovo genere per i film che ci propone. Categoria limitrofa a quella che contiene i film con Alvaro Vitali, sebbene non precisamente coincidente con essa. "La maledizione di Chucky": da evitare come, appunto, una maledizione. Regia: Don Mancini Soggetto e Scenggiatura: Don Mancini Fotografia: Michael Marshall Montaggio: James Coblentz Musiche: Joseph LoDuca Cast: Brad Dourif, Fiona Dourif, Danielle Bisutti, Maitland McConnell, Chantal Quesnelle, A. Martinez, Brennan Elliott Nazione: USA Produzione: Universal 1440 Entertainment Durata: 97 min.
Possono interessarti anche questi articoli :
-
Tolkien, Furuskog e la d'Ardenne... un'interessante storia della metà degli...
Transactions of the Philological Society 1946Curato da Miss A. Woodward1° ed. 1947David Nutt (A.G. Berry)LondraBrossuraQuesta edizione ha due particolarità,... Leggere il seguito
Da Tolkieniano
COLLEZIONISMO, CULTURA, LIBRI -
Books & Babies [Recensione]: La piccola mercante di sogni di Maxence Fermine
Nel 2013 la casa editrice Bompiani ha pubblicato un libro adatto ai bambini dai 10 anni in su, una favola semplice, uno di quei libri nati per far sognare.... Leggere il seguito
Da Roryone
CULTURA, LIBRI -
ARIANTEO il cinema sotto le stelle di Milano
Il solstizio d’estate è arrivato, le temperature si son fatte calienti e domani 1° luglio prenderà il via la rassegna milanese ARIANTEO. Leggere il seguito
Da Masedomani
CULTURA -
Accidental love
Regia: Stephen Greene (David O. Russell)Origine: USAAnno: 2015Durata: 100'La trama (con parole mie): Alice, giovane cameriera di una cittadina dell'Indiana... Leggere il seguito
Da Misterjamesford
CINEMA, CULTURA -
Tolkien nel rapporto annuale 1931 della Philological Society
Transactions of the Philological Society 1931-32Curato dal Professor G.E.K. Braunholtz1° ed. 1933David Nutt (A.G. Berry)LondraRilegatoSabato 16 maggio 1931, il... Leggere il seguito
Da Tolkieniano
COLLEZIONISMO, CULTURA, LIBRI -
SAVE THE DATE #15: Luglio, col bene che ti voglio
Titolo strampalati a parte, eccoci con un nuovo appuntamento di SAVE THE DATE e la prima carrellata delle uscite di luglio. Come al solito sono libri che mi... Leggere il seguito
Da Anncleire
CULTURA, LIBRI