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La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al vento

Creato il 24 ottobre 2011 da Cannibal Kid

La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoMelancholia
(Danimarca, Svezia, Francia, Germania 2011)Regia: Lars Von TrierCast: Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Alexander Skarsgard, Stellan Skarsgard, John Hurt, Charlotte Rampling, Udo Kier, Brady Corbet, Cameron SpurrGenere: fine del mondoSe ti piace guarda anche: The Tree of Life, Donnie Darko, Festen, La malinconia di Haruhi Suzumiya
C’è una sottile linea (rossa) che congiunge The Tree of Life di Terrence Malick alla Melancholia di Lars Von Trier. Non che siano poi così simili, Melancholia è più dialogato, più narrativo, più fisico. Uno rappresenta la cosmogonia, l'altro la cosmoagonia. Insomma, per certi aspetti sono opposti, vedi anche la reazione all’ultimo Festival di Cannes dove uno ha vinto e l’altro è stato cacciato, ma in un certo qual modo è come se entrambi i registi avessero voluto dare la loro personale risposta alla bruttezza imperante della reality-tv, così come dei video caricati su YouTube in bassa qualità. Entrambi hanno fatto due film esteticamente estasianti, in cui comunque i contenuti sono ben presenti e dicono cose importanti sulla vita, sulla morte, sul mondo. Basta solo saperle vedere, le cose.
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoLa malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoChe Kaiser Von Trier abbia voluto fare la sua opera più visivamente curata lo si capisce fin da una scena d’apertura di raggelante, splendida, pittorica bellezza, che in una manciata di minuti spazza via anni di cinema catastrofico di Roland Emmerich.Il ralenty usato è uno dei pochi punti di contatto con il precedente Antichrist, film molto controverso che ha suscitato reazioni parecchio contrastanti (chi ha parlato di capolavoro, chi di schifezza, io per una volta sto nel mezzo e dico che è stato una delusione ma al suo interno aveva anche elementi interessanti). E anche questo film dividerà. Certo, il pubblico che andrà a vederlo aspettandosi un bel blockbusterone catastrofico rimarrà alquanto sconcertato, un po’ come chi andando a vedere The Tree of Life si immaginava un drammone strappalacrime con i superdivi Pitt & Penn, o chi da Somewhere di Sofia Coppola si attendeva una spassosa celebrazione della vita di una star hollywoodiana, o ancora chi ha fremuto in poltrona aspettando che in Drive di Refn a un certo punto il protagonista Ryan di O.C. (ah perché, non era Ryan di O.C.?) facesse due freni a mano insieme a Vin Diesel.Al punto che negli Stati Uniti (e questa non è una notizia da me inventata, ma una cosa successa davvero) una certa Sarah Deming ha fatto causa alla distribuzione di Drive perché il trailer prometteva secondo lei una pellicola in stile Fast & Furious e invece il film era tutt’altra cosa.Che la signora in questione sia per caso parente di un certo Vasco Rossi, l’uomo dalla denuncia facile?
Alla fine quindi è tutta una questione di aspettative. Io personalmente quando vengo colto di sorpresa da qualcosa che ribalta le mie aspettative il più delle volte sono contento. Se vado a un appuntamento al buio e mi si presenta davanti un uomo anziché una donna magari non è proprio la sorpresa più gradita del mondo, però  in genere mi piace essere sorpreso. E se poi l’uomo è Jared Leto, oh lo si fa andare bene lo stesso.La gente (sì, sto facendo un discorso generalista, lo so che non è giusto ma tant’è: è il mondo a non essere giusto) invece vuole vedere proprio ciò che si aspetta. Sempre. Altrimenti chiede indietro il prezzo del biglietto. O un risarcimento, vedi signora di sopra.E prevedo che un sacco di gente che andrà a vedere Melancholia chiederà indietro il prezzo del biglietto. E un sacco di risarcimenti. Però certo che per chiedere indietro i soldi di un film in cui Kirsten Dunst compare nuda bisogna avere un senso della bellezza alquanto ottenebrato, per non dire inesistente.Ma la gente chiederà il risarcimento.Perché la gente è noiosa.La gente non sa vedere oltre la superficie delle cose.La gente non la sa vedere, la bellezza.E io sto generalizzando.Proprio la stessa cosa che fa la gente.
Qualche anticipazione su quanto vi aspetta se avrete il coraggio e l’incoscienza di addentrarvi in questo ennesimo, spudorato, esagerato viaggio nel mondo della mente malata del genio Von Trier?La pellicola è divisa in due parti, che potrebbero sembrare piuttosto sconnesse e disomogenee tra loro ma in realtà sono speculari e procedono sulla stessa traiettoria, come due pianeti che gravitano vicini, fino a che si scontrano. È inevitabile.
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al vento
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoNella prima, Kirsten Dunst e Alexander Skarsgard si sposano per tentare di guadagnarsi il titolo di coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri, anche per Celentano e consorte. I due sono così belli, bianchi e biondi che insieme potrebbero realizzare il sogno di Lars Von Trier di dare vita alla razza perfetta.Prima che mi arrivi una richiesta di rettifica, specifico: non intendo sostenere che Lars Von Trier sia un nazi. Anche perché tanto ci pensa già lui a definirsi tale.“Capisco Von Trier, credo che abbia fatto delle cose sbagliate, come il non del tutto riuscito Antichrist, ma riesco a vederlo seduto nel suo bunker. Credo di capire l'uomo, non è quello che definirei un “bravo ragazzo”, ma credo di comprenderlo.”Dopo questa dichiarazione verrò considerato “persona non grata” dal mondo dei blogger?
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoNella prima parte, la storia è tutta dedicata alla festa post-nozze della coppia di superfighi, innamorati, innamoratissimi. Sembrerebbe. Lei pubblicitaria geniale e di successo, lui uomo più fortunato del mondo solo per averla sposata. La seconda parte è invece incentrata maggiormente sulla sorella della protagonista, ovvero Charlotte Gainsbourg, che si dimostra la donna più coraggiosa del mondo tornando a lavorare con l’Anticristo Lars dopo essere stata martoriata in Antichrist.Ma tranquilli, perché Kirsten è presente pure in questo seconda orbita del film. Ed è fenomenale, tra l’altro, anche se forse la mia parola non è delle più obiettive. Kirsten Dunst è sempre stata una delle mie attrici culto fin dai tempi di Jumanji e Intervista col vampiro (dove era la vampira condannata a rimanere bambina per sempre), arrivando poi a dare il meglio di sé con Sofia Coppola nella rappresentazione della bellezza eterna ne Il giardino delle vergini suicide e con lo stravolgimento del cinema storico nel super fashion Marie Antoinette, fino ad arrivare alla parentesi “commerciale” ma pur sempre cinematograficamente ottima nei panni della rossa Mary-Jane in Spider-Man.
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoIn Melancholia Kirsten interprete il suo ruolo più estenuante a livello fisico (ma rispetto ad altre donne vontriereriane le è ancora andata bene, vada a chiedere a Nicole Kidman, Bjork o alla collega di set Gainsbourg), con una performance quasi da cigno nero in cui la vediamo sprofondare progressivamente sempre di più negli inferi, della sua anima o di una forza superiore, questa è una domanda interessante. Il suo andamento è infatti lunatico, o meglio melancholico visto che più che dalla Luna o dal ciclo mestruale il suo umore dipende dal pianeta Melancholia. O forse è lei a controllare il comportamento dei pianeti, come nel geniale anime La malinconia di Haruhi Suzumiya? Di certo c’è che il premio di miglior attrice all’ultimo Cannes è stato davvero azzeccato, così come quelli a The Tree of Life di miglior film e a Refn per la miglior regia. Quest’anno mi sento totalmente in linea con le scelte di Robert De Niro e del resto della giuria del Festival. Devo cominciare a preoccuparmi? Il mondo sta davvero per giungere al termine?
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoGrandioso anche tutto il resto del cast, con Lars che si dimostra un fan di 24: ha chiamato il mitico Jack Bauer al secolo Kiefer Sutherland per un ruolo (finto) rassicurante e pure il giovane Brady Corbet, presente nella 5a stagione, mentre per quanto riguarda lo stile cinematografico rimane lontano dai ritmi adrenalinici e dagli split-screen della serie. Ma forse il buon (buon si fa per dire) Lars è anche un fan di True Blood, visto che ha chiamato il vampiro Eric al secolo Alexander Skarsgard (ho sentito le urla delle fan vampirelle fin da qui!), accompagnato da suo padre Stellan, già habituè del regista, visti i suoi precedenti ne Le onde del destino, Dancer in the Dark e Dogville; però il Lars, che le scontatezze proprio non le ama, non gli ha dato lo scontato ruolo di padre dello sposo, bensì quello del capo della sposa. Altrettanto bastarda si può considerare anche la scelta di due grandi attori come John Hurt e Charlotte Rampling nei panni dei genitori della sposa per poi metterli un po’ in disparte, quando invece i loro personaggi avrebbero potuto avere maggiore spazio. Ma il fascino del cinema di Von Trier sta proprio in questo: non ti dà ciò che ti aspetti, ti dà qualcos’altro.
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoSe dai film precedenti Lars Von Trier appariva nelle vesti di sadico misogino, con questo Melancholia emerge un’altra realtà: forse il vero Von Trier non va cercato nei personaggi maschili delle sue pellicole, ma in quelli femminili. Se qui il personaggio indubbiamente più vicino al regista è quello di Kirsten Dunst, pere al vento a parte, chissà che anche nei suoi precedenti la martorazione delle varie Emily Watson, Nicole Kidman e Bjork non fosse in realtà un’autopunizione. Chissà? Chissà? E forse non è nemmeno lui ad essere un nazi. È il mondo ad esserlo.
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al vento
La malinconia di Kirsten Dunst e delle sue pere al ventoMelancholia è una visione folgorante, un film immenso quanto un pianeta che procede solenne la sua inarrestabile rotta insieme al prelude del Tristano e Isotta di Wagner che funge da leitmotiv musicale. Qualcuno (leggi molti) lo troveranno pretenzioso o noioso, a me invece ha tenuto incollato allo schermo dall’inizio alla fine. È infettivo, contagia come una malattia e non se ne va più dalla tua mente nemmeno nei giorni successivi alla visione. Più che un film sulla fine del mondo, un film sulla depressione. Che per Lars Von Trier, qui alle prese con il suo Donnie Darko personale o forse solo con la paranoia da calendario Maya, alla fine sono la stessa cosa.La Terra è corrottanon c’è alcun bisogno di affliggersi per leinessuno ne sentirà la mancanza.
(voto 10/10 e se non siete d’accordo vi spedisco in vacanza premio sul pianeta Melancholia in compagnia di Lars Von Trier)


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