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La mamma dei cretini è incinta anche online

Creato il 10 gennaio 2012 da Fabio1983
C’era un tempo in cui si credeva che la Rete e in particolare i social network avrebbero favorito una deriva talvolta populista, talvolta antidemocratica senza eguali. Non si era compresa, evidentemente, la più facile delle intuizioni e cioè che gli unici artefici di questa possibile fenomenologia non sarebbero potuti che essere i singoli utenti che popolano la Rete (il tanto decantato “popolo del web”, ça va sans dire). Sono questi ultimi, e solo loro, a veicolare i messaggi, non Facebook o Twitter, cosicché le pagine dei giornali si riempiono di dichiarazioni sopra le righe di questo o quell’esponente di partito. Prendiamo gli ultimi due casi in ordine di tempo, entrambi emersi nel fine settimana. Mauro Aicardi, consigliere comunale della Lega Nord di Albenga, su Facebook – avallando la precedente tesi di un utente – ha sostenuto che per gli immigrati “servono i forni”. La frase è stata poi rimossa, ma il danno era ormai fatto. E ancora – il caso forse più eclatante –, l’assessore del Pdl alla mobilità del Comune di Lecce, Giuseppe Ripa, ha sostenuto sempre su Facebook e in riferimento al presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che “in natura esistono solo due tipi di generi umani: l’uomo e la donna. Il resto viene classificato scientificamente come ‘turbe della psiche’ patologia che rientra nelle competenze della scienza sanitaria in generale e della psicanalisi in particolare”. Per poi aggiungere: “Tutto il mio rispetto per il diverso!!! Ma non si può passare un’anormalità per normalità perché di questo andazzo sta morendo la nostra società”. Giorni prima, invece, c’era stata la vicenda di Renato Pallavidini, docente liceale che sul noto social network lanciava proseliti antisemiti. Intendiamoci, sono esempi fini a se stessi. Ma servono per ricordare che non sono i social network a creare i presupposti per una deriva populista o alla bisogna razzista e omofoba. Semmai è l’uso che se ne fa di questi mezzi. E non comprendere quanto sia sottile la linea che separa la vita online da quella offline (ammesso che esista uno spartiacque simile) è sintomatico di una superficialità non richiesta ad alcun rappresentante della res publica. A meno che non si tratti di mera propaganda. Nell’eventualità, se lo riterremo opportuno, sapremmo prendere le distanze in anticipo, evitando determinati personaggi.
(anche su T-Mag)

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