La manifestazione del PDL al Palazzo di Giustizia di Milano: sacrosanta e legittima

Creato il 18 marzo 2013 da Iljester

Il Presidente della Repubblica ha espresso contrarietà – sappiamo – alla manifestazione del PDL al Palazzo di Giustizia di Milano, perché a suo modo di vedere non s’ha da fare che i rappresentanti del potere legislativo possano e/o debbano manifestare contro la giustizia.

Mi chiedo donde è uscita questa regola e norma. E nel chiedermelo e sconfessarla, parto da un principio fondamentale e irrinunciabile nel nostro ordinamento costituzionale: il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, come singoli e sia in associazioni e partiti (v. anche l’art. 49 Cost.). Già questa norma dovrebbe indurci a capire che la manifestazione del PDL è sacrosante e legittima, perché è diretta espressione di un sacro diritto costituzionale, al quale non si può affatto rinunciare.

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Ciò detto, il Capo dello Stato però ha fatto un ragionamento più sottile. Chi manifesta è un parlamentare e dunque è un rappresentante del potere legislativo. Perciò avrebbe dovuto astenersi. Ergo, la manifestazione è stata di una gravità inaudita.

Donde è scritto questo obbligo? E dove sta la gravità? Per carità, non intendo addentrarmi sui rapporti tra politica e giustizia (almeno non in questo post), però è chiaro che siamo all’assurdo: siccome si è parlamentari, vige il divieto di manifestare contro un certo modo di fare giustizia, quando questa giustizia tocca il leader del secondo (e forse oggi nuovamente primo) partito del nostro paese.

Napolitano però ha scordato che i parlamentari non possono essere chiamati a rispondere per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni (art. 68 Cost.); regola che costituisce potenziamento dell’art. 21 Cost., poiché assume il connotato di guarentigia che permette al parlamentare – più che al semplice cittadino – di non essere perseguito per quanto egli afferma nel suo mandato politico, dando allo stesso la più ampia libertà costituzionale nell’esprimere le proprie opinioni, ivi comprese le proteste di piazza.

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Semmai, si potrebbe affermare che la manifestazione dei parlamentari del PDL sono il classico esempio di esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini. Non si possono reprimere questi diritti in nome di un corretto rapporto tra le istituzioni, quando è evidente che questo rapporto non appare equilibrato, e quando è evidente che non si tratta affatto di uno scontro tra il potere legislativo e il potere giudiziario. La manifestazione del PDL non era una manifestazione di una istituzione contro un’altra istituzione. I parlamentari prima di tutto sono cittadini e poi membri di un’organizzazione politica. La loro adesione alla “protesta” non è stata fatta in nome e per conto del Parlamento (peraltro non ancora ufficialmente insediatosi), ma era a titolo personale e come membri di un partito politico che ha il pieno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.

Se mai dovesse passare l’idea che non si può manifestare contro il potere giudiziario, e se mai dovesse passare l’idea che non possono manifestare, contro tale potere, i liberi parlamentari, allora possiamo tranquillamente affermare che la nostra democrazia è veramente morta o è un zombie che cammina.

E poi, perché non sarebbe possibile (né auspicabile) che un parlamentare protesti contro un certo modo di fare giustizia, mentre un magistrato può protestare contro un certo modo di fare le leggi (v. legge sul processo breve, ma anche sulle intercettazioni)? È una domanda alla quale mi piacerebbe che il Presidente della Repubblica rispondesse.


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