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La mano della criminalità organizzata sul settore agroalimentare

Creato il 05 maggio 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

IRPI
La mano delle mafie e della criminalità organizzata sul settore agroalimentare


Dall’introduzione al libro di Mara Monti e Luca Ponzi ‘Cibo criminale’
La mano della criminalità organizzata sul settore agroalimentare“Italian sounding: si definiscono così quei cibi che richiamano l’Italia, ma che in realtà italiani non sono. A livello mondiale il giro d’affari dell’Italian sounding supera i 60 miliardi di euro l’anno (164 milioni al giorno), cifra 2,6 volte superiore rispetto all’attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23,3 miliardi di euro nel 2009). Ciò significa che per ogni scatola di pelati veramente nostrani ce ne sono tre la cui materia prima, pur avendo nomi come Vesuvio o Dolce vita, è stata coltivata all’estero. E così per la pasta, per l’olio, per i formaggi. Sarebbe sufficiente recuperare una quota del 6,5% dell’Italian sounding sul mercato straniero per riportare in pareggio la bilancia commerciale dell’agroalimentare. Pomodori tunisini, prosciutti danesi, passate cinesi, olio spagnolo, funghi rumeni, formaggi dell’Est vengono importati, ripuliti e venduti come tipici. Negli Stati Uniti sono falsi mozzarelle e provoloni (il 97%), i sughi per la pasta, la quasi totalità del Parmigiano-Reggiano grattugiato (96%) senza contare che 1,6 milioni di quintali di latte e cagliate congelate provenienti dall’Europa dell’Est e dalla Germania giungono in oltre cinquanta aziende lattiero-casearie della Puglia.
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