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La manomissione delle Parole - Ribellione

Creato il 25 febbraio 2011 da Mapo
Dopo parecchi mesi passati a leggere romanzi più o meno ben scritti o appassionanti, mi trovo tra le mani, su diretto consiglio dall'alto, La manomissione delle Parole, di Gianrico carofiglio una sorta di saggio sul declino linguistico della società moderna che, oltre a sciupare giorno dopo giorno l'essenza stessa di cui si costituisce, fa altrettanto con quanto di più alto ed esclusivo sia mai riuscito a produrre l'uomo: le parole.Dopo le avventure di librai falsificatori parigini, commissari a spasso per il ticinese e bambini che si chiudono per giorni interi nella cantina di casa, divoro queste pagine che parlano di noi, di me e, in fondo, di qualunque cosa ci circondi. E' a questo richiamo dell'attualità che non ho saputo resistere.

La manomissione delle Parole - Ribellione

Protesters celebrate and shout slogans following their takeover of Benghazi. Even amid the euphoria, rumors abound that Moammar Khadafy will strike back, either through massive aerial or naval bombardments or through a string of stealth attacks from his plainclothes agents. (Suhaib Salem/Reuters)


"Quasi tutte le rivoluzioni che hanno mutata la fisionomia dei popoli sono state fatte per consacrare o per distruggere la diseguaglianza. Scartate le cause secondarie che hanno prodotto le grandi agitazioni, e arriverete quasi sempre alla disuguaglianza" scriveva Alexis de Tocqueville.
La parola ribellione evoca, immediatamente, la violenza fisica, il capovolgimento brutale dell'ordine delle cose. In apparenza, essa sembra rinviare all'opposto della legge, come suggeriscono i dizionari. Ma, forse, in questo caso più che negli altri è utile verificare qual è il suo contrario. I suoi contrari, anzi, più significativi: repressione, obbedienza, rassegnazione. E, io aggiungerei, tirannia.
Rivendicando il diritto all'obiezione di coscienza don Lorenzo Milani, così scriveva ai cappellani militari toscani:
"Diteci esattamente cosa avete insegnato ai soldati? L'obbedienza a ogni costo? E se l'ordine era il bombardamento dei civili, un'azione di rappresaglia su un villaggio inerme, l'esecuzione sommaria dei partigiani, l'uso delle armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l'esecuzione di ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni (scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di evidenti aggressioni, l'ordine di un ufficiale ribelle al popolo sovrano, le repressioni di manifestazioni popolari?"

Il pensiero va, naturalmente, alla Libia, teatro in queste ore di qualcosa che probabilmente definire disumano, è dir poco. Di genocidi, questo nostro atomo opaco del male, ne ha visti parecchi. Ogni volta guardandoli con distacco, in maniera impotente. Cosa ci fa scandalizzare allora di queste tragiche vicende che si stanno consumando alle porte di casa?
1) Innanzitutto che, come ho appena scritto, il tutto succede alle porte di casa nostra, per usare un'espressione cara ai soliti, malcelati, xenofobi leghisti. Ovvero nell'ultima resistenza che, volente o nolente, fa (faceva?) da muro, baluardo, all'immigrazione clandestina che imbarca tra tanti profughi, prigionieri politici, poveracci, anche delinquenti di professione. In altre parole la rivolta che, prima, aveva una forma un po' eterea, lontana, indefinita, così come tutto quello che entra nelle nostre case attraverso radio e televisioni, cessa di essere "chiacchera da salotto" e si fa d'improvviso vicina, presente.
2) Parliamone, della Lega. L'altro ieri, tale Daniele Stival, l'assessore regionale ai flussi migratori (davvero lo pagano per questo?), se ne esce con questa frase, riguardo alla possibilità di contrastare l'immigrazione dei profughi libici: "Ci riescono pure in Grecia, Spagna e Croazia, dovremmo riuscire anche noi usando il mitra". Tripudio di reazioni, i vertici della Lega un po' imbarazzati e toccati su questo nervo scoperto, che si affrettano a dissociarsi da quanto scappato da questo simpatico nazista con il fazzoletto verde che, convinto di migliorare le cose, prima si scusa e subito dopo dice che "quella utilizzata era un'immagine, richiamando anche una frase detta da Borghezio, sulla necessità di essere rigidi". Quasi come citare Aristotele. Se poi si riferisse alle nota prestanza sessuale del partito più imbarazzante della storia d'Italia ("Noi della Lega ce l'abbiamo duro"), resta da vedere.
3) Su una cosa, però, le camicie verdi hanno probabilmente ragione: la necessità che l'Europa unita, insieme, costruisca un piano unitario e ragionevole in termini di politica dell'immigrazione. Lo ha ribadito qualche sera fa Maroni nel salotto di Che tempo che fa. Non si può che essere d'accordo, ma come si ragionava un paio di sere fa davanti ad una birra con un paio di amici, finchè a Bruxelles ci mandiamo in esilio il sopracitato Borghezio (tristemente noto per aver portato maiali sulla terra di una moschea in costruzione e aver "disinfettato" sedili dei treni dove si sedevano gli immigrati), Iva Zanicchi e chiunque abbia fatto sesso orale con il vertice del Pdl, beh, in questo caso, probabilmente, c'è poco da pretendere o recriminare.
4) Ve lo immaginate cosa deve essere, per un popolo, vedere quello che in fondo è il suo capo, presidente, vate, dittatore, tiranno se vogliamo, che ordina a dei mercenari assoldati ah hoc di volare sulle città del suo paese e sparare, sparare, sparare appena vedono un gruppo di persone a spasso per la strada? Giorni fa si parlava di 10.000 morti, poi le stime sono un po' scomparse dai titoli dei giornali. Quando finirà?
5) A preoccupare sono anche le reazioni dall'altra parte della pozzanghera. La Mercegaglia, il giorno del massacro, pensa ai miliardi italiani investiti a Tripoli e molti italiani inquinatori sembrano più preoccupati dall'aumento dei prezzi della benzina. Berlusconi prima non vuole disturbare il dittatore libico con il quale, a giudicare da certe foto datate solo qualche mese fa, ha dimostrato di avere un certo tipo di feeling poi, visto la rilevanza mediatica della questione, ritratta e lo chiama "pazzo", sostenendo che potrebbe essere in grado di lanciare da un momento all'altro dei razzi sull'Italia. Non gli avrà dato una tenda abbastanza grande in occasione del suo viaggio romano?
6) Infine, vi invito a rileggervi l'intervista rispolverata dal corriere in questi giorni di Oriana Fallaci a Gheddafi, datata 1979. Da una parte la follia di un dittatore dall'ego che soffoca un po' tutto (persino se stesso), dall'altra una giornalista vera, in grado di fare domande scomode e provocare i potenti. Ve lo immaginate il Fazio nazionale al suo posto? Se ne sarebbe uscito con il più classico dei "Sono davvero molto felice di presentare questo Libro Verde del colonnello Gheddafi".

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