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La mantide religiosa

Da Ultimafila22

Questo è un racconto che ho scritto lo scorso anno per il contest letterario “Blu su bianco”,  con lo pseudonimo Mordecai (in onore del grande Mordecai Richler, autore de  ”La Versione Di Barney”), organizzato dalla Scuola Holden di Baricco e sponsorizzato dalla Muller. I primi righi, in corsivo, sono l’incipit dato dalla coordinatrice del contest, il resto è opera mia! Buona lettura!

Incipit

La sua camicia è una macchia bianca sul letto. Lei la ignora: infila nel cassetto la biancheria pulita, mette la borsa nuova sul ripiano più alto dell’armadio, apre la finestra e cambia aria alla stanza. Va a sedersi davanti allo specchio. E’ bella, oggi; sembra quasi che il trucco di ieri sera le sia rimasto addosso. Ora può girarsi, raggiungere il letto. Prima sfiora il colletto e accarezza le maniche, poi se la preme sul naso, sulla bocca. Sorride: che stupida.
Va all’armadio e cerca una stampella libera. Si sforza di non guardare il telefono anche se è lì, sul comodino.


di Giacomo Pagone

Lui la guarda fisso, muto, seduto sulla sedia a torso nudo. Come ha detto di chiamarsi? Beh non è importante, non più ormai. Passare la notte in compagnia era la cosa che più la faceva sentire viva, nessuna storia complicata, solo un diversivo per poi, la mattina dopo, restare di nuovo sola, con lo scaldaletto di turno che aveva già perso ogni attrattiva. Del resto lei doveva dar da mangiare al suo gatto, andare a lavoro, vivere la sua vita.

Maggio è un mese magnifico, se non soffri di allergia, e dalla finestra spalancata entra una brezza calda. Lei lo guarda ancora con aria interrogativa, l’alcol ha ormai lavato via il nome e i noiosi dettagli della vita di quel manichino seduto immobile.  Si siede sul letto con un sorriso malizioso dipinto in viso. Lui è impassibile. Alla fine non riesce più a trattenersi e prende in mano il suo telefono, per capire qualcosa in più sul suo conto, più per curiosità che per un reale interesse. Legge prima i messaggi, poi le chiamate, quindi dà un’occhiata alle foto. Hai capito il tipo?! Ha una moglie, due marmocchi ed un’amante da mantenere, però si concede anche il lusso di andare con una sconosciuta incontrata la sera prima. Tutti uguali! Mariti e porci, padri e maniaci, potrebbe scrivere un libro a riguardo, ogni mattina è sempre la stessa storia. Banali!

Barney, il suo gatto, entra nella stanza e sale sul letto. Nemmeno un’occhiata all’uomo. Lei lo accarezza, il micio le blocca la mano con le sue zampe e le mordicchia le dita, è il suo modo di dire buongiorno.

Barney, hai fame? Beh dovrai aspettare un po’ di più oggi, non vedi che abbiamo un ospite? Il gatto fa le fusa e miagola, poi sbadiglia e si stiracchia. Lei sorride poi si alza e si spoglia, e si dirige sofficemente verso il bagno. Una doccia fredda è quello che ci vuole per iniziare la giornata. Entrata nel getto d’acqua inizia a cantare il ritornello di una canzone di cui non ricorda il titolo, quindi scoppia a ridere pensando alla sua amica Linda, con cui, la sera prima, si era imbucata a quella festa aziendale. L’ha chiamata ninfomane. Ha detto che dovrebbe farsi curare, e lei, per tutta risposta e senza avvisarla, un’oretta più tardi, l’aveva lasciata sola, in balia delle noiose avventure del contabile di turno. Quando chiude la doccia un ciuffo castano le scende sul viso, si mette l’accappatoio e si asciuga i capelli, poi torna in camera. Lui è ancora lì, la bocca serrata, non parla, non commenta, non cerca di inventare inutili scuse per evitare di chiamarla. Il silenzio del mattino dopo è ciò che più le piace.

Si siede alla toeletta, nuda, e comincia a truccarsi. La matita disegna un tratto nero che contrasta con l’azzurro dei suoi occhi. Si alza e si veste, un jeans ed una maglietta andranno benissimo per quella giornata.

E adesso veniamo a noi. Lo squadra dalla testa ai piedi. E’ alto e robusto, gli occhi castani e i capelli brizzolati gli conferiscono un’aria da latin lover. Il petto muscoloso darebbe un senso di sicurezza se non fosse rigato da quella scia rossa. Il sangue continua ancora ad uscire dalla gola squarciata. Oh, povero bambolotto, ti sei sporcato di sangue i pantaloni!

Non c’era niente da fare erano tutti uguali anche in questo. Lei li seduceva, li usava per divertirsi, però poi arrivava il momento in cui loro non le servivano più, e allora una lama ben affilata diventava la sua complice. Già dal primo omicidio aveva imparato a non trascurare i dettagli: si imbucava alle feste o agli incontri pieni di gente quando tutti erano più o meno ubriachi. Sceglieva la vittima di turno, si faceva offrire da bere, qualche complimento qua e là e, in poco tempo, si ritrovava nella sua macchina, e sempre la sua, altrimenti il mattino successivo avrebbe dovuto sbarazzarsi anche dell’auto, a guidare verso casa. Nessuno si era mai accorto dell’esecuzione, il sonno alcolico era troppo profondo e la lama troppo rapida e precisa per permettere al malcapitato di svegliarsi.

Infine arrivava il momento più difficile: asciugare il sangue e portare via il cadavere. Ogni volta in una zona diversa, lontano da casa sua. Le prime luci dell’alba attutivano i suoi movimenti. Una discarica, un parco, una strada di campagna, qualunque posto andava bene, purché non ci fosse nessun testimone. Una volta finito il lavoro incontrava Linda al bar, facevano colazione e poi andava a lavorare. Nessun rimorso, nessuna paura di essere scoperta. L’unico vizio che si concedeva, però, era quello di collezionare le loro camice, quasi fossero dei trofei di guerra. Non le lavava, le conservava nell’armadio e le lasciava lì. Quando ne aveva voglia le prendeva e le odorava e il profumo di ognuna di esse le restituiva l’adrenalina provata.

Va in cucina seguita dai famelici miagolii di Barney. Va bene, va bene, adesso ti preparo da mangiare. Rimane qualche secondo a vedere il grigio felino abbuffarsi, poi prende degli asciugamani e torna in camera da letto a tamponare la ferita. Una volta finito il lavoro butta gli asciugamani nel camino, accende il fuoco e li guarda consumarsi nella fiamma, quindi inizia a trascinare il corpo inerte fuori dalla casa. Per fortuna abito in una villetta! Non oso immaginare a come sarebbe stato farsi le scale di un condominio con un cadavere!

Sistemato il peso nel portabagagli, entra in macchina e parte. I fari tagliano la nebbia mattutina, mentre la radio inonda l’abitacolo con della musica rock. Arrivata in un boschetto, nella parte settentrionale della città, spegne la macchina, recupera il cadavere e lo trascina sino ad un albero. Una volta diradatasi la nebbia qualche automobilista lo troverà e avviserà la polizia. Anche stavolta tutto è andato per il meglio.

Tornata a casa, lascia la macchina in garage ed esce per andare da Linda. Di passaggio si ferma ad un’edicola e compra il giornale. Continua a camminare e raggiunge la metro. Sulla banchina, in attesa del treno, inizia a sfogliare il giornale, arrivando alle notizie di cronaca. Bingo! Legge quell’articolo di fretta, poi lo rilegge gustandosi tutti i passaggi.

“La polizia  non è ancora riuscita ad identificare il feroce assassino che si aggira in città, autore, fino ad ora, di sette delitti. La dinamica degli omicidi è sempre la stessa: il corpo viene ritrovato a torso nudo e con la gola squarciata, abbandonato in luoghi che  non sembrano avere alcuna relazione tra loro. Il medico legale ha accertato che tutte le vittime hanno avuto un rapporto sessuale prima di morire. Il caso, ricordando il modus operandi dell’insetto che uccide il proprio partner durante l’accoppiamento, è conosciuto dall’opinione pubblica con il macabro nome de “I delitti della Mantide Religiosa””

La Mantide Religiosa, è così che la chiamano. Arriva il treno, lei rilegge quel buffo nomignolo. Ride e prima di entrare in metro abbandona al caldo venticello di maggio le pagine di quel giornale. Inizia una nuova giornata. 



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