Sento la musica nella mia camera ed un istante dopo sto inseguendo per strada le note come farfalle multicolori. Subito mi si accodano Gretel e Kurt e all’incrocio tutti i ragazzi della via dei calzolai. Quando raggiungiamo la piazza siamo ormai un centinaio. È allora che intravedo mia madre, che si ostina a dirmi qualcosa, e sento mio padre che cerca di trattenermi. Ma devo andare e seguire questa musica e non c’è forza che possa trattenermi.
Usciamo ballando dalla porta e quando le mura di Hamelin sono già lontane scorgo, sulla sommità di una collina, la sagoma affilata come una falce del Pifferaio, vestito di un abito dai mille colori. Mi aveva fatto paura, la prima volta, quando aveva offerto al Borgomastro mio padre di liberare la città dai topi. Avevo riso, dopo, guardando quelle bestiacce seguire incantate la sua musica fuori dalla città, dentro il fiume. C’ero rimasto male, invece, quando mio padre aveva riso in faccia al suonatore, rifiutando di pagargli quello che avevano pattuito.
E ora sono qui con altri cento a marciare a ritmo di danza dietro il suo piffero. La seguiremmo ovunque anche oltre la morte fino agli inferi. Ma che importa? Questa musica è così bella!
Questa storia è stata scritta per il n. 21 di A6 Fanzine, che aveva come tema… la Musica!
È esplicitamente ispirata alla famosa fiaba il Pifferaio di Hamelin, trascritta tra gli altri dai Fratelli Grimm, ma basata su un racconto tradizionale più antico. La cosa inquietante è che quasi certamente fu ispirata a un fatto vero accaduto nella città tedesca di Hameln nel 1284. Non è chiaro cosa avvenne effettivamente in quell’anno, ma la tradizione è abbastanza concorde nel ricordare l’improvvisa partenza di un folto gruppo di bambini, che lasciarono per sempre la città…