La Maschera di Pazuzu

Da Angelo @shinmazinger

Siamo nella Roma del 2028 e l’Italia sembra tutt’altro che uscita dalla Crisi. Silio De Lauro lavora nella sede di Roma della Spire, una multinazionale dell’informatica acquisita dai russi, e che come tante altre attività economiche italiane risente del dissesto economico della nazione e non naviga in buone acque. Il futuro della filiale italiana della Spire dipende dall’ultimo modello di PC all-in-one che l’azienda sta per lanciare sul mercato internazionale ma le dinamiche aziendali sono molto più complesse e lo imparerà a sue spese proprio Silio, ultimo esponente della CGIL, mobbizzato dopo l’ultima ristrutturazione aziendale per aver resistito alla svendita dei diritti dei lavoratori.

Silio è un omone sovrappeso, dedito all’alcol, rozzo e scontroso mollato dalla moglie e odiato dai figli  ma è anche, in un certo senso, un uomo tutto d’un pezzo disposto a “vendere” la figlia per estinguere il mutuo ma non a transigere sui propri principi; persino alcuni suoi atteggiamenti facilmente apostrofabili come razzisti, nel nome del noto buonismo radical chic di una sinistra alla deriva, assumono un significato differente ricontestualizzati in questo romanzo dell’ottimo Vito Introna che dà una magnifica prova di come il fantastico in Italia non sia scomparso, per quanto sempre più relegato a nicchie (non solo di mercato) sempre più piccole.

Io, al solito, non amo troppo le classificazioni troppo dettagliate, Vito Introna definisce questo romanzo weird ed in effetti ritroviamo tematiche tipiche dell’urban fantasy[1], della fantascienza classica e dell’horror infarcite di personaggi strambi e originali: non solo Silio ma anche il suo amico Filippo, le amiche russe e rumene, sua madre con la sua aurea di “baresità“[2], gli zingari, i preti, lo scienziato pazzo per finire allo stesso Pazuzu che, attraverso un’antica maschera in grado di generare visioni oniriche, guiderà per tutto il romanzo le gesta di Silio fra le lotte sindacali, i sicari ingaggiati dal rivale in amore, la mafia russa e la giustizia italiana proteggendolo e contemporaneamente usandolo per i suoi misteriosi scopi.

Fra le parti più interessanti del romanzo, la ricostruzione delle dinamiche aziendali della ditta Spire che ci mostrano quanto l’autore, col suo background di sindacalista CGIL, conosca bene i retroscena delle aziende italiane e quanto una donna avvenente e senza scrupoli possa destabilizzare i processi aziendali anche in una realtà di medie dimensioni.

Per concludere vi invito ad acquistare da qui questo romanzo di Vito Introna che al prezzo di €1,49 vi offre 290 pagine di sarcasmo, divertimento e intrattenimento e che rimane una perla rara nel panorama del fantastico italiano.

[1] anche urban fantasy per me non significa nulla e rientra nei canoni della fantascienza.

[2] Vito Introna, l’autore, ha origini baresi


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