Sabato 19 Febbraio 2011 19:16 Scritto da marzia.o
La sua casa era una delle più antiche della cittadina, non era in centro ma ne anche in campagna, l’aveva costruita il padre del padre di suo padre, e lei c’abitava da sempre, vi era rimasta anche dopo il matrimonio; quel giorno fu il più felice per Rasia, e anche i giorni che seguirono furono magnifici, finché…
Finché suo padre e il marito decisero di far una sorpresa al lei a sua madre, poiché non avevano fatto il viaggio di nozze e si stava anche avvicinando l’anniversario dei suoi genitori, i due uomini decisero di organizzare un viaggio unico, in India.
Rasia si era sempre chiesta perché aveva un nome cosi poco italiano, eppure era nata in Italia, da genitori italianissimi, con origini ben radicate in Italia, finalmente in quella occasione le fu svelato, in gioventù il padre era stato in India per lavoro, c’era rimasto molto allungo e si era innamorato dell’India e della sua cultura, così aveva deciso di chiamare la figlia con quel nome così strano.
Il viaggio era andato bene, e nonostante che fossero passati molti anni tutto sembrava rimasto uguale e suo padre era una guida eccezionale; tutto andò per il meglio fine alla fine della vacanza, finché non raggiunsero un villaggio di pescatori, all’inizio li accolsero benevolmente, ma poi una notte qualcuno si intromise nella loro capanna e in quella dei suoi genitori, ci furono delle grida dei lampi nella notte un dolore che lacerava la schiena, poi il buio più assoluto, si risveglio in un letto d’ospedale circondata da facce che sorridevano, e che la rassicuravano, ma quando domandava del marito e dei genitori tutti cambiavano discorso, a Rasia non ci volle poi molto a comprendere cosa era accaduto e smise di chiedere.
Era tornata a casa proprio nel periodo del carnevale, tutti parenti amici, erano pronti ad aiutarla a dimenticare e a farla sorridere, ma lei non aveva nessuna voglia di divertirsi e di sorridere così presto la lasciarono sola, o per meglio dire, solo qualcuno la invitava e riusciva a trascinarla a qualche festa o a una cena. Rasia all’inizio provava a rifiutare e quando le riusciva se ne andava quasi subito, ma col tempo comprese che in quel modo sarebbe rimasta veramente sola, così cominciò ad assumere un atteggiamento diverso, sorrideva scherzava, e tutti pensarono che si stava riprendendo dalla sua disgrazia, nessuno ma proprio nessuno si era accorto che quel sorriso che quelle battute erano falsi, ogni giorno Rasia metteva su quella maschera di ragazza serena, nascondendo ciò che realmente aveva nell’anima.
Era passato un anno e il carnevale ora le passava davanti con le sue maschere colorate e costumi stravaganti, sarebbe durato il tempo di una settimana o giù di li, e le maschere sarebbero scomparse, mentre lei avrebbe portato una maschera ogni giorno
non sapendo per quanto ancora l’avrebbe portata.