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La maternità ai tempi della crisi

Creato il 27 dicembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

La crisi è, la crisi non è: mai più di questi tempi avremo dovuto assistere a discussioni, confronti, vere e proprie speculazioni della e sulla crisi, diventata un fenomeno ormai quasi mistico, carico di influssi malevoli, accezioni catastrofiche e significati profetici. Tutti, o quasi, ne subiscono l’eco, e da lì a lamentarla il passo è breve. Non serve neanche una laurea in economia.

A subirne maggiormente gli influssi è chiaro che siano i cosiddetti giovani. Ma fino a che punto le nostre intenzioni sono realmente frenate e i nostri desideri compromessi? Il nostro comportamento nella società potrà mai più essere genuino o saremo per sempre deviati dalle pacchiane, anti-poetiche, banali esigenze economiche? Per cercare di comprenderlo ho provato a sentire il parere di Fabiola, una studentessa di lingue che ha scelto di intraprendere la carriera più discussa e sfavorita per una ragazza così giovane: la maternità.

Crescerai un figlio da sola. La tua è una decisione decisamente impopolare, per questi ultimi tempi. Qual è stata la prima reazione quando hai scoperto di essere incinta?

Non me l’aspettavo. Non mi sono mai messa in situazioni di totale rischio. Ho passato un brutto periodo carico di dubbi esistenziali e domande senza risposta, poi ho preso la mia decisione.

Adesso sei alla ventiquattresima settimana, periodo in cui – dicono i medici – la donna inizia a instaurare un rapporto vero con il bambino. Come ti senti? Cosa vorresti comunicargli?

Sì, lo sento, si rende partecipe della mia vita. A volte mi provoca del male fisico non indifferente ma questo rende ancora più reale la sua presenza. Vorrei comunicargli tante cose, ma per adesso devo aspettare.

Adesso, se non hai niente in contrario, vorrei farti un paio di domande che riguardano l’aspetto più infelice della maternità: il mantenimento futuro di tuo figlio. Come vorresti educarlo?

Prima di tutto ci tengo a insegnargli un’educazione a modo, sempre basata sul rispetto del prossimo, di qualsiasi etnia o religione. Lo educherò alla legalità, alla bontà e al valore dei soldi come condizione necessaria per una vita dignitosa, non un semplice vizio per ottenere beni di lusso. Appena sarà grande abbastanza, se le cose non cambiano, dovrà imparare a capire che farò sacrifici per lui e di conseguenza non sarà pensabile sperperare i soldi in vizi inutili. Nonostante questo mi impegnerò perchè possa avere una vita il più possibile felice.

Faresti mai lavori in nero o illeciti per poter mantenere tuo figlio?

La situazione attuale della società rende difficilissimo, quasi impossibile trovare un lavoro che sia totalmente in regola. Io credo nei valori della legalità ma ora che mi trovo in una situazione simile penso solo che la priorità debba andare al mio bambino. Preferirei un lavoro in regola ma non posso neanche fare l’elemosina! Ho paura che, in futuro, se mi capiterà un’occasione simile sarò costretta ad accettarla. Meglio evitare il peggio, se si può.

Esistono dei sussidi economici per chi si trova nella tua condizione?

In teoria sì, esisterebbero. Il problema è che è tutto molto poco e mal spiegato, le informazioni in proposito sono totalmente dispersive. L’aiuto economico dovrebbe essere maggiore per le ragazze-madri, ma per ora non sono ancora riuscita a ottenere nulla.

Un’ultima domanda: la tua situazione viene, talvolta, chiamata in un modo che personalmente trovo molto spiacevole, ovvero famiglia non tradizionale. Cosa pensi in proposito?

La famiglia tradizionale non esiste. Non so a cosa queste persone si riferiscano, perché da quanto mi ricordi neanche Gesù aveva una famiglia tradizionale, ovvero composta da madre naturale, padre naturale e figlio concepito solo e soltanto dopo il matrimonio. Mi sembra una follia. La mia è, certo, una scelta importante, ma è questo il punto: si tratta di una scelta, e da scelta deve essere presa con consapevolezza. Un figlio si dovrebbe tenere solo se sicuri di poterlo crescere. Bisogna prendere la decisione giusta ed essere sicuri che i diritti essenziali di ogni bambino vengano rispettati al 100%.

Fabiola ha ventun anni e ad aprile partorirà Edoardo. La questione è sempre la stessa: crisi o non crisi, la maternità è sempre stata soggetto di pressioni costanti da entrambi i lati. L’aborto, non ci sarebbe neanche da ricordarlo, è ancora oggi molto discusso, nonostante sia diventato parte della legislazione da trentacinque anni. Vista con sospetto, però, è anche la scelta di portare a termine la gravidanza in un’età così giovane. A questo punto andrebbero messi da parte statistiche e sondaggi per un’analisi tanto scontata quanto trascurata, che Fabiola ha ribadito ancora una volta prima di andarsene: non credo importi quanti e quali genitori abbia, l’importante è l’affetto che mio figlio riceverà.


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