La maturità e Valerio Scanu. Bossi e la nazionale. I “no” (pochi) di Pomigliano. È l’Italia che va

Creato il 23 giugno 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Quando ieri, parlando delle tracce dei temi d’italiano, abbiamo citato Marco Carta accennando a quella relativa alla musica, qualcuno ci ha dato del “superficiale” affermando che “gli esperti del Ministero” avevano pensato a personaggi di ben altra levatura, a partire da Aristotele, e che la nostra era stata una interpretazione “malevola”. È vero, dobbiamo ammetterlo. L’unico nostro errore è stato quello di aver sbagliato l’edizione del Festival di Sanremo. “Quelli del Ministero” non avevano pensato a Marco Carta ma a Valerio Scanu che il Festival lo ha vinto quest’anno. La Stampa di Torino, fra un osanna e l’altro al risultato del referendum di Pomigliano d’Arco pro-Fiat (l’editore di riferimento), dedica infatti al giovanotto sardo, quello “dell’amore dovunque, dal lago al picco della montagna”, addirittura un’apertura in prima pagina con tanto di “Valerio Scanu in esclusiva per La Stampa” che ci ha confermato quanto detto ieri su questa “maturità 2010”. Ma il maturando, furbo di quattro cotte, dopo aver confessato di aver svolto il tema relativo alla musica (“l’amore della mia vita”) ha riportato le frasi di altri coetanei che hanno trattato lo stesso argomento parlando di lui, di Valerio Scanu “dei mari e dei laghi”, altro che Aristotele, autopromuovendosi sfacciatamente. A breve La Stampa riporterà anche le dichiarazioni degli studenti che hanno preso ad esempio Marco Mengoni e perché no, Emanuele Filiberto e Pupo. Da una indignazione a un’altra. Umberto Bossi, a proposito del tema sui “grandi leader della storia”, dopo essersi accorto del mancato inserimento nella lista predisposta dagli esaminatori ministeriali, ha pensato di assurgere agli onori della cronaca bombardando nientemeno che la nostra Nazionale di Calcio, l’unico altro soggetto al femminile che gli italiani non considerano una puttana dopo la mamma, la moglie e la sorella (sulla nonna la discussione è aperta). “L’Italia si comprerà la partita con la Slovacchia”, ha detto senza giri di parole scatenando la reazione indignata della Figc. Dopo che il Trota aveva dichiarato che non avrebbe mai tifato per l’Italia, la famiglia Bossi ha pensato di alzare il tono dell’antiitalianità con un’altra uscita provocatoria. Le persone sospette sono state accontentate: Trota è figlio legittimo di Umberto, altro che parroco, altro che postino. Ma fra tante amenità di un paese ormai perso fra le brache di Silvio, c’è una notizia molto seria che merita un minimo di approfondimento dopo essere stata ampiamente trattata nei giorni precedenti. A Pomigliano d’Arco, com’era facilmente prevedibile, hanno vinto i “si”. Sergio Marchionne, detto anche il “normalizzatore”, non ha ottenuto però il plebiscito che si sarebbe aspettato dopo una proposta a suo dire “irrifiutabile per bontà”. Il 36 per cento dei lavoratori ha risposto “no”, dimostrando di aver capito tutto del ricatto che si nascondeva dietro un diktat fatto passare per una consultazione popolare. Qualora il mondo del lavoro ne avesse avuto bisogno, il risultato del referendum di Pomigliano ha sancito definitivamente quella rottura dei rapporti sindacali sulla quale Berlusconi, il suo governo, i suoi amici industriali (e la P2) hanno puntato da sempre. Un mondo del lavoro diviso è il terreno migliore per imporre la “contrattazione separata” che darà il calcio definitivo a quella “nazionale”. Con in mano il potere ricattatorio del “posto di lavoro”, i padroni torneranno ad essere tali cancellando più di un secolo di lotte operaie. È un giorno tristissimo per l’Italia, per la democrazia e per gli stessi rapporti sociali, Complimenti a Bonanni, ad Angeletti e al mister “tentenna” Epifani. Trenta denari non hanno mai risolto alcun problema e, soprattutto, non hanno mai arricchito nessuno.


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