18 dicembre 2012 Lascia un commento
Di quel periodo in effetti, il film e’ un piccolo riassunto, pieno come un uovo di idiosincrasie, nonsense, persino qualche velleita’ di troppo, un "famolo strano" su celluloide perche’ serviva essere nazionalpopolari e nel contempo abbastanza astrusi da apparire intellettuali.
La vicenda per essere astrusa lo e’ davvero, un’accozzaglia confusa a base di fico, inteso come albero, una santa che fa miracoli, un barone storpiato, dice lui dalla pianta, prostitute, magnaccia, preti e cugine.
Sulla storia soprassediamo, molto piu’ curiosi i protagonisti, cominciando con Ugo Tognazzi prestato ad un ruolo non cosi’ banale nel passaggio da "gambina maledetta", cattivo, crudele persino a illuminato della santa.
In un ruolo molto piu’ impegnato, ritroveremo Tognazzi assieme ad Avati in "Ultimo minuto", film fenomenale mai troppo ricordato.
Curioso anche Paolo Villaggio, un soffio prima dei Fantozzi ed ancora in stato semi confusionale tra ruoli alternativi consoni al suo essere caratterista, quale in effetti era ed e’ sempre stato.
Oltre al solito Cavina, amico, collaboratore e a quel tempo co-sceneggiatore, chi salta fuori se non a sorpresa ma non troppo, un Lucio Dalla anche lui pre-grande successo, nel pieno dei suoi anni e della celebre peluria, fonte di lazzi e barzellette, grande amico di Cavina e Avati, in un piccolo ruolo che sa di scampagnata con gli amici.
Casomai e’ spiazzante il finale dove, dopo tanti minuti di commedia non becera ma leggera, si passa dalle risate alla tristezza, quasi una parabola che disperde quanto di divertente c’e’ stato sino a quel momento.
Curioso, al limite si fa guardare e ancora una volta trova il suo senso nell’amore di completezza di una filmografia.