Magazine

La meditazione, una pratica considerata “poco pratica” – il giudizio

Creato il 08 gennaio 2012 da Teatromoderno

La meditazione, una pratica considerata “poco pratica” – il giudizio
Questo titolo dueaspetti diversi. Il primo si rifà a chi non conosce la meditazione e puòpensare che sia una specie di astrazione o di ascetismo che poco ha a che farecoi problemi quotidiani e quindi “poco pratica”.
Il secondo è perchi la conosce e ne apprezza i benefici ma non riesce a portarla nel suoquotidiano, perché “poco pratica” rispetto ai vari impegni.
Sul primo puntola osservo subito che la meditazioneviene chiamata “pratica” e chi la fa viene chiamato “praticante”.
Credo che chipensa che la meditazione non abbia una sua funzione pratica, sia legata un po’al fatto che essa viene spessa associata a certe religioni orientali e aaspetti esoterici, e un po’ e soprattutto al fatto che pur essendo una pratica,il suo fine non esiste…
mi spiego meglio:qui in occidente siamo abituati a fare qualsiasi cosa per un fine. La meditazione per sua natura è priva di unfine (tecniche di rilassamento sono diverse dalla meditazione) e ciò puravendo una moltitudine di effetti che produce a chi la pratica, specie a chi lafa con una certa costanza nel tempo. “macome? Sta lì per niente?” già!
Non solo ma ognimeditatore, e ti sfido a trovarne uno che non se lo sia mai chiesto una solavolta, si scopre a dire a se stesso in piena meditazione: “ma che ci sto a farequi? Sto perdendo il mio tempo, mentresono pieno di cose da fare!”. Benissimo, questi dubbi fanno parte del “gioco”hai sempre la possibilità di osservarti mentre ti dici queste cose. E mentre ti osservi a pensare: staimeditando!!
E adesso, inapparenza, mi contraddico da solo, affermando che forse un fine la meditazionec’è l’ha ed è raggiungere livelli sempre più raffinati di consapevolezza.
E alla base della consapevolezza c’èl’osservazione. E perché ci sia osservazione deve esserci assenza di giudizio (su questo aspettomi soffermerò più tardi). Perché ci sia assenza di giudizio ci deve essere“accettazione incondizionata” o “equanimità” (il primo è un modo di dire inpsicologia il secondo in alcuni ambiti spirituali).
Insomma osservareè osservare. Diceva Anthony De Mello famoso psicologo prete Gesuita nato nellaspiritualissima India: “Quando dite aqualcuno: “Quello è un comunista” in quel momento la comprensione si è fermata.Gli aveteappiccicato addosso un’etichetta. “Quella è una capitalista”. In quel momentosi è fermata la vostra comprensione. Le avete appiccicato addosso un’etichetta,e se a quell’etichetta sono attribuiti dei sottintesi di approvazione odisapprovazione, tanto peggio! Come potrete mai capire quel che disapprovate, oanche quel che approvate?
Le parole che vi sto dicendo vi sembrano arrivare da un altro mondo, vero?
Nessun giudizio, nessun commento, nessun atteggiamento: semplicemente, siosserva, si studia, si guarda, senza il desiderio di cambiare ciò che è. Perchése si desidera cambiare ciò che è in ciò che dovrebbe essere, si cessa dicomprendere.
Un istruttore di cani cerca di capire l’animale in modo di insegnargli aeseguire determinate azioni. Uno scienziato osserva il comportamento delleformiche senza avere in mente altro scopo che lo studio delle formiche, perimparare il più possibile riguardo esse. Non ha altro fine. Non sta tentando diinsegnare loro qualcosa o di ricevere qualcos’altro in cambio. E’ interessatoalle formiche, e vuole imparare il più possibile su di loro. Questo è il suopresupposto.
Il giorno in cui riuscirete ad assumere un atteggiamento simile, assisterete aun miracolo. Cambierete – senza sforzo, correttamente. Il cambiamento siverificherà, non dovrete andarlo a cercare. Mentre la vita della consapevolezzaprende il posto delle tenebre, tutto il male scomparirà. Tutto ciò che c’è dibuono verrà nutrito, alimentato. E’ un’esperienza che dovete fare voi stessi.
Ma tutto ciò richiede una mente disciplinata. E quando parlo di disciplina, nonparlo di sforzo. Parlo di qualcosa di diverso. Avete mai osservato attentamenteun atleta? Lo sport è tutta la sua vita, ma che vita disciplinata conduce! Eosservate un fiume che scorre verso il mare. Crea da solo le rive che locontengono. Quando dentro di voi c’è qualcosa che si muove nella direzionegiusta, crea la sua disciplina.
Il momento in cui si viene svegliati da quella puntura di insetto che è laconsapevolezza, è un momento splendido. E’ l’esperienza più splendida delmondo, la più importante, la più eccezionale. Non c’è niente, al mondo, di piùimportante del risveglio. Niente! E, naturalmente, anche questa è disciplina, amodo suo.
Non c’è niente di più splendido del fatto di essere consapevoli. Preferirestevivere nelle tenebre? Preferireste agire senza essere delle vostre azioni,parlare senza essere consapevoli delle vostre parole? Preferireste ascoltare lagente senza essere consapevoli di quel che sentite, o vedere le cose senzaessere consapevoli di quel che vedete?
Il grande Socrate disse: “Una vita inconsapevole non è degna di esserevissuta”. E’ una verità che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. La maggiorparte della gente non vive una vita consapevole. Vive una vita meccanica, conpensieri meccanici – di solito appartengono a qualcun altro – emozionimeccaniche, azioni meccaniche, reazioni meccaniche. “ 1)
StrumentoPratico: Per prima cosa raccoglitiin osservazione ti consiglio di mettere dritta la schiena e non rigida, se vuoipuoi chiudere gli occhi. Poni per un po' di tempo l’attenzione sul respiro,dopo poco emergeranno sensazioni e pensieri che produrranno anch’essisensazioni. Osserva lesensazioni e limitati a notare se ti piacciono, non ti piacciono o se tilasciano indifferente. Puoi applicarequesto ad ogni cosa del quotidiano. Potrebbe essere utile, ad esempio, quandoassumi un cibo domandarti: che colore ha? Mi piace? Non mi piace? Mi èindifferente? E quindi una volta in bocca: è dolce è amaro? Mi piace? Non mipiace? Mi è indifferente? In questa fase,ed è quella che ci interessa di più, non ha importanza cosa farci con quelloche abbiamo osservato, visto che il nostro scopo è quello di osservare e bastaed in questo caso ciò che osserviamo è il nostro giudizio.
1) l'immagine edIl brano sono stati tratti da: AnthonyDe Mello - "Messaggio per un'aquila che si crede un pollo"

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog