La storia di Juventus e Torino inizia nel 1906. Con un tradimento.
La compagine granata è nata in quell’anno in seguito alla rifondazione del Football Club Torinese per merito di alcuni soci dissidenti juventini. Tra questi c’era anche l’ex presidente bianconero e maggiore finanziatore Alfred Dick (non a caso in inglese la parola “dick” è usato come epiteto sessuale singolare maschile n.d.r.).
Le cronache del primo derby narrano di un gustoso aneddoto: Qualcuno, per “vendetta”, riuscì a chiudere a chiave Dick negli spogliatoi, costringendolo così ad intuire l’andamento del match dai commenti del pubblico presente alla partita. Anni dopo, Luciano Moggi riprese questa giusta usanza negli spogliatoi di Reggio Calabria chiudendo l’arbitro Paparesta, reo di non aver intuito il risultato giusto. A favore della Juve.
Come Dick, anche Moggi sé stato dirigente delle due squadre. Lucianone lavorò per il Toro addirittura in due occasioni: la prima nel 1982, per cinque anni, dove è diventato famoso per aver portato in granata l’argentino Patricio Hernandez, meglio conosciuto con il nomignolo “el papalera” (il bidone n.d.r.).
La seconda volta nel 1991 quando viene inquisito insieme al suo collaboratore Luigi Pavarese per illecito sportivo e favoreggiamento della prostituzione per le squillo fornite agli arbitri in occasione delle partite di Coppa UEFA. Il Presidente Borsano venne subito in suo soccorso specificando che era Moggi ad occuparsi personalmente dell’”ospitalità” nei confronti degli arbitri e dei guardalinee. Le prestazioni erano pagate dal Torino attraverso fondi neri. La sentenza è però di proscioglimento anche perché Pavarese, eroicamente, si è assunto tutte le responsabilità.
Ripercorrendo la storia del derby torinese lungo un secolo di calcio troviamo, tra i risultati più curiosi le vittorie del Toro per 8 a 0 (1912), 8 a 6 (1913), 7 a 2 (1914) e la vittoria della Juve per 6 a 0 (1952, tre anni dopo la tragedia di Superga).
Famoso anche quel derby del 1983, quando il Torino, perdendo 2 a 0 nel primo tempo, riuscì a segnare 3 gol in neanche 4 minuti, vincendo la partita. Oppure l’incontro del 2001, sempre con una grande rimonta dei granata che hanno saputo ribaltare il 3 a 0 in 3 a 3, con il famoso rigore concesso allo scadere dei tempi regolamentari, sprecato dallo juventino Salas, che non si accorse della “buca” preparata con un solco sul dischetto da Maspero.
Da parte bianconera, ugualmente famosa fu la partita di ritorno di quella stessa stagione 2001-2002, terminata 2-2, in cui lo juventino Maresca festeggiò il suo gol del definitivo pareggio mimando a mo’ di scherno le corna del Toro, simbolo del Torino ed esultanza tipica del capitano granata Ferrante.
Infine, ultimi “smacchi” in ordine di tempo, il 4-0 della Juve sul Toro, nel 2002, con reti di Del Piero, Di Vaio, Nedved, Davids; il recente 3-0 bianconero sui granata neopromossi (2012), dopo tre anni di Serie B.
Oggi le differenze permangono, anche se meno accese di un tempo, probabilmente a causa della minore competitività granata, più volte in Serie B a partire dalla fine degli anni novanta. Non si è disputato in campionato tredici volte, per le dodici stagioni del Torino in B e l’unica della Juventus, dopo Calciopoli.
Anche sugli spalti i tifosi non si sono fatti mancare nulla, dando sfogo al loro vergognoso senso del macabro. Non vogliamo appositamente riportare il contenuto di due vergognosi striscioni con gravi riferimenti alla tragedia di Superga ed al gesto di Pessotto. Questa citazione è fatta per stigmatizzare il comportamento di gente che crede di essere un tifoso eccellente, quando è facilmente connotabile come “quaquaraquà” (“Il giorno della civetta” n.d.r.).
I due allenatori hanno preparato la partita con molta attenzione. Ventura scegliendo i vini, Conte gufando inutilmente contro il Napoli. Con la vittoria, non pronosticata, sul Pescara, la Juventus dovrà rimandare la conferma matematica dello scudetto. Marotta, da buon siciliano ha telefonato al corregionale Zichichi, per avere conto del calcolo delle probabilità di vittoria.
L’acuto DS non aveva fatto i conti con la cultura cosmica dello scienziato e rapido come lepre è riuscito a metter giù il telefono non evitando tuttavia di sorbirsi la prima parte della teoria ipotizzata: “La paragenetica è l’obliterazione dell’io totale che s’inquadra e si conforma nell’archetipo dell’antropomorfismo che si incanala …”
La Juve scende in campo con il collaudato 3-5-1-1 con l’inserimento di Pogba e lo spostamento di Marchisio a fianco di Vucinic. Matri, Quagliarella e Giovinco sono disperati: Dopo la nomina della Lorenzin e della Di Girolamo, pensavamo di far parte anche noi del nuovo governo.
Ventura, che conosce la forza della Juventus, si presenta con una squadra difensiva. Infatti schiera 4 attaccanti: Bianchi, Meggiorini, Cerci e Santana. “Volevo mettere anche Barreto, per essere ancora più cauto”, chiosa il tecnico.
La partita inizia sotto un discreto acquazzone e le due squadre partono in surplas. Ci pensa Licchestain a renderla un po’ più viva sbagliando un paio di passaggi sotto gli occhi di Conte. Il mister reagisce pacatamente chiamando sua figlia ai bordi del campo e chiedendo di far vedere come si calcia correttamente.
Così come è rimasto calmo all’ennesimo gol sbagliato al 11’ da Vucinic solo davanti a Gillet. Solo la doppia azione ristrettiva effettuata in contemporanea da Alessio e Carrera hanno permesso il rientro nelle già scarse capacità cognitive e mentali del tecnico salentino. Al 18’ su un’azione corale, Vucinic non riesce mettere in rete da pochi metri. Cesare Ragazzi viene preavvisato per un eventuale ripristino di qualche zolla di capelli del mister.
La Juve comunque attacca sistematicamente, mentre il Torino si affida al contropiede con Cerci e Santana che al 43’ con un tiro da fuori impegna Buffon in un’alzata sopra la traversa. La Juve risponde subito con Licchestain che si fa ammonire stupidamente. Primo tempo: 0-0.
Il secondo tempo inizia con la Juve all’attacco e dopo 20 secondi guadagna un corner e dopo un minuto, Vucinic sfiora il palo destro con deviazione di un difensore granata.
La partita non decolla ed al 29’ la Juve cambia due giocatori contemporaneamente: fuori Vucinic e Licchestain: Dentro Quaglia e Caceres, al rientro dopo l’incidente d’auto. In questa occasione ha voluto ringraziare pubblicamente la famiglia Agnelli per non avergli regalato una Fiat. A Quagliarella è spuntata una lacrima: “Non pensavo di essere nominato”, si è giustificato.
Al 35’ il Torino sfiora il gol con il nuovo entrato Gionatas che non riesce a mettere dentro da un metro un traversone dalla destra, anche per furba trattenuta di Bonucci.
Risponde immediatamente la Juve con Pogba che non riesce a mettere dentro un cross stranamente indovinato di Asamoah. Bonucci giura che lui non c’entra, in questo caso.
Un minuto dopo la Juve passa con una azione dalla destra iniziata da Caceres, prolungata da Marchisio e conclusa con una saraccata di Vidal da 25 metri che infila l’incolpevole Gillet a fil di palo.
I tifosi del Torino la prendano bene ed abbandonano lo stadio in massa, mentre Glik si fa riammonire e cacciare fuori.
Nel recupero Marchisio raddoppia sotto porta nonostante l’ingresso in campo di Peluso. Risultato finale: 0-2 e Juventus ad un punto dallo scudetto. Il Torino, in piena zona salvezza, dovrà ricorrere al suo cuore toro. Se basterà.
Migliore in campo: Dick.