La mela e l’anemone

Creato il 20 maggio 2010 da Silvanascricci @silvanascricci

Alla penultima puntata di Ballarò, ascoltiamo un’ eloquente e affascinante costruttrice italiana alla testa di una delle più importanti aziende europee del settore la Todini Costruzioni Generali rifugiarsi nel corner del solito, tristissimo ritornello delle “mele marce” di fronte al nome di Anemone, il costruttore e agente immobiliare prediletto da ministri, commissari, governi e acquirenti di immobili, che la signora dice di non avere mai neppur sentito nominare.

Naturalmente non abbiamo ragione di dubitare della sincerità dell’ex eurodeputata di Forza Italia, ma a rifletterci sopra, questo sarebbe ancora più preoccupante.

Se un’imprenditrice alla guida di una delle più importanti società di costruzioni generali, con sede a Roma, non a Zanzibar, non ha mai neppure sentito nominare un concorrente che si imbertava sotto il naso degli altri senza ombra di aste e di bandi progetti per centinaia di milioni di Euro, un signore che aveva nella propria lista di clienti 400 pezzi da novanta ministri compresi, significa che sotto la superficie del mare di soldi (nostri) incrociano squali invisibili e famelici, senza che gli altri ingenui pesci neppure se ne accorgano. Un dubbio, un piccolo dubbio, su a chi andassero queste polpose commesse pubbliche, nel giro di costruttori non era mai circolato?

Ma davvero nessuno si è mai chiesto, nel corso di anni e anni, chi cacchio fosse questo che si pappava tanti lavori?

Dopotutto le parti lese dagli imbroglioni sono, insieme con noi contribuenti che paghiamo il conto finale, proprio i concorrenti che sono tagliati fuori dagli appalti.

Non sarebbe dunque meglio se costruttori onesti come la Todini montassero un casino d’inferno di fronte a questa concorrenza sleale di farabutti corruttori?

Sarebbe anche la maniera migliore per convincerci che il cesto è realmente colmo di frutta sana e le altre mele non hanno nessun vermetto o veleno da nascondere.

Dovrebbero essere loro prima di tutti a selezionare, denunciare ed espellere questa robaccia, senza aspettare che siano la magistratura e i giornali senza museruola (fino a quando sarà possibile farlo) a togliere le cosiddette “mele marce” dal cesto per loro.

Perchè altrimenti potrebbe venire a qualche cinico malpensante il sospetto che le mele sane aspirino sotto sotto a diventare marce pure loro.



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