...ogni tanto, vedo lustri. In realtà, non più ogni tanto. Più tanto di ogni tanto.
Vedo coccarde imbellettate. Fiocchi e nastri. Stemmi e gagliardetti. Tronfie dichiarazioni che attendono su un palco una platea vuota. E sento scrosci di mani ma non vedo nessuno ad applaudire. Vedo tante cose che hanno la puzza di avariato e quella puzza, ad oggi, la sento fin troppo spesso.
Anche il colore, non è vivo. Sembra. E mi sento sporco. Molto. Più di quanto non mi renda conto di esserlo.
Sento la melma sulla mia pelle e dentro. Mi attraversa. Grida, risa, schiamazzi...parole confuse e lontane. Quelle non le riconosco più. E mi vedo tenere per mano la melma e riderle. E mi vedo indossarla in una giornata d'inverno. E mi vedo salutarla ogni giorno come fosse normale sia lì. E mi vedo spendere serate assieme, prive di vita, della stessa sostanza della melma.
E la melma, se non sei abbastanza bravo da rendertene conto subito, ti si appiccica addosso. E negli anni si stringe a te e si accumula. E negli anni, se non fai nulla per levartela di dosso, la melma, diventa la tua pelle, gli occhi, le mani...e non respiri aria ma melma. E non fai che melma. Perché non ti ricordi cosa facevi prima di essere melma.
E rischi di risvegliarti un giorno e non riconoscerti. Non vederti. Non sentirti. Non saperti te. Rischi di svegliarti un giorno e vederti melma a tua volta. Rischi di smarrire quel qualcosa che sapevi essere tu, che sapevi pulsare della tua forza vitale. Melma. E mi sento sporco. Ad ogni parola. Ad ogni gesto. Un lento respirare che si trascina e non un nitrito rampante.
E la melma ti arriva agli occhi. E se sei anche bravo, riesci a tenerla fuori. Lei però è subdola. Lei, la melma. Ti siede accanto, aspettando. Sa che prima o poi cadrai. Sai che prima o poi una fessura la farà entrare. Presto o tardi in tutti si forma una fessura, uno spiraglio, una pericolosissima breccia. E la melma è lì. E se sei bravo, riesci anche a tenerla fuori ed essere più veloce. La fessura si forma ma la chiudi per tempo. E se bravo non sei, la fessura rimane aperta. E la melma, lenta ma inesorabile entra. Perché lei, essendo non vita, ha tutto il tempo dalla sua. Siamo noi a pagare le nostre colpe con il tempo, essenziale misura del vissuto.
E un giorno, vedi quanto la melma ti pesi. E ne sentirai il peso non appena capirai di esserne stato sommerso. E non vedrai il tuo volto. E non sentirai il tuo profumo. E tutto quello che un tempo eri tu adesso è un eco che ti costringe a girarti da una parte all'altra per tentare di capirne l'origine. E non ha più senso. Perché tutto quello che eri, adesso non sei più.
E c'è una sola cosa che puoi fare, non appena comprendi che la melma ha già avuto la meglio nella tua vita: alzarti in piedi, tirarti su le maniche, prendere uno spazzolone e cominciare, poco alla volta, a rimuovere tutta quella melma.
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