C'è una delazione. Probabilmente provenie da qualcuno che risiede nel villaggio. I tedeschi entrano nel villaggio e danno fuoco al granaio. I dodici sovietici muoiono fra le fiamme, nel gruppo dei partigiani c'è anche un bambino di sette mesi, e sua madre, moglie del capo di quei partigiani.
E' il 27 maggio del 1944. Un pomeriggio soleggiato e stancamente silenzioso, nel villaggio di Mazie Bati. Una pattuglia di soldati sovietici, del primo battaglione partigiano lettone, al comando di Vasilij Kononov, entra nel villaggio. Sono stati paracadutati pochi giorni prima oltre le linee nemiche, in territorio occupato dai tedeschi. Hanno rubato le divise delle SS e con questo travestimento entrano indisturbati nel villaggio.
Sanno cosa cercare. Prendono nove persone, fra cui una donna incinta, scaricano addosso ad ognuna di loro una raffica di mitragliate. Erano accusati di aver tradito i partigiani russi caduti in febbraio.
Nel 1998 Vasilij Kononov, che nel frattempo era diventato un funzionario di polizia sovietico in attività a Riga, viene arrestato e successivamente condannato per crimini di guerra. La Russia si oppone fortemente a questa sentenza, concede la cittadinanza russa a Kononov (in precedenza era un cittadino lèttone), lo difende in ogni aula di tribunale. Fino a portare la questione di fronte alla Corte Europea dei diritti dell'uomo.
La Corte ha emesso l'altro ieri la sua sentenza definitiva. E' stata riconosciuta la lettiggimità del tribunale lèttone di condannarlo per crimini di guerra.
Vari giuristi sostengono che questa sentenza segna una importante innovazione nella giursisprudenza sui crimini di guerra. Anche i vincitori di una guerra possono essere sottoposti a tale giurisdizione nel caso abbiano commesso dei crimini. Anche qualora combattessero contro il nazismo.
Non starò a elencare tutte le vicissitudini di quel processo. I contadini di quel villaggio si sono sempre discolpati, dicono che i tedeschi hanno bruciato il granaio senza sapere che ci fosse qualcuno dentro. E che nessuno fece delazioni alla SS. Ma sarebbe difficile ormai distinguere persino le ombre di questa storia.
Può sembrare una cosa banale, ma in Lettonia quando si parla di memoria storica niente è semplice. E' tutto estremamente complesso e spesso intriso di sangue.
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