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La metafora della spaccata al biliardo

Da Minerva Jones
La metafora della spaccata al biliardoSapete giocare a biliardo, quello americano nello specifico? Chi di voi lo conosce - e chi non lo conosce lo scopre qui ora - il colpo d'apertura, detto 'spaccata', consiste nel colpire con la stecca una biglia di colore bianco (che anche successivamente sarà sempre quella sulla quale mirare in primis per colpire con questa tutte le altre) indirizzandola verso le altre 15 disposte a triangolo in modo tale da muoverle/aprirle portandole verso le buche e dando inizio alla competizione.
Va da sé che questo colpo normalmente è ragionevolmente forte in modo tale da distanziare e magari già orientare verso le buche almeno una parte delle biglie. Così come può accadere che alcune biglie cadano già in buca. Così come, ancora, tra queste ultime possono esservene sia di nostre, sia di altrui - cosa che ovviamente agevolerebbe il nostro avversario.
Quando sono in crisi, in situazioni senza uscita, in cui tutto gira storto, e soffoco, mi dimeno, combatto, ma nulla cambia, l'ultima mia risorsa è sempre questa: attuare una spaccata rispetto a tutto ciò che è in corso in quel momento nella mia esistenza. Ovvero mettermi in posizione, e buttare tutto all'aria - con un colpo talmente forte che non sia possibile tornare indietro. 
Chiudere un lavoro esprimendo tutto ciò che si pensa - se necessario con l'accortezza e l'intelligenza di aver magari trovato altre soluzioni alternative, se per qualsivoglia ragione non ci si potesse concedere un periodo di disoccupazione e ricerca di nuovo impiego dopo la spaccata. Rompere relazioni che ci stanno uccidendo, pur se il senso di colpa dell'onda d'urto che colpisce le altre persone ci/le farà soffrire - tutti si deve imparare a essere responsabili di se stessi, noi come gli altri, quindi proteggere chi amiamo castrando noi stessi è un atto di cura fuorviante perché basato sulla finzione (è questa che vogliamo dare a chi amiamo? io no), e alla fine de-responsabilizzante - se visto su lungo periodo. Liberarci di amicizie o situazioni in generale foriere di sofferenza. Buttare via cose, fare spazio per attendere che la vita ci porti nuove esperienze, persone, parole calde, intense e meravigliose per riempirlo e riempirci.
Perché ciò che sappiamo - ma che a volte dimentichiamo - è che le relazioni umane sono visualizzabili, concepibili e in ultima analisi funzionano come un sistema 'chiuso', e i sistemi chiusi tendono all'omeostasi, alla staticità. Quindi - se al loro interno si verifica un cambiamento violento della situazione e dei rapporti tra le sue componenti - il sistema stesso troverà nuovi modi per far tornare in posizioni statiche le biglie.
Dare un colpo violento significa cambiare la configurazione in equilibrio di cui facciamo parte, ma che ci fa male. Certo, nel dare tale colpo non sappiamo dove andranno le biglie, né che posizione definitiva assumeranno. Alcune andranno a posto da sole - e questa è una cosa che ovviamente ci auguriamo. Alcune, invece, potranno porsi in posizioni negative, ma almeno saranno in una configurazione nuova con la quale confrontarsi. Magari ci sorprenderanno costringendoci a mosse laterali inedite per venire risolte. Magari le soluzioni nuove (e felici) non le avevamo in precedenza neanche ipotizzate perché - per come stavano le cose - non erano neanche pensabili!
Quando proprio non ce la faccio più, io faccio una spaccata e - per me - ha sempre funzionato: a volte il caso trama in nostro favore, sapete? Basta non aver paura, e accettare di affrontare la responsabilità delle possibili e inedite conseguenze. Ma quando si sta male, consapevoli che di vita ce n'è una sola, prima o poi bisognerebbe fare un atto di coraggio e d'incoscienza del genere. O almeno: io ve lo suggerisco ;-) Chissà che non funzioni pure per voi? Per lo meno avrete problemi nuovi, e non quelli coffocanti e irrisolubili con cui cincischiate magari da anni nella continua sofferenza...
[la metafora della spaccata è un suggerimento di quell'altro essere delirante che è mio padre; un autore ad hoc che invece ho scoperto io e che dice, articolandole e approfondendole in modo eccezionale, le stesse cose è PaulWatzlawick: Watzlawick, P., Weakland, J.H., Fisch, R. (1974). Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio. Watzlawick, P. (1983). Istruzioni per rendersi infelici Milano: Feltrinelli]


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